Jeep Camp, 75 anni di libertà made in USA

Più di 3000 persone e 470 vetture per la riuscitissima formula del Camp Jeep, tra sport, spettacolo, test e un tuffo tra vecchi, nuovi e prototipi-show car da 707 cavalli tenuta a Bassella in Spagna
Jeep Camp: foto
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Pasquale Di Santillo

BARCELLONA - Libertà, sempre libertà, solo libertà. Ogni marchio ha il suo imprinting, come gli esseri umani. E nel certificato di nascita di Jeep, datato 5 giugno 1941, la libertà era l’essenza pura, il motivo per cui la prima Willys Overland MB era stata sfornata dalle linee di produzione. Liberare, grazie ad una mobilità svincolata da qualsiasi limite, il mondo oppresso dalle dittature.
   
EMOZIONE WILLYS. Salirci sopra settancinque anni dopo, guidarla alla vigilia del compleanno che sa di Giubileo è stata un’emozione particolare. Per quello che ha rappresentato, per la sua storia e per il contesto nel quale ci siamo trovati. Una festa affascinante, un raduno ormai tradizionale ma che non toglie nulla alla freschezza e alla popolarità di un brand globale: il Camp Jeep, il raduno annuale di tutti i tifosi europei di Jeep, proprietari, appassionati, semplici adoratori di un qualcosa di speciale. Appuntamento che quest’hanno ha raccolto l’adesione di oltre 470 vetture (70 dall’Italia) e oltre 3000 persone a Basella, a 150 chilometri a nord di Barcellona.


 
TRADIZIONE A STELLE E STRISCE. Una tradizione che nasce dallo storico raduno americano dell’Easter Jeep Safari nello Utah, ormai al 50° anniversario, da 15 anni esportato anche in Europa grazie alla nascita del JOG, ill Jeep Owners Group (il Gruppo dei proprietari di Jeep), l’unico club ufficiale del marchio gestito direttamente dal brand, attivo ormai in 24 Paesi della regione Emea e che raccoglie oltre 75.000 membri. Una delle prime community mai esistite, molto prima degli attuali socialnetwork, al punto da trasformare il Camp Jeep nel più grande evento monomarca per veicoli 4x4 in Europa. Se negli Usa si era iniziato con i Jamboree del 1953, in Europa tutto è cominciato nel 2000. Fino a diventare evento organizzato sotto l’egida dei proprietari dal 2014.
   
PASSATO E PRESENTE. Tuffarsi nel Camp Jeep è come sentirsi liberi di fare quello che si vuole, nel perfetto spirito del marchio. Sport - canoa e beach volley, tiro alla Jeep possibilmente Wrangler -, un drive in vecchia maniera.  Persino un main stage, il grande palco al centro dell’area allestita accanto alla Ribera Salada, tra i fiumi Segre e Salade , dove sabato sera si è esibito il gruppo svedese degli The Hives in mezzo a fiumi, ettolitri di birra gelata. Sport, spettacolo, divertimento ma anche test drive reali su percorsi fuoristrada prestabiliti con tre livelli di durata e difficoltà con la gamma al completo di modelli del brand: Wrangler, Renegade, Cherokee e Grand Cherokee, la gamma celebrativa caratterizzata dal badge "75th Anniversary". Oppure un viaggio nel passato con i vecchi ma ancora fantastici modelli nel museo appositamente realizzato dentro l’edificio Jeep Classic dove ammirare alcune rarità storiche, quali Willys CJ2A del 46, Willys CJ2A AGRI del 48, Willys FC150 del 60 e il pickup Willys del 57.


   
TEST VINTAGE. E per chi volesse assaggiare il passato guidando modelli vintage da brivido, calati da un’altra epoca, si può rivolgere ad un’altra area dove un collezionista belga (proprietario di ben 25 Jeep d’epoca) e Matteo Sorrentino da Lucca, proprietario di Grand Wagoneer srl, la principale azienda europea di recupero e ripristino delle Jeep full size, hanno messo a disposizione di giornalisti e fan otto modelli da urlo per una prova incredibile, un autentico viaggio indietro nel tempo. Vetture tutte perfettamente funzionanti con i loro motori rombanti e decisamente fascinose. Così è stato bello salire a bord del Grand Cherokee 5.9LX del 1998, come della bellissima Wagoneer (XJ) del 1988. Spettacolari il Cherokee Golden Eagle del 1978 e il Grand Wagoneer del 1991, anche se forse la palma della più bella spetta alla Willys Jeepster del 1948, accompagnata dall’AMC Jeep Standard CJ7 del 1979, dalla Willys 4 WD station wagon del 1960, dalla Kaiser Jeep Wagoneer V8 350 del 1969 e dalla Willys MB del 1944. 

NEL FUTURO. Ma nel Camp Jeep si ha anche l’opportunità di provare qualcosa di futuro come i protipi arrivati direttamente dall’America. Due showcar da urlo come il fantastico Jepp Trailcat, un carroarmato veloce con i suoi 707 cavalli che per guidarlo ci vuole una preparazione fisica ad hoc: oppure il Jeep Comanche, piccolo ma funzionalissimo pick up. Senza dimenticare, si intende, tutti i modelli, anche questi opportunamente Moparizzati per festeggiare il 75th Anniversary come lo stesso Willys-Overland MB del 1941, la Willys Wagon del 1946, il primo SUV della storia e la Jeep Wagoneer del 1963, il primo Premium Large SUV di sempre, per rimanere sul vintage. Oppure farsi emozionare a bordo delle serie speciali, sempre targate Mopar per la customizzazione estrema della Jeep Wrangler Rubicon Strong o della Jeep Renegade Hard Steel su base Trailhawk. Insomma, uno spettacolo nello spettacolo.

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BRAND IN CRESCITA. «Eventi come questi - spiega Guillaume Drelon, responsabile del marketing e dell’evento - ci permettono di trasformare in realtà l’immagine del brand, che evoca avventura e senso di comunità. L’esperienza dei clienti ai raduni aumenta anche la loro fedeltà al marchio, e questo è particolarmente importante in un momento in cui Jeep sta allargando la sua gamma e si pone obiettivi ambiziosi».
  
PERCORSO. Lo spettacolo del test sulle montagne prepirenaiche, fino a 2.000 metri è un’esperienza difficile da raccontare, se non si ha la fortuna divedere le venti sfumature di verde o i mille colori di una natura praticamente incontaminata. La nostra Jeep Cherokee sale e scende sul percorso decisamente accidentato come fosse uno stambecco. E quando arriviamo in cima c’è anche il brivido di vedere svolazzare sulle nostre testa una fantastica aquila reale con un’apertura alare impressionante. Il simbolo della libertà, il simbolo di Jeep, appunto. Ieri come oggi, appunto.


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