Dietro le quinte della Fiat 500X, terza parte

Il nostro diario da Melfi, Basilicata, dove Fiat Chrysler ha eccezionalmente aperto le porte del suo stabilimento modello dove oltre 8 mila dipendenti producono le nuove Fiat 500X e Jeep Renegade.
Dietro le quinte della Fiat 500X, terza parte
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di Pasquale Di Santillo

MELFI -  La città si intravede all’orizzonte, diciotto chilometri sono un soffio. Si vede meglio, molto meglio l’ingresso della Melfi Plant di FCA che è tutto un programma, perché si capisce subito che questo non è uno stabilimento qualsiasi. Si chiama San Nicola, come lo stadio di Bari, quello del terzo posto Mondiale del 1990. Salta agli occhi che il miliardo investito per renderlo all’altezza dei migliori del mondo è stato speso bene, tanto da meritare la classificazione “Silver” grazie all’applicazione della metodologia di gestione World Class Manufacturing che in tempi brevi dovrebbe portare alla “Gold”, la medaglia d’oro.

Appena si entra colpiscono due cose: il silenzio, relativo per essere un’anima pulsante che sforna macchine, e la pulizia. Fedeli alla filosofia nipponica... «quelli che si trova in basso, per terra, è lo specchio di quello che c’è (e si fa) sopra» i pavimenti del San Nicola, brillano come i vetri dei grattacieli di New York. E in sintonia con questo ordine si muovono le truppe di operai, tutti ordinati e lindi nelle loro divise che fanno squadra, gruppo. Uno dei segreti di questa fabbrica modello, ispirata anche al concetto della sicurezza massima come dimostra il grande display piazzato davanti al padiglione B, con la scritta luminosa che aggiornata la ...serie positiva in caso di infortuni. Quando siamo entrati noi erano a 1.463 giorni senza infortuni. L’ultimo risale al 20 aprile 2011. La sicurezza dei lavoratori è un must, una priorità assoluta, al pari della qualità e della produttività. E gestirla su una superficie di 450.000 metri quadrati coperti (nel totale 1,9 milioni) non è affatto facile.

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