<span style="font-family: Raleway, sans-serif;">Codice della strada: 150 km/h in autostrada e problemi di sicurezza</span>

Il testo in discussione ripropone un dibattito che viene affrontato dal 2001.
Codice della strada: 150 km/h in autostrada e problemi di sicurezza
Michele Salvatore
4 min

È appena cominciata la discussione sul testo del nuovo Codice della Strada nella Commissione Trasporti alla Camera e il tema più caldo che riguarda gli automobilisti è già al centro del dibattito.

Limite di velocità in autostrada a 150 km/h, sì o no? Il testo, in proposito, è molto chiaro: non parla di un aumento indiscriminato su tutta la rete, ma solo a talune condizioni e su tratte ben precise. Ovvero sulle autostrade a tre corsie più quella di emergenza, con asfalto drenante e monitorate dai tutor.

Non è la prima volta, nella storia recente, che il Governo decide di affrontare la questione entrata a far parte delle battaglie della Lega nel corso degli anni. Nel 2001, la stessa proposta fu portata avanti dall’allora Ministro dei Trasporti Lunardi (all’epoca si parlava di portarli a 160 km/h) per poi tornare ad essere discussa nel 2009, quando il titolare del dicastero dei Trasporti era Matteoli, che si dichiarò a più riprese favorevole all’idea spinta sempre dal Carroccio.

In realtà, dalle parole degli ultimi 20 anni si è passati ai fatti perché il limite a 150 km/h, così come è concepito dal testo firmato da Scagliusi (M5S), Capitanio (Lega) e Morelli (Lega), già esiste nel Codice della Strada.

L'articolo 142 recita: “Sulle autostrade a tre corsie più corsia di emergenza per ogni senso di marcia, dotate di apparecchiature debitamente omologate per il calcolo della velocità media di percorrenza su tratti determinati, gli enti proprietari o concessionari possono elevare il limite massimo di velocità fino a 150 km/h sulla base delle caratteristiche progettuali ed effettive del tracciato, previa installazione degli appositi segnali, sempreché lo consentano l'intensità del traffico, le condizioni atmosferiche prevalenti ed i dati di incidentalità dell'ultimo quinquennio”.

Ma come al solito, dalla teoria alla pratica c'è un abisso: nessuna concessionaria ha mai attuato questa parte dell'articolo perché su nessun tratto della rete gestita è stata riscontrata la presenza di tutti questi vincoli.

Cosa cambia rispetto al recente passato? La tecnologia prima di tutto. Le auto moderne sono dotate di sistemi di sicurezza attiva e passiva all'avanguardia, oltre ai dispositivi di assistenza alla guida (frenata assistita, lane assit, cruise control adattativo) che hanno semplificato non di poco la vita dell'automobilista medio.

Inoltre, si è allargato il fronte dei favorevoli. L'Aiscat, l'associazione di tutte le aziende concessionarie della gestione autostradale, è arrivato parere favorevole, perché non comporta nessun tipo di aggravio e visto che la rete lo permette non c'è motivo di limitare gli automobilisti.

Nemmeno la questione legata ai rischi di un possibile aumento dei tassi di inquinamento sembra essere un problema. Andare più veloci fa inquinare di più perché si emette maggiore Co2, ma è un fenomeno legato ad andature a strappi (frenate e accelerate continue) e non a percorrenze constanti.

Nelle intenzioni, dunque, andare più veloci in maniera sicura si può anche perché non è la velocità, intesa come valore assoluto, a causare la maggior parte degli incidenti, ma la distrazione e la negligenza degli utenti della strada.

Oltre al fattore umano va considerata anche un aspetto che è tutt'altro secondario: è vero gli standard di sicurezza delle auto moderne sono altissimi, ma non va dimenticato che il parco circolante italiano ha l'età media di 11 anni...

E ogni discorso sui limiti di velocità non potrà essere fatto a prescindere da un dato incontrovertibile: secondo i dati dell'Istat il numero dei morti sulla strada è salito del 2.4% nel 2017. Il primo aumento registrato dopo quindici anni.


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