Il calcio della Germania dell'Est e lo sviluppo del movimento femminile visto da Carolina Morace

Storie e protagonisti del calcio della Germania Est, dal Dopoguerra al muro di Berlino. E poi Carolina Morace racconta la sua vita, la sua carriera, e lo sviluppo del calcio femminile, in Italia e nel Mondo
Il calcio della Germania dell'Est e lo sviluppo del movimento femminile visto da Carolina Morace
Massimo Grilli
4 min

Per noi che abbiamo qualche anno in più del necessario, la Germania Est è stata a lungo solo qualche sparuto articolo sul Guerin Sportivo, la rete di Jurgen Sparwasser che nel Mondiale del 1974 mandò in crisi per qualche giorno i cugini ricchi dell’Ovest e - ahinoi, che brutta serata alla radio - l’incredibile vittoria in Coppa delle Coppe del Karl Zeiss Jena per 4-0 sulla Roma di Falcao, a rovesciare il 3-0 giallorosso all’Olimpico, con annesse polemiche più o meno velate sugli aiutini chimici di cui avrebbero goduto i velocissimi ed instancabili tedeschi. Tutto il resto lo troviamo qui, in questo bel libro ricco di storie e di passione. Una vicenda - di calcio e di vita - lunga più di trent’anni (la Oberliga, il campionato dell’Est, si svolse dal 1948 al ’91), e interrotta naturalmente in seguito alla caduta del muro di Berlino. Roberto Brambilla ci trasporta nel mondo delle Trabant e dei casermoni di Berlino Est, ci fa conoscere personaggi come Peter Ducke, forse il più talentuoso giocatore proveniente dall’Est - inserito tra i dieci giocatori più forti della storia dell’intero calcio tedesco - Reinhard Lauck, ex centrocampista nel Mondiale del 1974 che non si rassegnò mai a una vita senza calcio (e senza Germania Est), Andreas Thom, la stella della Dinamo Berlino passato alla storia come il primo giocatore che andò a giocare all’Ovest (al Bayer Leverkusen) senza dover fuggire. E poi il Magdeburgo, capace di vincere la Coppa delle Coppe nel 1974 (in finale sul Milan di Trapattoni) e la medaglia d’oro vinta dalla nazionale a Montreal due anni più tardi. Questo senza dimenticare i lati più oscuri del calcio nella Germania Est, dalle pesanti ingerenze del governo alla corruzione arbitrale, fino ad arrivare al famigerato doping. Da non perdere.
C’ERA UNA VOLTA L’EST, storie di calcio della Germania orientale; di Roberto Brambilla, Edizioni Incontropiede, 195 pagine, 19,50 euro.

Il piano di riforme voluto dalla Federcalcio, l’intervento delle grandi società del calcio maschile, la qualificazione - dopo venti anni - al Mondiale del prossimo giugno, i quarantamila spettatori all'Allianz
Stadium per la partita tra Juventus e Fiorentina. Il calcio femminile italiano va di corsa, ha voglia di contare di più, di accorciare le distanze che lo separano dalle nazioni più importanti (o forse semplicemente più civili) del panorama estero. Tanto però c’è da fare, soprattutto per abbattere le discriminazioni e i preconcetti che ancora circondano questo mondo. Di tutto questo parla Carolina Morace, attuale allenatrice del Milan (giunta terza in campionato dietro bianconere e viola) e soprattutto icona del calcio femminile, alternando con sapienza ricordi personali alle tappe che questo sport ha percorso negli ultimi anni. E’ la storia di una ragazza di Venezia cresciuta con il pallone tra i piedi, senza nessuno in famiglia che per questo la facesse sentire diversa (fu anzi il padre a trovarle, a 12 anni, la prima squadra, la Lidense) e che dal Veneto ha spiccato il volo per diventare una straordinaria bomber - più di 100 reti in maglia azzurra, per 12 anni capocannoniere della serie A e 12 scudetti vinti con otto squadre diverse - per poi tentare strade nuove e magari anche insidiose, dalla Viterbese di Gaucci, guidata in serie C per poche settimane (unica donna ad allenare una squadra professionistica maschile) ai tanti incarichi all’estero, dal Canada a Trinidad e Tobago. In parallelo, lo sviluppo del movimento femminile, all’estero e in Italia, ancora costellato di ritardi ed omissioni («Io solo, tra calciatori e calciatrici, ho segnato quattro gol a Wembley, eppure neanche Wikipedia lo ricorda», si sfoga ad un certo punto). Insomma, se è vero che passi da gigante sono stati compiuti, che i volti di Bonansea, Girelli o Gama cominciano ad essere noti anche al grande pubblico, tanto c’è ancora da fare, in termini anche di promozione degli eventi, di tutela delle calciatrici, di un giusto sfruttamento delle potenzialità di questo mondo. «Lo sport può cambiare la vita e ora, nel nostro Paese, è arrivato il tempo del calcio femminile». Parola di Carolina Morace.
LA PRIMA PUNTA, di Carolina Morace, prefazione di Michele Uva; Edizioni People, 117 pagine, 14 euro.


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