Dieci racconti sull'Europa del calcio e la storia di Tilden, asso del tennis

Da Varsavia a Brighton, dieci racconti sull'Europa del calcio, tra argentini che non passano mai la palla e amori infelici. E poi la storia di Big Bill Tilden, grande protagonista - in campo e fuori - nel tennis degli Anni venti e Trenta
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L’Europa unita dal calcio? Chissà cosa ne pensano gli euroscettici… Nell’attesa, le edizioni InContropiede ci hanno regalato questo divertente libro di racconti, che raccoglie gli interventi di dieci giovani scrittori, alle prese con storie che provengono dalla periferia del calcio, dove il pallone si fonde inevitabilmente e inesorabilmente con la vita, gli amori, le storie dei protagonisti. Dieci cartoline da città straniere, lontane dagli splendori di Parigi o Madrid ma probabilmente per questo anche più interessanti. Brandelli di calcio e di tifo, provenienti magari da Sion e Norimberga, Brighton e Lier (la cittadina belga dove gioca il Lierse) o dagli incroci di squadre dai nomi magici e impronunciabili (che ne dite di Cowdenbeath-Dunfermline?). Una partita giocata a Varsavia nel circuito delle scommesse clandestine, una trasferta a Lione al seguito della Roma impegnata in Champions League, un viaggio tra la storia e i colori dei principali stadi di Istanbul, tra argentini che non passano mai la palla e amori non corrisporti; tutto nel nome di un campionato chiamato Europa.
MEMORIE DELL’EUROPA CALCISTICA, l’Erasmus del pallone; a cura di Federico Mastrolilli, Edizioni Incontropiede, 113 pagine, 12,50 euro.

Ci ricordavamo di Luca Bottazzi talentuoso junior (due quarti di finale raggiunti al Roland Garros dei giovani) poi apprezzato maestro, tra i fondatori dell'associazione R.I.T.A. (Italian Tennis Research Association), dove ha sviluppato nuovi metodi scientifici per l'insegnamento del tennis. Lo abbiamo ritrovato da interessante telecronista di Eurosport, fantasioso e competente. Eccolo ora, insieme con Carlo Rossi, altro cofondatore di R.I.T.A, deliziarci con un libro sul grande Big Bill Tilden. Straordinario campione degli Anni Venti, capace di vincere dieci titoli del Grande Slam (7 agli Usa Open e 3 a Wimbledon) e sette volte la Coppa Davis, poi professionista strapagato e autore di svariati libri sul tennis, Tilden fu un’autentica star dell’età del jazz, stravagante e cocciutamente snob: celebrità mediatica, amico di stelle del Jet set, «era il monarca assoluto del tennis e voleva essere trattato di conseguenza», prima di cadere in disgrazia anche per le sue scelte sessuali mai negate. Morì a 60 anni, solo e ripudiato, con accanto 88 dollari in contanti e i pochi trofei ancora non impegnati. Bottazzi racconta la storia del grande Bill, spaziando a modo suo dalla psicologia allo stile di vita, dal tennis dei grandi a quello dei principianti, offrendo poi una ampia sintesi di alcuni dei suoi libri, sulla tecnica e tattica di questo sport. Dove Tilden dimostra anche una straordinaria capacità visionaria, prevedendo la supremazia dei campi in cemento su quelli di erba e il cambiamento progressivo dello stile dei gioco. Insomma, Tilden fu davvero un personaggio leonardesco - come si arrischiano a dire gli autori - nel segno di un tennis meraviglioso ed eterno. Come dimostrano le foto in copertina, scattate a distanza di quasi un secolo, che ritraggono due dritti di due campionissimi, Tilden e Federer, immagini straordinarie perché straordinariamente simili.
IL CODICE DEL TENNIS, Bill Tilden: arte e scienza del gioco; di Luca Bottazzi e Carlo Rossi, Edizioni GueriniNext, 238 pagine, 20 euro.


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