Matton, Citroen Racing, anatomia di un successo

Intervista esclusiva al direttore di Citroen Racing, reduce da una stagione trionfale nel WTCC grazie alle dieci vittorie di José María López e al doppio titolo mondiale di categoria.
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di Pasquale Di Santillo

La passione delle corse è la sua benzina, da sempre. Prima come pilota, ora come dirigente. Se potesse, probabilmente si metterebbe anche lui in macchina a pistare l’acceleratore come ai bei tempi. Ha corso tanto, senza mai vincere molto di importante Yves Matton, direttore tecnico di Citroen Racing, 47 anni, belga di Courtrai. Ma il destino, la vita, a volte riserva sorprese inattese. E può anche capitare di debuttare in un Mondiale come il WTCC e ritrovarsi a fine stagione con in tasca i due Mondiali, quello piloti grazie a Pechito Lopez e quello costruttori.

Dica la verità, dr. Matton, quando ha iniziato a lavorare a questo progetto, pensava davvero di poter centrare subito il doppio titolo e  con quattro gare di anticipo?
«Io conoscevo le capacità della squadra e dei nostri piloti e mi fidavo del loro talento e della loro voglia di lavorare. Insomma, sapevo che eravamo in grado di vincere, ma non era facile riuscirci al primo anno e prima della fine della stagione. Abbiamo anche beneficiato di più tempo per prepararci rispetto ai nostri concorrenti dato che abbiamo iniziato lo sviluppo della nostra auto a fine 2013. Questo ci ha senz’altro aiutato ad essere performanti sin dall’inizio»

Qual è stata la scelta più difficile da fare per avviare e poi portare avanti un progetto così ambizioso?
«Le decisioni non sono state difficili. Era rischioso iniziare a lavorare sullo sviluppo dell’auto senza conoscere ancora il regolamento 2014. Ma abbiamo avuto il sostegno della nostra Direzione per tutto il progetto e siamo soddisfatti e orgogliosi di aver centrato un simile risultato»

Quanto ha inciso nel trasformare un anno di apprendimento in uno vincente il motore 1.6 turbo da 380 cv
«Noi siamo partiti da una base già conosciuta con il motore del Mondiale Rally ed è ovvio che era un vantaggio sia in termini di carico di lavoro che in termini di budget. Penso che il fattore più importante sia stata l’omogeneità dell’insieme dei nostri veicoli di gara semplicemente perché Citroen Racing è uno dei rari costruttori di sport automobilistici a gestire al 100% le sue vetture in casa». 
 
In questo successo ha avuto maggiore peso il cambio regolamentare del Mondiale Turismo, la bravura di tecnici e progettisti nel portare in pista un’auto decisamente avanti rispetto alla concorrenza, l’esperienza nel Mondiale Rally con la DS3 WRC o la bravura dello squadrone dei piloti scelti?
«Sono tutti questi fattori messi insieme. Ha ragione, ha riassunto bene»

Quanto costa vincere un Mondiale costruttori nel WTCC?
«E’ una domanda che mi aspettavo ma non comunichiamo mai i nostri budget»
 
Che ricaduta di vendite vi aspettate in tutti i mercati da questo successo sportivo?
«E’ sempre molto difficile quantificare la relazione diretta delle vittorie in sport automobilistici sulle vendite ma partecipiamo notevolmente al riconoscimento del marchio e alla sua diffusione internazionale soprattutto perché durante il Mondiale WTCC abbiamo visitato molti Paesi che corrispondono ai piani di produzione della C-Elysee». 
 
Quale pensa possa essere lo sviluppo nel breve, nel medio e nel lungo termine di questo programma sportivo di Citroen?
«Il gruppo PSA e il dr. Tavares alla sua testa è convinto del fondamento corretto della competizione. Nonostante ciò, rifletteremo in maniera concreta sulla coerenza dei programmi con tutti i marchi e dunque lavorare sul lungo termine. In ogni caso, l’anno prossimo saremo presenti nel Mondiale Rally con due DS3WRC ufficiali e nel WTCC con 3 macchine ufficiali. Questo è sicuro».

Come si migliorano, se possibile, macchina e squadra?
«Possiamo sempre migliorare, noi stessi e ovviamente le auto. I nostri concorrenti lavorano e dobbiamo rimanere al top. Non è sufficiente vincere, bisogna continuare a farlo. E questo a volte è più difficile».
 
Il dr. Tavares, come ex pilota, è un dichiarato appassionato di corse: pensa che sia una prospettiva plausibile in un futuro più o meno lontano l’ingresso di Citroen o del Gruppo PSA nel grande circo della Formula 1?
«Onestamente non penso. Non so se Carlos Tavares ci sta pensando, ma quello che so è che uno dei termini che usa più spesso è frugalità. Dunque dati gli sforzi di budget richiesti a tutte le direzioni, noi compresi, non possiamo pensare di impegnarci in un programma sportivo così costoso».
 

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