Dakar, Sainz: "Un miracolo che nessuno si sia ferito"

La parola al campione di rally, costretto al forfait dopo il capottamento nel 4° stage del raid: "Sono deluso ma almeno vincerà una Peugeot"
Dakar, Sainz: "Un miracolo che nessuno si sia ferito"
Pasquale Di Santillo
4 min

Adesso che il pericolo è scampato e le ossa rispondono tutte all’appello, si può anche sorridere e ammettere, sommessamente, che rotolarsi giù per una bella scarpata deve essere stato un po’ come riassaporare le emozioni del passato. Carlos Sainz, 53 anni, da 35 nei rally con due Mondiali, 26 vittorie (e 97 podi su 126 gare corse) e 1 Dakar nel palmares, ne ha viste così tante nella sua lunghissima carriera che lo spettacolare ritiro causa “capottamento” multiplo nella quarta tappa della Dakar 2017 che da San Salvador de Jujut portava lui e la sua Peugeot 3008 DKR a Tupiza, quasi rientra nella normalità. Soprattutto per uno come lui che nel 1991 in Australia a bordo di una Toyota Celica si capovolse per ben sei volte in aria prima di atterrare, illeso - lui, non la macchina - esattamente come in questa occasione. Al netto dello spavento, resta il ritiro e l’ennesima delusione per lo spagnolo alla Dakar.

Sainz, ci può spiegare cos’è successo?
«Stavo affrontando una curva a destra in pieno controsterzo e, di colpo, la mia 3008 DKR ha fatto perno sulle ruote del lato sinistro che erano in appoggio ed abbiamo iniziato a capottare, evitando per un soffio due spettatori che si erano appostati all’esterno della curva, a pochi centimetri dal passaggio dei veicoli, in una posizione pericolosissima. Dopo numerosi capottamenti ci siamo trovati in fondo ad un burrone, con pezzi dell’auto sparsi ovunque, ma indenni. Come spesso accade degli spettatori sono venuti in soccorso per farci uscire dall’auto e rimettere la nostra 3008 DKR sulle ruote. Sia io che il mio copilota Lucas Cruz non abbiamo subito gravi conseguenze, anche se ora ho un certo dolore alla spalla. E’ un miracolo che i due spettatori sfiorati non si siano fatti male».

 

Siete quindi riusciti a raggiungere il bivacco con le vostre forze?
«Si, per fortuna la 3008 DKR, oltre ad averci protetti in questo incredibile capottamento, ci ha permesso, seppur malconcia, di arrivare al bivacco, con un paio d’ore di ritardo da Despres. Speravamo di poter ripartire il giorno dopo, ma siamo stati costretti al ritiro. La quantità di lavori necessari non poteva essere effettuata nei tempi consentiti ed abbiamo dovuto abbandonare la gara con grande rammarico».

Cosa le resta di questa edizione della Dakar?
«Intanto sono felice che nessuno si sia fatto male. Sono profondamente deluso del ritiro perché avevamo un ottimo ritmo al volante della nostra nuova 3008 DKR sin dall’inizio del rally e penso che si sarebbe potuto competere per la vittoria».

Che giudizio si sente di dare della Peugeot 3008 DKR
«Quest’auto rappresenta un grosso passo avanti rispetto alla vettura dell’anno scorso. Mi dispiace molto non potere concretizzare il potenziale della vettura e spero che gli altri miei compagni di squadra capitalizzino quanto fatto finora perché la macchina è molto competitiva. Ma attenzione, perché la Dakar, come dimostra quanto accaduto a noi, non permette di abbassare la guardia».

Le piacciono le nuove regole sulla navigazione senza GPS per l’individuazione dei passaggi obbligatori lungo la tappa?
«Ci si deve fidare del proprio navigatore, confrontarsi e discutere eventuali dubbi sul percorso come in passato. Perdere la strada tracciata, soprattutto in condizioni meteo difficili che cancellano le piste, può voler dire allontanarsi dalla rotta corretta di molti chilometri e perdere minuti preziosi. L’impianto di illuminazione della proprio vettura è un altro elemento importantissimo. E poi la regola più essenziale di tutte: quella di abbassare la velocità media, non perché non si vogliono assumere rischi ma per avere maggiore sicurezza che la pista seguita sia quella giusta».


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