"Barriere": tra baseball e teatro, Denzel Washington colpisce nel segno

Recitazione da Oscar per l'attore (e regista) e per Viola Davis
"Barriere": tra baseball e teatro, Denzel Washington colpisce nel segno© David Lee
Mattia Rotondi
2 min

ROMA - Barriere (titolo originale Fences) è il nuovo film diretto da Denzel Washington, in uscita nelle sale il 23 febbraio. È l'adattamento su grande schermo dell'opera teatrale di August Wilson. 

La sua origine teatrale è evidente nella struttura del film. La parola è al centro della scena, le azioni spesso non sono mostrate, ma appunto evocate tramite i racconti. Sono i dialoghi il motore che fa andare su di giri o abbassa la temperatura del film. La parola è azione e l'azione sta nelle parole. 

IL PROTAGONISTA E IL BASEBALL - Lo sport ha un ruolo centrale, spesso è usato come metafora della vita oppure serve al protagonista (ex promessa del baseball) per spiegare il suo stato d'animo. Quel capitolo della sua vita è alle spalle e ora è un netturbino, che lotta per superare le barriere razziali che non gli permettono avanzamenti di carriera. Ma le barriere sono anche altre. Sono uno steccato che serve per tenere fuori gli indesiderati, ma anche per non far uscire chi sta dentro. Il centro del racconto si sviluppa attorno al rapporto di Troy con la moglie, i figli (uno proverà in tutti i modi a giocare a football nonostante i divieti del padre, ancora lo sport...) e gli amici. Fino allo sconvolgimento che provoca l'emergere della sua doppia vita. 

DA VEDERE - La regia di Denzel Washington è discreta, al servizio della storia, con qualche licenza poetica soprattutto nel finale. Se si è alla ricerca di ritmi frenetici, questo non è il film giusto. Se invece l'obiettivo è assistere a qualcosa che impegni cervello e cuore allo stesso tempo, cominciate a prenotare il posto. La sceneggiatura è solida e l'interpretazione meravigliosa di Denzel Washington e Viola Davis, che hanno dato vita ai due personaggi anche a teatro, vale il prezzo del biglietto. 


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