Arriva l’onda Jovanotti

La Capitale si prepara all'esplosione live del "ragazzo fortunato". Per dieci giorni sul palco con uno show totale e immersivo
Arriva l’onda Jovanotti
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Lo aveva promesso a inizio tour: «Vi faremo ballare, cantare, godere, emozionare, stancare, ridere, piangere. Suoneremo fino alla fine del mondo». Detto, fatto. Jovanotti non ha deluso le aspettative e nei live tenuti sinora ha mantenuto le promesse. Ma c’era da aspettarselo da uno come lui che, a suo dire, “non stava fermo neppure nel banco di scuola” e che nella vita come nel lavoro ha una voglia matta di mettere in pratica tutto ciò che lo “stuzzica”. E deve essere stata questa sua voglia di sperimentare che ha spinto uno dei guru della musica mondiale, Rick Rubin, ad accettare di produrre il suo quattordicesimo album “Oh, vita!”: «Per me, fan devoto di Rubin, è stata una cosa inspiegabile. Il disco è stata una grandissima avventura che ha avuto un lungo tempo di preparazione. Una delle caratteristiche di Rick è proprio la sua dedizione a raccogliere una performance, i gesti, e chi fa questo mestiere sa che un gesto veloce richiede tanta preparazione. Mi sono affidato completamente a lui, mi ha chiesto di non tradurre i testi ma di spiegargli il tema, perché per lui la cosa essenziale è far comprendere le canzoni attraverso il suono prima delle parole. Al di là di questo credo che esista qualcosa di concreto nel mio disco. Esistono 14 canzoni, altrimenti lui non avrebbe mai accettato di lavorare con me. Canzoni scritte, volute, sognate».

E quelle canzoni hanno fatto sognare migliaia di fan che hanno dapprima permesso a “Oh, vita!” di raggiungere la certificazione “doppio disco di platino” e poi preso letteralmente d’assalto il botteghino per un tour pazzesco nei palazzetti già andato sold out in molte delle date in calendario e che farà tappa nella Capitale per 10 live imperdibili (19, 20, 22, 23, 25, 26, 28 e 29 aprile e poi 1 e 2 maggio): «Il cuore dello show sarà il repertorio, ma rinfrescato. E non mancheranno i brani del nuovo disco. Il problema in questo tour è stato quello di dover eliminare e non aggiungere. Durante le prove mi sono sentito il Rubin della situazione. Lui ripeteva sempre che le cose che hanno meno suonano meglio. E dal vivo questo concetto è stato ancora più interessante. Con la band abbiamo capito subito che c’era qualcosa che non andava. Alcuni pezzi dovevano essere rivisti, quelli vecchi bisognava renderli più scarni, più rock’n’roll, più informali. Ho cercato di asciugare il più possibile. Ne è uscito fuori uno spettacolo totale, immersivo, una goduria a 360° gradi». Una goduria che finalmente potranno provare per 10 giorni anche i fan della Capitale.


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