La Champions dei perdenti e il racconto fotografico della vita di Fausto Coppi

Le finali di Coppa dei Campioni e Champions League dal punto di vista delle squadre sconfitte in finale. E poi uno splendido libro fotografico - con l'intervento di grandi giornalisti - a cento anni dalla nascita di Fausto Coppi
La Champions dei perdenti e il racconto fotografico della vita di Fausto Coppi
Massimo Grilli
5 min

Noi della Roma sappiamo bene cosa vuol dire arrivare in finale della Coppa dei Campioni (in casa propria!) e poi lasciarsela sfuggire, magari ai calci di rigore. E lo ricorda bene anche l’attore Giulio Scarpati nella sua accorata prefazione, lui che si trovò il giorno dopo quella infausta sconfitta a passare al mercato di Campo de’ Fiori: «Nessuno voleva vendere niente… Tutti a commentare quel lutto, e nessuna voglia di elaborarlo». Ecco, questo bel libro di Felice Panico (regista e attore teatrale, appassionato del pallone e delle sue storie) può essere visto come una raccolta di lutti probabilmente mai superati, di ipotesi mai tramutate in certezze, perfetto per riassaporare il gusto della Champions League, che torna tra pochi giorni. E’ una rassegna di finali viste dalla parte di chi le ha perse, di chi soprattutto non è mai riuscito a conquistare il più importante trofeo europeo, ha avuto magari a disposizione una sola occasione e l’ha sprecata. Perdere finali di questo livello può avere conseguenze pesanti, e quindi pensare che l’Atletico Madrid, dopo tre sconfitte in finale (di cui due maturate proprio negli ultimissimi secondi), sia ancora lì a battersi, a provarci, è un miracolo calcistico, ai confini dell’atto di fede. Reims e Valencia ci hanno provato due volte, e chissà se mai avranno una terza possibilità. Questo libro incuriosisce anche perché ci ricorda che a battersi per la Coppa dei Campioni (o Champions League) sono arrivate anche squadre dal pedigree ben lontano da quello delle grandi più celebri, come il Panathinaikos, il Saint Etienne, il Bruges, addirittura il Malmo. O come le nostre Fiorentina (nel 1957) e Sampdoria (nel 1992), oltre naturalmente alla Roma in quella notte amarissima del 30 maggio 1984. Storie di uomini, di trionfi e di sconfitte. Nell’attesa una nuova stagione di partite, di nuove occasioni di gloria.
C’E’ MANCATO POCO, le finaliste perdenti di Coppa dei Campioni, storie agrodolci di uomini e palloni; di Felice Panico, Fefé Editore, 292 pagine, 15 euro.

Uno splendido libro (400 pagine di grande formato) per celebrare al meglio i cento anni che ci separano dalla nascita di Fausto Coppi, immortale campione del ciclismo eroico. A dominare sono soprattutto le immagini, che scandiscono la carriera del grande Fausto grazie al meraviglioso “bianco e nero” di Walter Breveglieri, fotoreporter tra i più famosi del suo tempo, che di Coppi fu anche amico, se è vero che ebbe il permesso di ritrarlo anche nella sua versione più intima, mentre compra scarpe in compagnia della Dama Bianca, Giulia Occhini, assaggia qualche primizia in trattoria oppure si fa trovare in pigiama e con i capelli arruffati, appena alzato dal letto. Ci sono testi di grandi cronisti, da Sergio Neri a Fossati, da Cucci a Civolani a Vergani, da Mura a Ormezzano, quasi per ricordare che questo libro ci parla anche dell’epica del nostro mestiere, quando i migliori cronisti (qui è ritratto anche un giovane Enzo Biagi) venivano spediti sulle strade del Giro e del Tour a costruire la leggenda di questo sport. Giornalisti magari in calzoncini corti, che potevano comunque lavorare a contatto con i campioni, come dimostra quella curiosissima immagine di Luigi Chierici, direttore di Stadio, che conversa amabilmente con un Coppi intento a fare pipì (!) su un muro, in una pausa del Giro d’Italia del 1951. Con Coppi sfilano anche gli altri grandi campioni del suo tempo, da Bartali a Van Steenbergen, e poi i gregari, il celebre Cavanna, il massaggiatore cieco, il fratello Serse, l’onnipresente microfono di Mario Ferretti (quello di “un uomo solo è al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi”). Le grandi vittorie del ciclista piemontese, le sue numerose cadute in gara, le strade polverose, le macerie visibili dell’Italia del Dopoguerra. Come sfondo immancabile, l’esercito degli appassionati di ciclismo, assiepato sempre numerosissimo ai bordi delle strade, spettacolo questo sì che nel tempo non è mai mancato. E in tantissimi, si parlò di cinquantamila presenze, arrivarono a Castellania per i funerali di Coppi, nel 1961.
FAUSTO COPPI, la grandezza del mito; a cura di Luciano Boccaccini, fotografie di Walter Breveglieri, con un ricordo di Marina e Faustino Coppi; Minerva Edizioni, 400 pagine, 39 euro.


© RIPRODUZIONE RISERVATA