Mattucci, Nissan: «Mobilità elettrica e autonoma per un futuro migliore»

Intervista all'amministratore delegato di Nissan Italia che illustra i piani futuri del brand, rivolti a una mobilità 3.0
Mattucci, Nissan: «Mobilità elettrica e autonoma per un futuro migliore»
Pasquale Di Santillo
16 min

ROMA - Saper cantare da solisti è dote rara, perchè se sbagli non hai rete di protezione. E il concerto finisce male. Per questo il coro è più rassicurante. Quando sei sette anni fa da casa Nissan si alzò la voce pacata, sicura e solitaria - ora diremmo visionaria - di Carlos Ghosn, profeta di mobilità elettrificata e guida autonoma, furono in pochi quelli che gli diedero ascolto. Ma lui andò avanti ad intonare il suo canto libero.

E oggi deve essere una bella soddisfazione assistere allo spettacolo di tutto l’automotive mondiale che tra mille ostacoli, resistenze e problemi è serenamente avviato sulla stessa strada aperta dal boss della multinazionale Nissan-Renault. Così oggi, per una filiale come Nissan Italia, l’esercizio più complesso è trovare l’equilibrio, sviluppare piani paralleli che garantiscano da una parte profitti grazie alla gamma esistente, senza perdere di vista la coerente insistenza sulla tecnologia della mobilità che verrà, elettrica e autonoma, appunto. Che per Nissan è un sistema più ampio e integrato. Ne abbiamo parlato con l’ing. Bruno Mattucci, a.d. di Nissan Italia.

Mattucci, che anno è stato il 2016 per Nissan?
«E’ stato un anno in cui in Italia abbiamo visto crescere il mercato a due cifre ed era tempo che non accadeva. Un dato positivo per tutti i player, quindi anche per noi. In questo contesto noi siamo cresciuti con i nostri crossover e SUV, Qashqai e X-Trail. Qashqai è una incredibile storia di successo, va meglio adesso di dieci anni fa. Nel 2007 quando la portammo in un mercato da 2,3 milioni di pezzi eravamo soli, inventammo un segmento e al primo anno ne vendemmo 30.000. Nel 2016, quasi dieci anni dopo con 22 concorrenti (e un mercato a 1,850 milioni), ne abbiamo venduti di più... E anche X Trail sta andando bene».

Il rimpianto del 2016 è la speranza del 2017: la nuova Micra.
«Sì, ci è mancato qualcosa dalla city car, segmento che in Italia rappresenta il 60% del mercato. Ma lo avevamo messo in preventivo perchè il 2016 segna il passaggio dalla quarta alla quinta generazione di Micra ed è normale che qualcosa si possa perdere. L’abbiamo appena lanciata al Salone di Parigi e devo dire che abbiamo ricevuto un feedback davvero positivo. La stessa rete si è detta entusiasta alla presentazione. E anche questo non succedeva da anni. Ora aspettiamo il lancio commerciale per capire se genera lo stesso entusiasmo anche tra i clienti. Nonostante cio’ siamo riusciti a confermare i volumi dello scorso anno e non è poco avendo lavorato con un prodotto di fatto a fine vita. In questo mese abbiamo dato il listino ufficiale di Micra alla rete ed è già possibile ordinarlo. Si potrà giocare con i colori esterni e interni e con alcuni pezzi di carrozzerie per arrivare a oltre 200 possibili combinazioni. Insomma, si può cucire la vettura a misura di ogni esigenza o gusto. Le vetture arriveranno in concessionaria a febbraio e a fine mese, inizio marzo procederemo com la campagna di lancio definitivo». 

Avete avuto modo di pianificare le vostre aspettative in termini di numeri?
«Abbiamo potuto lavorare poco sui volumi perchè è stato già definito il quantitativo che ci arriverà dalla Casa madre. Si tratta di 20.000 pezzi a disposizione per il mercato italiano che rappresentano il 3,7% del segmento specifico su cui Micra andrà a lavorare. Ritengo personalmente che le potenzialità di questa vettura siano molto più alte, però siamo nel primo anno della produzione che viene standardizzata in funzione delle esigenze dei vari Paesi. Mi auguro di dover chiedere un po’ di flessibilità perché significherebbe che gli ordini avranno superato il quantitativo a disposizione…».

In prospettiva Micra diventerà una city car anche in versione elettrica?
«Noi andremo verso l'elettrificazione della gamma. I tempi dipendono da come reagiranno i mercati, oggi abbiamo tutte le tecnologie in casa. Elettrico, ibrido, ibrido plug in. Recentemente abbiamo annunciato una tecnologia ibrida davvero innovativa. Veicolo a trazione elettrica con un motore termico a benzina di piccola cilindrata che di fatto opera come un caricatore della batteria. E questo consente un vantaggio importante. La trazione resta elettrica con tutti i suoi vantaggi dalla  coppia massima subito disponibile alla silenziosità di marcia. E nel contempo si ottimizza il funzionamento del motore termico, perché quando lo si fa lavorare sempre agli stessi giri inquina e consuma molto meno. Questa tecnologia l’abbiamo e la introdurremo. Entro l’anno porteremo anche la nuova generazione di Leaf, che avrà un’autonomia ancora più ampia rispetto ai 250 km attuali. Stiamo spingendo per farla vedere almeno al Salone di Ginevra anche perché sarà una macchina completamente diversa, molto più simile al nuovo dettami del design Nissan che dai SUV crossover sono passati alla Micra stessa».

Nissan ha puntato sull’elettrico prima: quali pensa possano essere oggi gli sviluppi possibili?
«Non mi pare esistano alternative: credo anche personalmente che si debba andare verso una mobilità sempre più sostenibile. E la cosa bella è che ora tutti i costruttori hanno in casa la soluzione ai problemi generati nel tempo dalla stessa mobilità (emissione di CO2 e NOx ndr) che pure ha garantito mobilità a milioni di persone. Ma adesso si può portare avanti la stessa missione missione con una tecnologia perfettamente compatibile con l’ambiente. Per fare in modo che questo accada veramente, abbiamo cercato di coinvolgere le istituzioni, e qui purtroppo la risposta c’è ma è molto frazionata, poco convinta e non sai mai bene fino a che punto. Il Governo non ha ancora stabilito una chiara road map per la mobilità del futuro in Italia. E senza un orizzonte è difficile anche solo attrarre imprenditori che magari voglio investire in questo settore. Non c’è nulla, non ci sono certezze e quindi niente investimenti. Noi abbiamo iniziato a cercare dei partner e in Enel ne abbiamo trovato uno estremamente sensibile, disposto ad investire insieme con noi perché crede nella mobilità elettrica e per trovare un modo per far decollare questa tecnologia. Stiamo lavorando ad esempio all’elettrificazione di un corridoio lungo tutta l’A1, fino in Sicilia…».

Ma come si riescono a mettere sempre più persone alla guida di auto elettriche?
«Lavorando sui due limiti che ne hanno limitato l’acquisto fino ad oggi: il costo delle vetture e le infrastrutture di ricarica. L’autonomia? Quello è un problema relativo: l’utilizzo medio quotidiano di un’auto elettrica oggi non va oltre gli 80 km e già i modelli attuali garantiscono la copertura, figuriamoci con l’arrivo di quelli di prossima generazione che portano l’autonomia a 400-500 km. Chiaro che le infrastrutture incidono nella cancellazione totale di questa parte del problema con con l’aumento delle colonnine a ricarica rapida che in 20 minuti riportano la batteria all’80% del potenziale. Diverso invece il discorso sul prezzo visto che un’elettrica costa mediamente 10-12 mila euro in più di una vettura normale e la differenza sta tutta nel costo delle batterie. Ogni costruttore ha il proprio business-case sull’elettrico. Noi siamo in pareggio, altri perdono poco, altri molto dipende da volumi e tecnologie. La nostra parte l’abbiamo fatta e continuiamo a farla in modo garantendo un prezzo il più basso possibile ma serve altro…»

Ritorniamo, per caso, al sistema Paese?
«Il discorso è complesso e non riguarda solo gli incentivi che pure aiutano e tanto in altri Paesi come la Francia dove addirittura si arriva a 10.000 euro di sostegno per l’acquisto di auto elettriche. Noi abbiamo fatto la nostra proposta tra debito pubblico, terremoto e migranti e una finanziaria difficile. Ci potrebbero essere delle formule per abbattere i costi: si potrebbero trattare i veicoli come le caldaie o gli infissi o tutti i lavori di ristrutturazione che poi migliorano la sostenibilità delle case e la riduzione dell’inquinamento. È’ il concetto del superammortamento come per i veicoli commerciali. Non chiediamo liquidi ma almeno la possibilità di detrazione del costo della batteria spalmabile anche in dieci anni. In questo modo l’esborso per lo Stato sarebbe sostenibile e al tempo stesso si avvierebbe un circolo virtuoso».

Qui si va oltre il concetto di vendita di auto, somiglia più ad una rivoluzione culturale.
«Con Enel vogliamo provare a cambiare la mobilità in maniera radicale. L’elettrico è un’opportunità  che va oltre la mobilità. Può essere un elemento di un sistema molto più ampio che consente a colossi come Enel di sfruttare tutto il parco circolante come fosse una gigantesca batteria, una grande pila, dove posso andare a mettere energia quando non c’è totale assorbimento oppure posso andare a prendere quando quello che c’è non è sufficiente a soddisfare le mie esigenze. Questo scambio di energia tra veicoli e rete, è una tecnologia già pronta, sviluppata ma non la possiamo mettere in piedi perché in Italia c’è una Legge che dice che lo scambio di energia con la rete lo puoi fare solo se hai un impianto fotovoltaico e non se hai una vettura elettrica… Tra l’altro, questo consentirebbe a chi acquista un veicolo elettrico di trasformare il carburante da fonte di costo a fonte di profitto, perché in questo scambio energetico Enel o altri operatori hanno tutto l’interesse ad incentivarti dal momento in cui produco e nessuno assorbe a pagartela di più per accumularla. In questo meccanismo c’è margine per fare business. Abbiamo fatto un calcolo in altri Paesi come Inghilterra dove il sistema è già partito: nelle tasche dei consumatori possono entrare dai 700 a i 1500 euro... all’anno. Si passa dal concetto del quanto spendo a quello del quanto ci guadagno. Una rivoluzione epocale…».

E la sensazione è che non finisca qui, giusto?
«Sì perché si può lavorare anche sulle batterie con una tecnologia anche questa già sviluppata. Un macchina mediamente in Italia resta di proprietà per 10 anni. Bene, le batterie durano molto di più: le Nissan Leaf del 2010 dopo 6-7 anni hanno le batterie con efficienza ancora del 90-95% e parliamo di 24 kW. Ammesso si voglia rottamare la propria vettura elettrica c’è una batteria ancora molto efficiente, diciamo 22 kW che rappresenta un valore molto importante. Ecco, esiste la possibilità una volta rilavorata di metterla in casa e di farla funzionare come batteria tampone alla stregua del fotovoltaico, per caricare la batteria con il sistema generale e, utilizzando la fascia oraria più conveniente, usare la mia batteria. È un oggetto già esistente che vendiamo in Inghilterra, un bell’oggetto di design che entrerà nel listino a gennaio in Nord Europa, e prima o poi arriverà in Italia. Di fatto così il veicolo elettrico non è solo un sistema di mobilità ma viene inserito in un sistema integrato molto più ampio che ti consente una serie di attività sia in esercizio che una volta rottamato che su altri veicoli non esiste».

Nissan è sempre arrivata prima su tutto ma solo quest’anno debuttate al CES: che significato ha questa presenza?
«Fa capire come oggi un Costruttore di automobili debba confrontarsi con tutto il mondo dell’innovazione, proprio perchè il veicolo non solo più mobilità, mezzo di trasporto, ma integrato in un sistema generale in uno stile di vita che non può più esistere senza la connettività, l’interfaccia tra il mezzo stesso e tutto l’internet delle cose. Non avrai più nessun tipo di infrastruttura, dispositivo che non potrà comunicare con il resto. Il veicolo è uno degli N dispositivi e anche lui dovrà dialogare tanto più che nel momento in cui ci sarà guida autonoma io salirò in macchina e dovrò impiegare del tempo o per lavorare, e quindi la vettura dovrà essere connessa con il mio ufficio; oppure avere un sistema di entertainment. Tutto il tempo dovrà essere riempito di possibilità di fare cose e per questo il veicolo dovrà essere connesso col mondo esterno. E dopo essere sceso dal veicolo posso metterlo a disposizione della comunità, proprio in quanto autonomo basta che mi viene a riprendere quando torno a casa. E anche lì, una volta arrivato a casa dovrà  andare a parcheggiare e quindi connettersi attraverso la rete con parcheggi intelligenti. Insomma si aprono scenari incredibili e questo lo puoi fare solo se entri in contatto con tutto il mondo dell’innovazione. Ad esempio come evolvono gli edifici intelligenti? E gli aeroporti? E i trasporti? La mia vettura diventerà un elemento di connessione. Qualcuno ha detto che nei prossimi dieci anni avremo un’evoluzione pari a quella che abbiamo visto negli ultimi 100. Già oggi sono nate applicazioni incredibili come quella la consegna nel bagagliaio dell’auto! Fai un ordine su Amazon, con specifico di consegna nel bagagliao dell’auto connessa e geolocalizzata.L’operatore sa dove l’auto, io so quando arriva e da remoto gli apro il bagagliaio, lui consegna, io firmo via mail e chiudo».

Mattucci, dica la verità: ma lei quando arriverà la guida autonoma, farà davvero guidare da sola l’auto?
 «Faccio parte della generazione che a 17 anni e 9 mesi ha cominciato a rompere le scatole alla famiglia per avere la macchina ma allo stesso tempo ho un figlio piccolo che vive in questa epoca. Ecco per noi la guida autonoma deve essere tale solo quando vuoi tu per soddisfare l’esigenze di guida di quelli della mia età o di chi ha piacere di mettersi al volante rispettando la volontà di chi invece ne vuole fare a meno e in auto preferisce fare altro. Detto questo, quando sei sul Raccordo in fila, la voglia di guidare viene meno anche a me. Ma il vantaggio della guida autonoma è totale visto che l’obiettivo è quello della sicurezza a 360°, il famoso zero incidenti grazie alla connettività e ai radar che sono in contatto continuo con tutto il mondo intorno all’auto e finiranno per fare in modo di fissare dei protocolli di dialogo tra una vettura e l’altra, senza contare i sistemi predittivi che già oggi intervengono sulle vetture».

Che poi è quello che vedremo su Qashqai nel 2017?
«La nostra vettura autonoma già circola nella città su misura creata da Nissan vicino Tokyo. Ma in attesa dell’adeguamento di leggi e infrastrutture procederemo per step. Quest’anno infatti arriverà il Qashqai con il Pro Pilot 1 il primo livello di guida autonoma con la macchina che sarà in grado di gestire da sola la marcia su una corsia calcolando la distanza della vettura che la precede. Poi arriverà il Pro Pilot 2 capace di gestire il cambio di corsia, cioè i sorpassi, infine il Pro Pilot3 che renderà la vettura pronta ad affrontare da sola situazioni di traffico complesse e la svolta ad incroci». Stavolta è proprio il caso di dirlo: il futuro è già qui.

 


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