Tourist Trophy, i consigli sulla gara motociclistica più folle del mondo

Ecco cosa fare e cosa evitare sull'isola, i punti dove mettersi per vedere meglio la gara, fare belle foto e dove mangiare
Tourist Trophy, i consigli sulla gara motociclistica più folle del mondo
8 min

ROMA - Mancano ormai pochi giorni alla 97ª edizione della corsa su circuito cittadino più famosa al mondo, il Tourist Trophy dell’Isola di Man, che andrà in scena dal 28 maggio al 10 giugno. Tutto cominciò il 17 gennaio 1906, in un club di Londra, durante la cena annuale dell'Auto Cycle Club, quando, dopo i brindisi di rito, furono gettate le basi per organizzare la prima gara internazionale per motociclette da disputarsi sulle strade dell'isola di Man. La scelta del luogo era una logica conseguenza delle leggi inglesi, che imponevano limiti di velocità inferiori ai 33 km/ora per i veicoli a motore e vietavano la chiusura delle strade per scopi agonistici.

Dal 1949 al 1976 è stata anche parte della MotoGp, come Gp di BretagnaOra è diventata un raduno per gli appassionati di moto che vengono in quest'isola da tutto il mondo nella prima settimana di giugno: 60 chilometri e 720 metri di curve, rettilinei e salti, immersi in scenari cittadini e di campagna, tra ostacoli vari, muri e case. Tutto questo fa del Tourist Trophy la corsa più bella, adrenalinica, ma per certi versi anche pericolosa del pianeta. Tra i tanti appassionati che affolleranno l'isola a inizio giugno ci sarà sicuramente un nutrito gruppo di italiani. Noi ci siamo fatti dare qualche consiglio da due motociclisti che ci sono stati lo scorso anno, Maurizio Limiti e Daniele Cuminale: «È un'emozione unica - ci raccontano -. I piloti sfrecciano a oltre 300 km/orari su un circuito cittadino di quasi 61 chilometri affianco a muretti, case, alberi, pali della luce e dossi. Anche per gli spettatori il livello di sicurezza in alcuni punti è minimo, più o meno come nei rally con persone sul ciglio della strada».



TANTI INCIDENTI - Una corsa che purtroppo spesso fa parlare di sé anche per l'alto numero di incidenti, molte volte mortali. Il numero di piloti deceduti durante la corsa è pari a 143. A partire dal 1972, per la sua pericolosità Giacomo Agostini si rifiutò di partecipare al Gran Premio, dopo la morte del pilota e amico Gilberto Parolotti. «Purtroppo anche l’anno scorso, mentre eravamo lì per le prove, è scomparso a seguito di un incidente nel tratto più veloce chiamato Sulby Crossroads, un pilota francese debuttante: Frank Petricola». Ma se è così pericolosa cosa spinge i piloti a partecipare, solo l’adrenalina? «Non direi - spiega Maurizio Limiti -. C'è una forte componente adrenalinica ma anche l’aspetto economico è importante. Durante le prove parlando nel paddock con il team di Jim Hodson, piccolo team inglese sponsorizzato da una fondazione per la lotta contro il cancro, mi dissero che per loro la partecipazione al TT è l’occasione per finanziarsi il resto della stagione di corse. Per i piccoli team quindi è fonte unica di sponsor mentre per i grandi, tra i quali BMW e Kawasaki, è un evento con un importante risvolto mediatico, vista la partecipazione di oltre 42.000 visitatori nel 2015 e un numero di visualizzazioni di video su youtube di oltre 30 milioni».



I CONSIGLI - Cosa consigliereste a chi volesse andare al Tourist Trophy? «Prima di tutto di prenotare con largo anticipo, addirittura c’è chi prenota per l’anno successivo mentre è in loco per la corsa. È importante essere lì con un mezzo proprio perché è fondamentale spostarsi per poter guardare la corsa da punti diversi. Occorre pianificare i punti da cui vedere la corsa in anticipo, tenendo a mente che alcuni sono accessibili dalla parte esterna al circuito mentre altri solo dalla parte interna e che a gara iniziata non è possibile spostarsi dall’interno all’esterno e viceversa. Il tratto di strada del circuito viene chiuso solo nel tardo pomeriggio e durante il giorno è possibile guidare lungo il circuito di gara come in una strada normale, attività affascinante ma da fare con attenzione perché molti visitatori guidano durante il giorno come se fossero dei piloti in gara».

IL VIAGGIO - Arrivare sull’isola è impegnativo? «L’isola si raggiunge con il traghetto (carico di sole moto) da Heysham o da Liverpool. Quest’ultima (più a sud) dista 1700km da Milano e 2300km da Roma, quindi bisogna considerare almeno 3-4 giorni di viaggio, che ovviamente possono estendersi percorrendo strade secondarie. Sicuramente è impegnativo, ma è parte consistente dell’indimenticabile esperienza. I possibili percorsi sono diversi e le tappe interessanti innumerevoli».



COSE DA FARE E COSE DA EVITARE - Un consiglio sui punti da cui vedere la gara? «I punti sono moltissimi e consiglio di chiedere informazioni in loco per suggerimenti da persone che hanno vissuto decine di edizioni. Meglio non fare domande agli abitanti del posto che mal vivono la gara (durante la gara la ditta di traghetti fa sconti per i locali che vogliono lasciare l’isola e stare lontano dal caos) e chiedere piuttosto agli addetti ai lavori (principalmente volontari), riconoscibili dai gilet arancioni, che essendo spesso veterani conoscono il percorso come le loro tasche. Come punti consiglio di passare qualche ora al Grandstand di Douglas dove potete passeggiare nei paddock, parlare con i team e comprare merchandise. Lungo il percorso consiglio Union Mills, praticamente il giardino di una chiesa dove con qualche pound si può avere anche un buon tè inglese e qualche snack. Se si arriva in tempo si è in prima fila e si ammirano le superbike che scendono lungo la strada a tutta velocità rischiando di perdere il controllo dell’anteriore per la strada sconnessa. A Bottom Of Barregarrow si possono vedere le moto sfrecciare in un tratto alberato dal ciglio della strada, rimanendo a un livello rialzato rispetto al manto stradale. A Cronk Ny Mona, sempre sul ciglio rialzato della strada, le moto sfrecciano lungo un rettilineo leggermente in piega, forse un po’ troppo veloci per essere ammirate al meglio. Ricordo che a Cronk Ny Mona conoscemmo una coppia di russi venuti in moto da Mosca percorrendo 2.700km solo per arrivare a Calais».



DOVE FARE FOTO E VIDEO - «Gooseneck è il punto più affascinante dove la pista fa una curva molto stretta e le moto rallentano sufficientemente per fare delle incredibili fotografie. Poi camminando sul bordo della pista in senso opposto alla marcia si arriva in un punto dove è possibile praticamente fare video e scattare foto praticamente in pista, ovviamente con un livello di pericolosità elevatissimo. Creg-ny-Baa è un punto attrezzato con un grande stand in prossimità di una curva alla fine di un lungo rettilineo. Buon punto di ristoro per godersi un po’ di corsa seduti. Ballaugh bridge è uno dei punti più famosi per il leggero salto in prossimità del ponte Ballaugh dove è anche posizionato uno dei pochi autovelox dell’isola».

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA