Alfa in Formula 1, Marchionne non esclude il ritorno

Il presidente Ferrari in occasione degli auguri a Maranello: "È importante che l'Alfa Romeo torni".
Alfa in Formula 1, Marchionne non esclude il ritorno
Francesco Colla
4 min

Alfa Romeo in Formula 1 sarebbe un sogno per tanti fan del Biscione, così come un segnale forte per il mercato e un toccasana per il Circus. Il ritorno non è impossibile. A confermarlo è proprio Sergio Marchionne, CEO Fiat Chrysler e presidente Ferrari che in occasione del brindisi natalizio al quartier generale di Maranello ha dichiarato: "È importante che l'Alfa Romeo torni. Sarà un competitore in più". 

La Casa di Arese vincitrice nel 1950 del primo campionato mondiale di F1 potrebbe tornare nel Circus entro un paio d’anni. "Il marchio Alfa Romeo – ha proseguito Marchionne -  è incredibile come resti nel cuore della gente. Proprio per questo stiamo pensando a un suo ritorno, come nostro competitore, alle corse, alla Formula 1".

Tornando alla gloriosa storia del Biscione in F1 vale la pena ricordare alcuni fatti salienti: lo scorso 3 settembre infatti decorreva il 65° anniversario della storica vittoria mondiale di Nino Farina, incoronato dopo 7 gare. Classe 1906, Farina apparteneva a quell’eroica generazione di pionieri del motore che ora ci appaiono tanto romantici quanto antiquati e coraggiosi. Un vero gentleman, totalmente sprezzante del pericoli e di qualsiasi forma delle attuali strategie. Per non parlare dell’allenamento. Tanto cuore e pochi muscoli. Il Gentleman di Torino faceva parte dello squadrone messo in piedi da Alfa Romeo e che comprendeva Luigi Fagioli, Reg Parnell, Piero Taruffi e soprattutto Juan Manuel Fangio, futuro cinque volte campione del mondo (record battuto solo da Michael Schumacher mezzo secolo dopo): l’argentino nella seconda stagione della F1 avrebbe poi regalato al Portello il secondo titolo iridato. 

L’auto affidata al dream team è la leggendaria “Alfetta” 158, frutto di un progetto risalente all’anteguerra ma sempre valido ed efficace. Per l’epoca è un vero mostro: il regolamento della neonata F.1 prevede che le vetture possano essere equipaggiate con un motore da 1,5 litri sovralimentato, oppure da 4,5 litri con alimentazione atmosferica. La 158 monta un otto cilindri in linea da 1479 cc con compressore che, partendo da una potenza di 195 cv nel ’38, nelle sue evoluzioni successive arriva a Silverstone nel ‘50 con quasi 300 cv. Nel 1951, con la 159 (sigla che tanti anni dopo fregerà uno dei maggiori successi commerciali del marchio) il motore arriverà a una potenza massima di 425 cv (450 in prova), grazie a un compressore a doppio stadio e a tutta una serie di altre migliorie. 

Il dominio della 158 nella prima stagione di Formula 1 assume un elevato valore simbolico non solo per il Biscione lombardo ma per l’Italia intera ancora segnata dalle profonde cicatrici lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale. Inoltre se l’Alfetta 158 è da considerarsi come la vettura di chiusura dell’era-anteguerra del marchio, la 159 portata al successo da Fangio nel 1951 rappresenta il futuro del marchio e non solo nel mondo delle competizioni. Purtroppo nel 1952 l’I.R.I. ente proprietario dell’Alfa, deciderà di ritirare la scuderia dal mondiale per concentrare uomini e soprattutto mezzi sulla produzione di serie. Ma l’avventura Alfa Romeo nella massima serie del motorsport è destinata a proseguire. 

Nel 1976 la Casa del Biscione torna in veste di motorista, fornendo i suoi dodici cilindri alla Brabham e riuscendo a spingerla alla vittoria in due occasioni nel '78 con Niki Lauda. Nel '79 il grande ritorno con la 177 affidata a Bruno Giacomelli e Vittorio Brambilla, sostituito la stagione seguente da Patrick Depailler. La seconda esperienza Alfa nel Circus prosegue fino all'85 ma è avara di soddisfazioni: nemmeno una vittoria per la Scuderia, che riesce comunque a conquistare qualche podio nei primi anni '80 con De Cesaris e Patrese. L'ultimo Gran Premio disputato e quello d'Australia, nel 1985. Ora, a 30 anni di distanza, il "quasi" ritorno. 


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