Audi cerca il trono perduto 

La R18 sceglie le batteie agli ioni di litio (come i rivali) per vincere la sfida
Audi cerca il trono perduto © AP
Francesco Colla
4 min

Le Mans attira epiteti epici. L’edizione 1970 fu battezzata la Battaglia dei Titani, per la memorabile sfida che si combattè tra sette Porsche 917 e ben undici Ferrari 512 S. Ebbero la meglio le tedesche: Stoccarda non solo strappò la vittoria a Maranello, ma piazzò tre vetture sul podio eclissando definitivamente il sole Rosso dalla Sarthe. Un trionfo, il primo per Porsche (vittorie di classe escluse): ne sarebbero seguito altri sedici, record assoluto, di cui l’ultimo conquistato nel 2015. 

Porsche era appena rientrata nel Mondiale Endurance dopo diciassette anni di assenza e contro il pronostico riesce nell’impresa di detronizzare la regina Audi da uno scranno quasi ininterrottamente occupato (esclusi i due intermezzi Bentley e Peugeot) dal 2000. E ci riesce piazzando due 919 Hybrid davanti all’unica R18 riuscita a salire sul podio, preludio del grande slam di fine stagione che vede Porsche vincere anche il titolo mondiale WEC. 

RECUPERO AUDI. Ora si ricomincia, ma il panorama è decisamente cambiato. Audi ha infatti vinto i primi due round stagionali, o meglio li avrebbe vinti se a causa di una squalifica non avesse dovuto cedere il successo agli avversari alla 6 Ore di Silverstone, e inoltre le sue R18 sono state le più veloci nei recenti test precedenti alla 24 Ore. Per ridurre il gap la divisione sportiva guidata da Wolfgang Ullrich è pesantemente intervenuta sull’aerodinamica, ora molto “formulistica” e aggressiva, modificando dimensioni e proporzioni, alterando la distribuzione dei pesi e il bilanciamento della deportanza. Un lavorone, detto in parole povere, cui coincide quello effettuato sulla power unit. Il motore termico V6 turbodiesel da 3,5 litri è stato modificato per cercare di ottenere la stessa potenza nonostante la riduzione regolamentare del flusso di carburante del 10% per la classe di appartenenza, contestuale alla riduzione di 4 litri di capacità del serbatoio. Nonostante tutto il V6 TDI è stato potenziato fino a 520 cv, che sommati ai 476 erogati dalla MGU elettrica porta a un totale, mostruoso, di 1000 cavalli. Che abbinati a un peso limite minimo di 875 kg fanno un rapporto peso\potenza degno di uno shuttle. L’onore e l’onere di guidare le due vetture iscritte al campionato spetta ai pluricampioni Fassler, Lotterer e Treluyer (tre vittorie a Le Mans per l’equipaggio) e a Di Grassi, Duval e Jarvis. 

Il DT Audi Sport Jorg Zander aveva affermato con orgoglio durante la presentazione: «E’ la più potente, efficiente e veloce R18 che abbiamo mai realizzato». Al momento nessuno può smentirlo. 

EFFICIENZA. Se a Ingolstadt hanno lavorato a ritmi mostruosi a Zuffenhausen mica hanno dormito in piedi. Perché è vero che squadra che vince non si cambia ma in un campionato come il WEC l’evoluzione e il progresso tecnologico viaggiano veloci quanto le LMP1 prima della staccata di Mulsanne. Due, come le Audi, le 919 Hybrid a scendere in pista, affidate all’equipaggio campione in carica composto da Webber, Hartley, Bernhard e a quello formato da Dumas, Jani e Lieb. Se Audi ha seguito Porsche sul fronte delle batterie agli ioni di litio, Porsche risponde ottimizzando le masse, sviluppando tre nuovi pacchetti aerodinamici (di cui uno specifico per Le Mans) e migliorando l’efficienza termica del motore V4 2 litri turbo, ottimizzato nell’efficienza della combustione e alleggerito per controbilanciare la già citata imposizione di un minor utilizzo di carburante: -8%, per un totale di 4,31 litri di benzina/giro a disposizione contro i 3,47 litri diesel/giro di Audi. 

Il motore termico ha quindi perso un po’ di cavalli, scendendo sotto quota 500, ma beneficia di una maggiore efficienza per quanto concerne il comparto elettrico. All’anteriore troviamo un sistema kers per il recupero dell’energia cinetica, mentre sul retrotreno, mediante una turbina supplementare e parallela al turbo, si ricava energia dai gas di scarico. Morale: oltre 400 cv elettrici si sommano ai 500 termici, per un totale di 900 cavalli circa. 

Chi prevarrà tra gli Orazi e i Curiazi tedeschi spetta a 13,629 km d’asfalto e al giornata più lunga del motorsport.


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