Lorenzo, pugnalata a Rossi. Voleva vincere facile

Lo spagnolo voleva andare in Svizzera temendo un verdetto che avrebbe potuto danneggiarlo, cioè la revoca della penalizzazione del compagno di squadra e volendo tutelare i propri interessi.
Xavier Jacobelli
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ROMA - E meno male che, dopo Sepang, alcuni media spagnoli hanno vomitato palate di melma su Valentino, esaltando Marquez e il candido Lorenzo. Così candido da non avere manco informato la propria scuderia, cioè la Yamaha, cioè la stessa di Rossi, del suo ricorso al Tas, il Tribunale Arbitrale Sportivo di Losanna. Un’iniziativa respinta con perdite tanto che, gli imbarazzatissimi legali di Lorenzo, hanno dovuto redigere un comunicato farfugliando di avere fatto questa mossa per "tutelare la  posizione” del maiorchino, in lizza per il titolo mondiale che verrà assegnato domenica prossima a Valencia. Tradotto in italiano: Lorenzo voleva andare in Svizzera temendo un verdetto che avrebbe potuto danneggiarlo, cioè la revoca della penalizzazione del compagno di squadra e volendo tutelare i propri interessi.
Ecco perché, questa, è un’autentica pugnalata alle spalle del nove volte campione del mondo il quale, al contrario, prima di chiedere formalmente al Tas l’annullamento della penalizzazione, aveva messo al corrente il proprio team di ciò che stava per fare. Ma, si sa, il coraggio è come lo stile: se uno non ce l’ha, non se lo può dare. Lorenzo è talmente disposto a tutto pur di vincere il mondiale, che il coraggio e lo stile non sa nemmeno dove stiano di casa. Ci ha pensato il Tas ad abbassargli la cresta, però la figuraccia rimane e conferma che, dalle parti del team giapponese, circolano più serpenti che gomme. E chissà se alla Yamaha qualcuno ha letto Sciascia il quale divideva l’umanità in queste categorie: “Gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi e i quaquaraquà”. Rossi appartiene alla prima, per Lorenzo e Marquez fate voi. Non mollare, Valentino. Non mollare mai.

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