Manley batte tre colpi «In arrivo Baby Jeep, grande Jeep e tanto ibrido»<br />

Aspettando la nuova Compass, il Ceo del marchio americano conferma la volontà di investire su un modello di ingresso, su qualcosa che vada oltre il Grand Cherokee e sull'ibridizzazione della gamma entro il 2025
Manley batte tre colpi «In arrivo Baby Jeep, grande Jeep e tanto ibrido»
Pasquale Di Santillo
4 min

Il mento squadrato, l’aria da duro dal sorriso contagioso, il muscolo alla “Boss” che fa molto “Born in USA”. Mike Manley sembra disegnato su misura per guidare come in effetti fa da giugno 2009 il marchio Jeep, quando ancora era di Chrysler. Un manager che ha attraversato tutte le fasi della fusione, i momenti bui e quelli belli, le preoccupazioni e le soddisfazioni e ora si sta godendo questa incredibile, interminabile e continua esplosione globale del brand più americano che c’è anche se ora parla italiano all’interno di FCA. Già, Jeep cresce ovunque: in Italia, in Usa, nel mondo con la potenza di un marchio che ha fatto la storia, insieme alle sue indimenticabili macchine alle quali ora ha aggiunto un’altra medaglia importante, la Renegade, il miracolo italiano - è prodotta anche nello stabilimento di Melfi - che per la prima volta contribuisce alle fortune di Jeep pur non essendo nata in America.

Lo abbiamo incontrato recentemente e ha confermato essere il dirigente estremamente concreto di cui tutti parlano bene. Aspettando la nuova Compass, che verrà svelata al Salone di Los Angeles tra qualche giorno, Manley ha parlato in maniera chiara, precisa, anticipando il possibile ma lasciando intravedere le strategie in prospettiva per una Jeep sempre più moderna nel segno di una tradizione intramontabile.

Manley, cosa ci si deve aspettare nel prossimo futuro, in tema di novità di prodotto, per il marchio Jeep?

«Intanto la Compass, che vedrete, vi piacerà. Poi, stiamo esaminando un modello sotto al Renegade e sono abbastanza ottimista sul fatto che questo segmento possa essere in futuro un segmento percorribile per noi». Manley non ha aggiunto dettagli in merito ma in pratica parliamo di un modello di ingresso nel mondo Jeep, una piccola 4x4 capace di penetrare soprattutto nei mercati emergenti come India e anche Brasile andando a incrociare i guanti con Nissan Juke e Suzuki Jimny. Senza dimenticare il mercato europeo dove infatti su internet si è già scatenata la corsa al nome: da Willis a Jeepster, per finire ad Apache

Passiamo al futuro: quali sono invece le linee di sviluppo per i segmenti più alti?

«Siamo interessati alla realizzazione di un SUV di grossa taglia, diciamo sopra il Grand Cherokee per cercare di dire la nostra in maniera ancora più decisa nei SUV alto di gamma»

Anche qui discrezione totale: quello che si sa è che tutta l’operazione dovrebbe partire dopo il 2018, una volta lanciato il nuovo Grand Cherokee. Per l’architettura si dovrebbe utilizzare quella più leggera che ha già sfornato Alfa Giulia, Maserati Levante e Ghibli. Manley e i suoi uomini sembrano insomma intenzionati a rilanciare il mito del Grand Wagoneer (anni 60-80). Un prototipo sarebbe già stato addirittura mostrato alla rete americana ottenendo consensi globali e quindi il definitivo ok ad avviare le procedure.

La concorrenza sta lavondo molto sull’ibrido e sull’elettrificazione: qual è la strategia di Jeep in merito?

«Qui posso dire solo che siamo in pieno sviluppo, nel senso che ci stiamo lavorando. Nel gruppo non ci manca la tecnologia come dimostra la Chrysler Pacifica e sicuramente verrò estesa di volta in volta a tutto il Gruppo»

Quello che si è saputo è che la nuova Compass, ad esempio, dovrebbe essere disponibile in versione ibrida dal 2017. E lo stesso Manley non esclude a priori che entro il 2025 tutti i modelli Jeep potranno avere una versione elettrica.


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