Rally, in Italia la fiamma è ancora viva

Scandola vince il Rally di Roma, 7° round del CIR: la risposta del pubblico è stata sorprendente.
F.C.
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Al di là della bella vittoria di Umberto Scandola (la prima per Skoda nel CIR), del titolo di Paolo Andreucci, delle doti di Umberto Basso, c’è una cosa che il Rally di Roma ci insegna: la passione per il motosport è ancora viva. E non stiamo parlando di quella di Max Rendina, organizzatore dell’evento e campione lui stesso, o di pochi eletti: le famiglie accampate sul ciglio dei fossi, i ragazzi aggrappati ai muretti, i bambini in estasi di fronte ai traversi dei piloti, questa è la passione che ci interessa. Il pubblico che, come una volta, passa le domeniche a “guardare le macchine”, come agli albori del motore, quando Nuvolari infiammava i borghi di mezza Italia durante la Mille Miglia.

"Eh, ma erano altri tempi", si dirà. Certo, ma le migliaia di persone accorse venerdì scorso all’EUR per la prova spettacolo, le centinaia disseminate tra i paesini del frusinate, la folla al pontile di Ostia ad assistere al podio che applaude quando lo speaker annuncia la contemporanea vittoria della Ferrari di Vettel a Singapore. La sete di motorsport non si è mai placata e il Rally di Roma è l’esempio perfetto di come una scintilla possa incendiare e che non sono solo la Formula 1 e la MotoGP a dare spettacolo e richiamare l’attenzione. Basta trovare la formula giusta, regalando uno show di livello, fruibile e “tangibile”, in cui la gente può toccare con mano, sentire lo sport e la vicinanza con i piloti. E magari tra 20 anni uno dei bambini che sabato a Fiuggi guardava Lorenzo Bertelli fare i "donuts" con la sua Ford correrà nel mondiale. 


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