L’Alfa in F.1, strategia perfetta tra mercato e futura fusione FCA-Volkswagen

Intanto Marchionne annuncia l'intesa con Hyundai per l'idrogeno
L’Alfa in F.1, strategia perfetta tra mercato e futura fusione  FCA-Volkswagen
Pasquale Di Santillo
4 min

 

Potranno dire tutto a mago Marchionne. Che non crede all’elettrico, che mastica finanza molto più agevolmente di come produce e digerisce le macchine, che i suoi pullover lasciano perplessi. Di certo, non che non sia un incredibile ingegnere di realtà positive, abile costruttore-sciatore in mezzo a infinite difficoltà (soprattutto economiche). Lo insegna la storia: in un colpo solo salva due Case sull’orlo del fallimento come Fiat e Chrysler, creandone una, FCA, in grado di competere sul mercato globale, dopo aver avuto l’appoggio di un presente democratico e ora il sostegno di uno repubblicano.
Quota in Borsa la Ferrari dopo uno scorporo osteggiato da tutti, producendo la liquidità necessaria per abbattere i debiti della consorella FCA. E mentre tira su i pilastri sui quali si può reggere un ragionevole rilancio dell’Alfa Romeo, con l’immissione sul mercato della berlina Giulia e del SUV Stelvio, inizia a cucire il trampolino elastico per accelerare il decollo e la collocazione del brand del Biscione anche senza i dollari necessari a produrre quegli altri 3-4 modelli che gli servirebbero.
Ecco il ritorno - si fa per dire - dell’Alfa Romeo in Formula 1, a 32 anni dall’ultima volta, anche se solo come sponsor tecnico della Sauber, è la mossa perfetta, la strategia di comunicazione ideale per raggiungere quell’obiettivo posto nel piano industriale di Alfa Romeo nel 2014, e cioè di portare Alfa Romeo a vendere 400.000 vetture l’anno dal 2018.
Ed è ancora più stupefacente verificare l’architettura anche temporale del piano visto che l’annuncio a più riprese, condito dagli inevitabili e anche legittimi accendi romantici, coincide con: 
a) il piccolo ma sempre utile serbatoio di immagine del Motor Show, con la Stelvio candidata al premio dell’Auto dell’Anno
b) la presentazione internazionale della Stelvio Quadrifoglio, la più potente della famiglia con 510 cv
c) e soprattutto con il consueto rilancio di voci relative al lento ma pare inesorabile avvicinamento di FCA alla galassia Volkswagen, dopo la corrispondenza di amorosi sensi, ripetutamente registrata nei mesi scorsi.
Un matrimonio che, a valutare bene, converrebbe a tutti, da molti punti di vista (mercato americano, tecnologie est) in particolare gli interessi coincidenti tra Wolfsburg e Torino, dove da una parte c’è da recuperare credibilità e mercato dopo l’acquisto di Opel da parte di PSA; e dall’altra la manifestata volontà di dismettere prima possibile tutto quello che riguarda l’auto, Ferrari (e chissà, Alfa Romeo).
Tanto più che si avvicina il redde rationem, cioè l’addio di Marchionne da a.d. del Gruppo (fine 2018) e qualcuno già vede sul suo trono Luca De Meo, uno dei Marchionne Boys, come ideale continuatore della lezione dell’antico maestro, nonché figura perfetta per la grande pacificazione (fusione) italo tedesca.
Poiché in affari, come in amore, non è mai detta l’ultima, Marchionne intanto procede per la sua strada e a sorpresa annuncia l’accordo con Hyundai per condividere la tecnologia per vetture ad idrogeno, aggiungendo che potrebbe essere il preludio per molte altre cose…
Una sola domanda a mago Sergio: ma, tra un missile e l’altro, è riuscito a chiedere il permesso a Trump per lavorare con i coreani?

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