La storia della Coppa America e l'autobiografia di John McEnroe

Partite e protagonisti della più vecchia competizione di calcio per Nazioni, la Coppa America; e poi, dalle sfide con Borg e Connors ai campioni moderni, John McEnroe racconta il suo tennis
La storia della Coppa America e l'autobiografia di John McEnroe
Massimo Grilli
4 min

(di Furio Zara) Sempre più di rado chi racconta lo sport riesce ad avere uno sguardo ampio, in grado di raccontare il presente trovandone traccia nel passato per farne il trampolino del futuro. Quando capita di trovare qualcuno che riesce in questa impresa, l’intero movimento dovrebbe felicitarsene. Per questo salutiamo con entusiasmo il nuovo libro di Francesco Gallo, giornalista cosentino che si occupa di storia contemporanea e che - dopo le incursioni nel pugilato e nella storia delle Olimpiadi - ora offre al lettore il più completo e prezioso libro sulla «Copa América», torneo che - visto dalla vecchia Europa - conserva sempre un fascino straordinario. Ecco allora storie mirabolanti di calcio, uomini, campioni, figuranti di una sera, partite epiche ed altre rimosse dalla memoria, suggestioni sempre in circolo tra una «gambeta» e una «rabona», tra missili e rivoluzioni, tra Narcos e muri che cadono anche oltre oceano, tra gloria e furti, tra Ronaldo il Fenomeno e Maturana, altro fenomeno, ma in panchina. In «Copa América» si snoda ovviamente la storia dell’America Latina, il suo isolamento, la sua globalizzazione, le spaccature sociali ed economiche, le contraddizioni e i dissesti finanziari; ma lo fa sempre rincorrendo i rimbalzi di un pallone. Occhio: quest’anno la Copa Amèrica si terrà in Brasile tra giugno e luglio. E’ la quinta volta nella storia che il paese ospita il torneo, l’ultima è datata 1989. La Conmebol ha ufficializzato la lista delle nazionali partecipanti. Sono dodici. Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Paraguay, Perù, Uruguay e Venezuela. Più - è questa la grande novità - due nazionali invitate: Giappone e Qatar.
COPA AMERICA, Un secolo di storia, campioni e fùtbol in America Latina; di Francesco Gallo, edizioni Ultra Sport, 224 pagine, 16,50 euro.

C’è poco da fare. Parlando di John McEnroe si finisce sempre a quella finale, parliamo del Roland Garros del 1984, a quella volèé sbagliata di pochi centimetri che l’avrebbe portato avanti 5-3 al quarto set (era in vantaggio per 2-1), prima di subire la rimonta di Ivan Lendl, suo acerrimo nemico, e la fine del sogno di trionfare sulla terra battuta parigina. Lo stesso John, in questa bella autobiografia - l’ideale seguito di “Non puoi dire sul serio”, del 2012 - ammette di essere ancora tormentato in sogno da quella sconfitta («la peggiore della mia carriera»), e di non essersi davvero mai più ripreso, malgrado nello stesso anno fosse riuscito poi a vincere Wimbledon e Flushing Meadows, e di avere a lungo inseguito l’algido Ivan nel tentativo di cogliere tardive e inutili rivincite. E questo anche nel circuito Senior, a distanza di trent’anni da quella domenica… Non ha vinto quanto avrebbe potuto, il ragazzo del Queens, “solo” 7 titoli del Grande Slam per lui (e 14 campioni hanno fatto meglio). Ma ha lasciato il segno in una stagione straordinaria del tennis moderno (suoi avversari furono Borg, Connors, Vilas, oltre a Lendl, tanto per fare qualche nome) con un gioco tutto classe e attacchi, praticamente irripetibile per i comuni mortali. Tra poco, il 19 febbraio, McEnroe compirà 60 anni, e qui si racconta con ironia e - immaginiamo - sincerità, prendendosi talvolta anche un po’ in giro. Ne viene fuori un racconto intimo, divertente nei suoi giudizi sugli avversari di un tempo (dall’odio, corrisposto, verso Lendl, alla rivalità nel segno del rispetto con Borg e Connors, fino all’amicizia con Gerulaitis e Fleming, suo storico compagno di doppio). E poi l’incontro con Patty, l’amore definitivo della sua vita, il lavoro come commentatore televisivo, l’esperienza come allenatore di Raonic, i suoi commenti non sempre politicamente corretti sul tennis femminile (la Sharapova, per esempio, proprio non la digerisce), con il ricordo di quella richiesta di tanti anni fa - rifiutata dallo stesso John - arrivata da parte di un certo Donald Trump, di organizzare una nuova sfida dei sessi tra McEnroe e Serena Williams. Tra le tante immagini, scegliamo però questa: l’incrocio tra il nostro e Federer subito dopo la finale di Wimbledon del 2008, persa dallo svizzero contro Nadal 9-7 al quinto. Roger con gli occhi umidi, che continua a ripetere, «è dura… è dura, fa male», e John che gli risponde così: «Lo so come ti senti, ma dai, abbracciami». E Federer che comincia a piangere, sulla spalla di McEnroe…
JOHN MCENROE 100%, l’autobiografia di una leggenda; di John McEnroe, Piemme Edizioni, 304 pagine, 19 euro.


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