Motor Show, verso il futuro con la passione di una volta

Dal 23 all'11 dicembre a BolognaFiere torna il Motor Show: 43 i marchi auto presenti. L'intervista a Rino Drogo, direttore della manifestazione
Motor Show, verso il futuro con la passione di una volta
Pasquale Di Santillo
7 min

Si definisce Direttore della Manifestazione, Rino Drogo, 56 anni, milanese, l'uomo che ha rimesso in piedi il Motor Show di Bologna. Prima di toccare il fondo negli ultimi tre anni, per un ventennio è stato l'evento di motori più atteso in Italia, dopo il GP di F.1 di Monza o quelli di moto nell'era Rossi. Drogo ci racconta come si è sviluppata l'operazione rinascita Motor Show.

Quando è nata l'idea di restituire vita al Motor Show?
«All'inizio dell'anno, dopo aver metabolizzato il secondo annullamento della manifestazione nel 2015. Sono sempre stato un appassionato di motori e il Motor Show per me era ed è un dogma, un appuntamento da non mancare. Non potevo accettare di vederlo scomparire così, senza almeno provare a salvarlo».

Qual è stato il percorso di... rianimazione?
«Abbiamo iniziato a parlare con le Case allo scorso Salone di Ginevra a marzo, per sondare il terreno, capire se davvero c'erano le condizioni per provare a ricominciare. Insomma, per trovare il modo di tornare a coinvolgere in maniera positiva coloro che fanno girare la ruota»

Che tipo di risposte raccolse all'epoca?
«Il feed back generale fu di grande scetticismo nei confronti del Motor Show. In pochi erano davvero convinti che avrebbe avuto senso riprovare a costruire qualcosa. Si era persa credibilità tra chi la "finanziava" e tra la gente che ne aveva decretato il "miracolo"».

Da dove ha ripreso il filo del discorso interrotto in questi ultimi anni?
«Vengo da una lunga esperienza nel settore. Dopo la laurea ho iniziato a lavorare subito nei motori: ho diciassette anni di Gruppo Fiat alle spalle nel settore brand promotion, eventi, sponsorizzazioni. E prima ancora sono passato per Land Rover/Jaguar, Ford e Toyota. E quindi conosco bene questo mondo fatto di iperspecializzazione e passione. E quella vogliamo riaccendere, la passione degli italiani per l'auto. Così sapevo che se c'era una chance era quella di portare avanti contemporaneamente i tre pilastri fondanti del Motor Show. Da una parte, la presenza delle Case. Dall'altra, l'intrattenimento, lo spettacolo da sempre il valore aggiunto del Motor Show, perchè fa riassaporare alla gente l'odore di gomme, motori e frizioni. E infine il tentativo di mettere Bologna al centro del Motor Show. Farla diventare un polo insostituibile per i motori, dove organizzare eventi “Fuori Salone”, convegni. Ho voluto aprire il Motor Show alla città invece di rimanere chiuso nel microcosmo della Fiera».

A giudicare dalle presenze delle Case al Motor Show, ben 43, si può dire che il primo obiettivo è stato centrato?
«Assolutamente. Senza di loro non si può andare da nessuna parte. Siamo al 70% dei marchi presenti sul mercato. E con i responsabili delle filiali italiane sono stato chiaro dall'inizio: “Questo Motor Show lo faccio per voi e con voi nell'interesse degli appassionati”. È stata la filosofia che ha convinto molti».

Vada oltre la filosofia: è vero che a ribaltare lo scetticismo di partenza siano stati i costi bassi degli spazi dedicati ai singoli stand in Fiera?
«Non penso sia stata solo quella la motivazione. Forse hanno premiato l'approccio, l'entusiasmo, la voglia di ricominciare. Poi ha avuto la sua grossa importanza la presenza di tutti i brand del costruttore nazionale. Infine certo, con il mio staff abbiamo fatto il possibile per trovare le soluzioni commerciali più idonee per avere risposte positive: è strategia».

Molti sostengono che i Saloni dell’auto, così come sono concepiti, non abbiano più senso: condivide?
«Io ne sono fruitore accanito, sono di parte, ma rispondo no. Le porto un esempio: si dice che l'ultimo Salone di Parigi è stato un fallimento, a me sinceramente non risulta. È vero che nelle giornate stampa c'è stato meno movimento rispetto al passato, mancavano Ford, Aston Martin, Lamborghini, McLaren, ma poi, durante il Salone vero e proprio c'è stata tanta gente. In FCA erano molto contenti: hanno venduto tanto. È fuorviante fare confronti con gli anni d'oro, ma la gente ci va, ai Saloni, dipende sempre dai contenuti che si propongono. Perchè l'appassionato bisogna rispettarlo: con venti euro di biglietto più il viaggio e il mangiare deve far tornare il suo bilancio personale tra la soddisfazione della sua passione e l'esborso economico al quale è stato costretto per ottenerla».

Si è posto un obiettivo di presenze per dirsi soddisfatto del Motor Show della rinascita, al via sabato?
«Conto di superare le 250.000 presenze. Ecco, se alle Case riusciremo davvero a portare quasi 300.000 persone, i loro contatti, avremo fatto un buon lavoro. Per avere un riferimento, all'edizione 2014 del Motor Show, quella in mezzo ai due annullamenti, nonostante le scarse presenze tra i costruttori, a Bologna arrivarono 167.000 spettatori, incredibile».

Già, i contenuti: secondo lei quali sono i motivi per cui un appassionato deve venire, tornare, al Motor Show?
«Intanto perchè le Case esibiscono tutte le numerose novità portate sul mercato. Magari non anteprime assolute, ma ancora da vedere in concessionaria e quindi quella del Motor Show è una vetrina importante per tutti. Poi dedicheremo tanto spazio a tecnologia, innovazione e elettrificazione dell'auto: i dogmi dell'automotive attuale. E poi il Motor Show torna ad essere il cuore del motorsport italiano e internazionale. Per tutti i nove giorni della manifestazione infatti l'Area Motul 48 Arena sarà dedicata a test (prenotabili sul web - ndr), esibizioni, gare con i migliori piloti a disposizione e oltre duecento macchine. A cominciare dal Memorial Bettega che garantisce oltre 50.000 spettatori e vedrà coinvolte le macchine del Mondiale Rally (WRC) tra cui Hyundai e Ford. Senza dimenticare Passione Classica, il tributo all'infinito Heritage dei costruttori». Il fiore all'occhiello: le macchine finaliste dell'Auto dell'Anno 2017. «Si, per la prima volta esporremo tutte le vetture che nei prossimi mesi si contenderanno il Car of The Year e per noi, per gli appassionati sarà un autentico privilegio, oltre che orgoglio, farsi un'idea di questa sfida»


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