Guida autonoma Mercedes, l'abbiamo provata

Guida autonoma Mercedes, l'abbiamo provata
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di Pasquale Di Santillo

SAN FRANCISCO - Vanessa ha i capelli biondi e gli occhi azzurri. Ci accoglie con un sorriso aperto davanti alla macchina del futuro che è già presente. Tedesca di Stoccarda, di lavoro fa l’ingegnere a Sunnyvale, piena Silicon Valley, California, nel Centro di Ricerca e sviluppo di Mercedes-Benz. E poichè a venticinque anni è meglio guardare avanti ci spalanca la portiera per la visione reale di quella che tra 5-10 anni, forse più, sarà la mobilità nelle nostre strade. La “macchina che guida da sola” o “autonomus drive”, “intelligent drive” nella versione della Stella, è una Mercedes 500 S, la berlina-salotto apparentemente in versione normale.


BRIVIDI. Sensazione che dura pochi secondi. Basta spingere il pulsante start e vedere che la macchina si muove senza che Vanessa tocchi il volante perché, nonostante la consapevolezza dell’esperienza, l’emozione lotti con il timore. Ok - immaginiamo - adesso però che si avvicina il primo stop, come la mettiamo? Semplice, Vanessa si gira verso i sedili posteriori dove siamo accomodati e ci spiega il funzionamento di radar, telecamere, sensori mentre la macchina - DA SOLA - frena, mette la freccia e dopo aver fatto passare altre due macchine gira tranquillamente verso la direzione preimpostata al navigatore. In California ormai sono abituati a veder girare macchine che guidano da sole (Google car compresa), è l’unico Stato al mondo dove i test di auto senza pilota alla guida sono stati ammessi per legge (il Senate Biill n.1298), a patto che comunque qualcuno sia vicino al volante e ai freni in modo da poter intervenire in caso di emergenza nel caso il complesso sistema dovesse avere qualche problema. Lo stupore diventa totale quando la Mercedes 500 S si ferma al semaforo appena compare il rosso e riparte con il verde senza alcun impulso esterno; oppure quando affronta una rotonda piuttosto trafficata e poi si immette nella highway. Lo sterzo sembra mosso da un fantasma eppure Vanessa non è una medium capace di spostare le cose con la mente. Lei continua amabilmente a conversare girandosi verso di noi! L’ultimo esame, l’intelligent drive di Stoccarda, lo passa quando la macchina riconosce il pedone sulle strisce e lo fa passare prima di ritornare al punto di partenza. Spettacolare.

REALTA’ - «Siamo convinti che la guida autonoma rappresenti un passo importante verso viaggi più confortevoli ed una circolazione senza incidenti - spiega convinto Herbert Kohler, Responsabile Group Research and Sustainability e Chief Environmental Officer di Daimler AG. Le vetture a guida autonoma garantiscono un clima più rilassato in particolare in situazioni di guida considerate di solito critiche, come per esempio in coda, in centro città o durante i viaggi più lunghi. Si aprono così nuove possibilità di sfruttare in modo ottimale il tempo del viaggio. Il tempo trascorso in auto assume ora una qualità completamente nuova. Tutto questo tiene conto della richiesta sempre maggiore di privacy ed individualità in un ambiente urbano caratterizzato da spazi limitati e traffico caotico». Ecco, al di là dei tempi (e dei costi) - la tecnologia è molto più avanti delle scelte e della cultura collettiva - è proprio questo il punto. Il sistema sembra essere molto ben calibrato per districarsi nei parcheggi, per viaggiare su comode autostrade, meglio se americane. Ma quanto dovrebbe essere preciso e articolato per essere capace di prevedere tutte le infinite variabili del traffico di una megalopoli moderna? Prendiamo Roma, per esempio: cosa farebbe il computer al terzo motorino che ti taglia la strada o inchioda senza preavviso? Diciamolo: potrebbe fermare la macchina e comunicare ai passeggeri: “Mi rifiuto, ora guidatevela voi”. Detto questo, che avanzi il futuro. 

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