Borromeo, Elkann e il garage delle "macchine truccate"

Intervista a Carlo Borromeo responsabile del design di Garage Italia Custom, atelier fondato da Lapo Elkann per rifare abito e make-up alla propria auto. O al proprio yacht.
Borromeo, Elkann e il garage delle "macchine truccate"
Francesco Colla
4 min

GINEVRA - Camicia denim, cravatta griffata col logo GIC (Garage Italia Customs), modi affabili ma al contempo impeccabili e degni di un albero genealogico che vanta tra le sue fronde un santo e svariati condottieri. Ecco Carlo Ludovico Borromeo al Salone di Ginevra: dopo gli inizi alla corte di Walter De Silva ha seguito l'amico Lapo Elkann nel progetto Garage Italia Customs, atelier di personalizzazioni per auto (e non solo) che da circa un anno sfodera a ritmo serrato one-off esagerate, a volte eccessive, spesso eleganti, ma sempre di stile. “Ci siamo resi conto – esordisce Carlo – che nel custom c'era una zona non presidiata, quella del gusto. Noi abbiamo portato l'alta moda milanese nel mondo dell'auto”. 

HAUTE COUTURE - Definizione migliore e più sintetica non si poteva trovare. Infatti non si tratta di tuning, pratica esistente da decenni ma talvolta (mal)vista, anche ai livelli più alti e ricercati, come un processo di elaborazione riservato a calciatori, sceicchi e “tamarri” della serie Pimp my ride. Garage Italia parte dal concetto tailor made già sviluppato da Elkann in Ferrari: il cliente che vuole dare un tocco sartoriale alla propria auto, sia essa una 500 o una 458 Italia, può rivolgersi a Borromeo: “Noi lavoriamo con un processo inverso rispetto ai tuner, partiamo dal cliente, non dalla macchina e inoltre non ci occupiamo, almeno direttamente, di performance. Il cliente, sia esso un privato che un'azienda, viene da noi con la propria idea e la sviluppiamo insieme, siamo l'unico atelier con un vero centro stile, formato da me più altre otto persone. Spesso lavoriamo in partnership con la stessa Casa automobilistica: non cambiamo l'essenza della macchina, osiamo per darle quel qualcosa in più”. 

MAKE-UP - Poi Carlo tira fuori un'altra parola, buttata lì con nonchalance e quasi destinata a scivolare via.  Ma a ripensarci calzante, nonché un pregevole gioco di parole per dire che in un certo senso sempre di “macchine truccate” si tratta: cosmesi. Per Borromeo le auto hanno un volto da valorizzare a seconda delle occasioni come fosse quello di una star del cinema. C'è il make-up per il red carpet e quello per un cocktail informale: così l'Alfa 4C è diventata Furiosa (vedi gallery) esibendo con orgoglio un meneghino rosso Accursio, mentre la 500X sfoggia la cravatta nera diventando tarantiniana e la 500 Abarth può permettersi la maschera dell'Uomo Tigre non solo a carnevale. 

E ANIMA - Ma non si tratta solo di quattro ruote, né tantomeno solo di modelli del Gruppo FCA: “Collaboriamo con molti brand e a breve vedrete un nuovo progetto realizzato su base Smart”. Inoltre ci sono i progetti legati alla nautica o all'aeronautica: “Abbiamo in cantiere la personalizzazione di due yacht e sei elicotteri per una linea aerea”. Ma attenzione a non trarre conclusioni affrettate. Non siamo di fronte a gruppo designer che, annoiati dal Fuori Salone, di punto in bianco decidono di giocare coi motori. Borromeo ha una passione viscerale per le auto (basta controllare il suo profilo Instagram) che spiega con un aneddoto del suo mentore, il già citato De Silva: “Se guardate gli album di una qualsiasi famiglia troverete foto dei figli, degli animali domestici e della macchina. L'auto è ben più di un oggetto, l'auto ha un'anima”. 


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