Birre e rivelazioni sul palco dell’Off/Off Theatre di Roma

Tony Laudadio e Andrea Renzi, in scena dal 9 al 19 novembre, tra riflessione seria e ironico delirio etilico affrontano tanti tempi delicati
Birre e rivelazioni sul palco dell’Off/Off Theatre di Roma© Marco Ghidelli
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Birra, anzi otto birre, un palcoscenico e due attori. Ecco allora è tutto pronto per Birre e rivelazioni: atto unico in otto birre, lo spettacolo di Teatri Uniti, in scena all’Off/Off Theatre di Roma dal 9 al 19 novembre. La rappresentazione arriva a Roma dopo i successi ottenuti a Milano e Napoli ed è stata scritta da Tony Laudadio che ne è anche interprete insieme a Andrea Renzi. Infatti solo loro gli unici due protagonisti di Birre e rivelazioni che racconta di un incontro in una birreria tra Sergio (Andrea Renzi), il proprietario del locale e Marco (Tony Laudadio), tra l’altro professore del figlio di Sergio. I due iniziano un lungo dialogo che affronta svariati temi delicati quali i rapporti tra uomini, tra padre e figlio, sostanza e immagine, moralità e pregiudizio, amore e sessualità, violenza e prevaricazione. «Nell’arco di otto birre – così spiega Tony Laudadio in una nota - si scoprirà che ciò che si crede di conoscere degli altri, di chiunque ma persino del proprio stesso figlio, è il vero mistero, e quando si tratta dei nostri cari è un mistero doppio perché ci toglie lucidità». Il giovane non compare mai in scena in realtà è lui il vero protagonista: «La sua assenza – continua Laudadio - illumina tutto il testo: il figlio, il giovane, la nuova generazione, con i suoi problemi, i suoi turbamenti, le scelte da compiere e con tutto ciò che a questo consegue nelle reazioni dei padri e, in genere, degli adulti». Insomma un atto unico in otto birre che affronta tanti temi della quotidianità attraverso dialoghi sempre al limite tra riflessione seria e ironico delirio etilico perché, come afferma il regista, «lo spettacolo deve stare sul confine, oltrepassarlo ora da un lato ora dall'altro, ma senza mai discostarsene troppo, e non per il puro gusto della via di mezzo ma soprattutto perché su quel confine si gioca, spesso, tutta la partita delle vite umane e dei loro paradossi».


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