Sainz: Alonso alla Dakar? Gara dura, esci dalla comfort zone

Carlos ha commentato le voci che vorrebbero un Alonso lavorare alla partecipazione alla Dakar. Il raid, per i pistaioli, è una sfida che porta fuori dalla propria comfort-zone.
Sainz: Alonso alla Dakar? Gara dura, esci dalla comfort zone
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Un progetto, forse, che può andare oltre il rumour natalizio, nato in Spagna, che vorrebbe un Fernando Alonso provare anche l’avventura della Dakar in futuro. Diventare il pilota più completo, in grado di vincere in categorie diverse. Tripla Corona e non solo, ad esempio provare a mettere in bacheca una 24 Ore di Daytona accanto a Le Mans. Appuntamento fissato il prossimo gennaio, con Cadillac. 

Esclusi i rally, il mondo del motorsport fuori dai circuiti ha nella Dakar la sfida più affascinante. Potrebbe essere un obiettivo al quale lavorare con Toyota nei prossimi anni.

Eccellere in pista come sugli sterrati è, in epoca moderna, un risultato centrato solo da Sebastian Loeb, non a caso a caccia della Dakar anche nel 2019, da privato, su Peugeot 3008 DKR. Poliedrici come nessun altro, Loeb e Alonso. 

E sulla possibilità che Fernando partecipi al rally-raid in Sudamerica, Carlos Sainz – protagonista la scorsa settimana di una giornata al volante dei buggy in compagnia di Alonso e di El Matador Sainz Sr. - ha commentato: “Non so se avete visto sui sociali, abbiamo trascorso una bella giornata di rally con mio padre a fare da tutor. Abbiamo parlato delle sensazioni del test, della macchina, del simulatore, non voglio scendere nei dettagli però ho avuto modo di parlare con lui, chiedere delle cose, fare confronti con la Renault, ed è stato molto interessante, in verità”. Domande e interrogativi sulla McLaren che troverà.

Quanto a una possibile esperienza alla Dakar, ha aggiunto: Fernando ha le capacità per fare quel che vuole, altra cosa è che abbia voglia di farla. Mio padre ha 56 anni e la corre ma è quello che ha fatto per molti anni, è una gara dura. Ti porta molto distante dalla tua comfort zone. Con Fernando abbiamo corso su un tratto di rally per 5-10 minuti ed eravamo sudatissimi quando a volte, dopo un gran premio, né io né lui sudiamo.

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Si nota che siamo molto più tesi che su una monoposto di Formula 1. Non voglio immaginare cosa sia fare 500 chilometri, 5 ore o giù di lì, con quella tensione e velocità per due settimane. Se decidi di affrontarla è un passo molto ambizioso ma decisamente divertente da seguire”

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