La idee che hanno cambiato il calcio e il diario di un maratoneta

Dall'Olanda di Michels al Barcellona di Guardiola, gli allenatori che con le loro idee rivoluzionarie hanno saputo rinnovare il calcio, e poi il diario di un corridore dilettante, una marcia di avvicinamento alla Maratona di Roma.
Massimo Grilli
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C’era una volta un portiere più bravo con i piedi che con le mani, che scendeva in campo con una maglia gialla con il numero 8 sulla schiena, senza guanti e con ginocchiere da pallavolista, come un qualunque dilettante della domenica (e dilettante probabilmente si sentiva anche lui, che arrotondava lo stipendio dando una mano in una tabaccheria). Ecco, più che il genio di Cruyff e i gol di Rep, per noi l’emblema del calcio totale olandese è rappresentato da questo atleta, più clown che portiere, che stazionava spesso ai limiti della sua area, tanto la palla la tenevano sempre quelli in maglia arancione. C’è tanta Olanda, in questo bel libro di Tanzilli, dedicato alle piccole grandi rivoluzioni del calcio moderno, alle idee che hanno stravolto gli schemi del pallone. Si parte appunto dai Paesi Bassi degli Anni Sessanta, dalla voglia di ribellione giovanile che fu sublimata nel calcio con le imprese dell’Ajax (e della Nazionale) di Rinus Michels e del Feyenoord di Happel. Scorrono poi in capitoli avvincenti il laboratorio della Dinamo Kiev del grande Lobanovskyi, le idee di Brian Clough con il Derby County e il Nottingham Forest, il calcio totale di Sacchi (sempre tanti assi olandesi in squadra…), la personalità esagerata di Van Gaal, il contributo di Rijkaard alla costruzione del grande Barcellona, portato poi a compimento da Guardiola, bravo anche a regalare novità di rilievo ai rigidi schemi tedeschi del Bayern. Tra la filosofia dei polder e la rivoluzione di Fusignano, una originale e interessante storia del calcio moderno.
LO SPAZIO DELLA LIBERTA’, da Michels a Guardiola il viaggio dell'idea che ha rivoluzionato il calcio; di Fabrizio Tanzilli, Ultra Sport Edizioni, 160 pagine, 16 euro.

«In un mondo che urla e divora tempo e spazio senza fermarsi mai, ci siamo noi corridori, piccoli eremiti della vita quotidiana…». Chissà quanti appassionati si ritroveranno in questo libro, una sorta di diario di avvicinamento al grande appuntamento della Maratona di Roma. Gli allenamenti di mattino presto, la sensazione di libertà, la voglia di mollare, il piacere - sì, anche il piacere - che un certo tipo di dolore può regalare, il responso inesorabile del cronometro. Tutte sensazioni che i corridori “non professionisti” - come il nostro autore, consigliere alla Corte Costituzionale - ben conoscono, come conoscono la banale ma frequentissima domanda che si sentono rivolgere tanto, troppo spesso: «Ma chi te lo fa fare?». Boni è un corridore qualunque, uno di quelli che vediamo scarpinare, sudare e magari ansimare nei parchi come nelle nostre strade, nell’attesa di diventare eroe per un giorno. Corre, si prepara alla maratona e scrive. Scrive di tutto, della sua vita, delle letture preferite - Murakami, naturalmente, ma anche McCarthy - dei suoi ricordi, di Roberto Grigis lo sciatore, della nonna marchigiana. Soprattutto, cerca e scava dentro se stesso cercando di allargare i confini delle proprie possibilità, inseguendo la motivazione autentica del proprio sforzo, che va ben al di là di un allenamento in preparazione di una gara. Una maratona, questa sì, alla ricerca del proprio io più profondo.
SOLO PER UN GIORNO, di Massimiliano Boni; Edizioni 66THA2ND, 176 pagine, 16 euro.


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