Turner, pittura e luce

Da oggi al Chiostro del Bramante la mostra monografica dedicata al pittore inglese
Turner, pittura e luce

Conosciuto come “il pittore della luce” per la sua propensione a dipingere paesaggi in cui protagonista è proprio la luce, Joseph Mallord William Turner è ritenuto uno tra i più grandi protagonisti della pittura inglese. Da oggi al 26 agosto presso il Chiostro del Bramante si potranno ammirare alcuni tra i suoi lavori più importanti. Si tratta di una collezione unica, composta da 92 opere tra acquerelli, disegni, album e una selezioni di tele dipinte a olio, per la prima volta esposti insieme in Italia. 

La mostra, suddivisa in sei sezioni tematiche, espone molti lavori che l’artista custodiva presso il suo studio personale e che successivamente sono state conservate presso la Tate, un complesso di musei in Gran Bretagna. Per questo la mostra assume un valore ancora più importante e intimo e si dimostra un’occasione per indagare il Turner uomo oltre che artista. Fondamentali per la sua espressione artistica furono i tanti viaggi, anche in Italia, durante i quali comprese l’importanza di dipingere all’aria aperta. Prese così l’abitudine di viaggiare durante i mesi caldi portando sempre con sé i suoi album da disegno per lavorare poi d’inverno nel suo studio completando i disegni realizzati nei mesi precedenti. Durante questi viaggi dipinse i famosi paesaggi ad acquerello e anche scene di naufragi, tempeste, valanghe e incendi, suoi soggetti preferiti. La mostra prevede una sala dove, grazie alla collaborazione di un team di esperti, sarà possibile vivere un’incredibile esperienza sensoriale, immergendosi nei suoni e nei profumi che faranno da sfondo alle opere di Turner. Un bel progetto da parte del Chiostro del Bramante che stimola i visitatori a modificare il modo di rapportarsi alle opere d’arte e incoraggia a vivere l’esperienza artistica attraverso altri sensi, oltre quello della vista. Tra l’altro i dipinti di Turner sono così innovativi, per l’uso dei colori, che i suoi contemporanei arrivarono a dire di lui che “fosse solito di dipingere con gli occhi, con il naso oltre che con le mani”. 


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