Honda Civic-Type R, alla conquista dell'Europa

La compatta giapponese ha stabilito il record su alcuni dei circuiti più famosi, grazie ai 310 CV del suo motore turbo. L'abbiamo confrontata con le "vecchie" Type-R
Honda Civic-Type R, alla conquista dell'Europa
4 min
Alessandro Vai

BUDAPEST- I confronti sono, da sempre, una delle massime passioni dei “malati” di automobili. Quale va più veloce? Quale è più scattante? Quale frena meglio? E via dicendo, fino ad arrivare al confronto assoluto, quello del tempo sul giro, una serie di numeri che non lasciano possibilità di appello. Certo, le auto stradali non devono correre nei circuiti e sarebbe sbagliato giudicarle solo per delle cifre in sequenza, ma visto che certe automobili hanno ormai raggiunto livelli prestazionali assolutamente adatti alla pista, il giudizio del cronometro assume un significato diverso. Come nel caso della Honda Civic Type-R, ultima esponente di una nobile stirpe di compatte “arrabbiate”.

Con 310 CV, una velocità massima di 270 km/h e un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 5,7 secondi, la Civic Type-R ha i numeri giusti per primeggiare tra le concorrenti. Tuttavia, queste prestazioni sono ottenute con l’utilizzo del turbo, una soluzione necessaria per coniugare i cavalli con i consumi e le emissioni, ma anche un “tradimento” rispetto alla storia di queste Honda, fatta di motori aspirati in grado di superare gli 8.000 giri grazie al sistema V-Tec, che è in grado di modificare la distribuzione facendola passare da 2 a 4 valvole, al raggiungimento di un determinato regime di rotazione.

Così, a circa 6.000 giri, i V-Tec cambiano umore e iniziano a urlare come ossessi fino al limitatore. Ecco, questo non accade più nella nuova Type-R. Affondando il gas su questa Civic, a 6.500 giri la festa finisce. Bisogna considerare, però, che era iniziata a circa 2.500 giri. Questo vuol dire uscire dalle curve in men che non si dica, con l’avantreno che cerca furiosamente grip sull’asfalto, sfruttando l’aiuto del differenziale autobloccante. La velocità, insomma, non manca. Ma il gusto? Quanto toglie il turbocompressore alla purezza della guida? Per scoprirlo, Honda, ha organizzato una comparativa “in house”, portando all’Hungaroring le due precedenti generazioni di Civic Type-R, con l’aggiunta di una versione Mugen ancora più affilata.

Cronometro alla mano, ogni vettura paga circa 3 secondi alla precedente e alla successiva, mettendo nero su bianco tutta l’evoluzione tecnologica. Il resto, come dicevamo, è questione di gusti. Per quanto mi riguarda, ho amato proprio la Type-R Mugen, cioè la generazione precedente all’attuale, elaborata dalla factory inglese con un assetto più duro, un motore più performante (+37 CV), freni più resistenti, gomme più morbide e un differenziale autobloccante. Una vera piccola belva feroce, con un assetto quasi piatto e un equilibrio affilatissimo.

Ovviamente, la nuova Type-R Turbo è stata più veloce anche di questa, ma guidarla era come prendere a martellate una lastra di ferro, mentre con la Mugen sembrava di inciderla con il laser. Sfumature e gusti, appunto, ma i numeri non mentono. E così la Honda ha portato la nuova Type-R in giro per i circuiti più importanti di Europa, per dimostrare di che cosa è capace e i tempi sono lì a certificarlo.

L’attività è iniziata ad aprile a Silverstone: la casa del Gran Premio di Gran Bretagna. Il tre volte vincitore del British Touring Car Championship Matt Neal, si è messo al volante segnando un tempo di 2 minuti 31,85 secondi. A inizio maggio, a Spa-Francorchamps, si è lanciata la new-entry del team di Honda Racing, Rob Huff, che ha divorato il circuito in 2 minuti 56,91 secondi. A Monza, invece, è stato l’ungherese Norbert Michelisz, a chiudere il giro in 2 minuti 15,16 secondi, mentre all’Estoril Bruno Correira, ha segnato un tempo di 2 minuti 4,03 secondi.Infine, l’ultima sfida in Ungheria, il 6 giugno, con Norbert Michelisz, che ha fermato il cronometro sul tempo di 2 minuti 10,85 secondi. 


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