Citroen 2CV: il mito da… spiaggia

Citroen 2CV: il mito da… spiaggia
6 min
Un esemplare unico, una vera e propria opera d'arte per celebrare la mitica 2CV e la storia di un modello diventato negli anni uno dei simboli dell'automobilismo mondiale. Non per la sua potenza, per le dotazioni ricche o per il prezzo ma per il suo essere prima di tutto una vettura funzionale per l'epoca. E, successivamente, diventata di moda per un certo tipo di cultura "controcorrente": a simboleggiarlo, i finestrini apribili a metà, il piccolo parabrezza, una sospensione innovativa, la particolare leva del cambio a 4 marce, un design originale (soprattutto all'anteriore) e una tenuta di strada… sorprendente.

PER I CONTADINI - La storia inizia a metà degli anni Trenta, quando Pierre-Jules Boulanger (chiamato a raddrizzare i bilanci della Citroën) si concesse un periodo di vacanza in Auvergne, regione vulcanica della Francia celebre per la fertilità dei suoi terreni e quindi dedita essenzialmente all'agricoltura. Si accorse subito che nessun abitante, principalmente contadini, della zona possedeva un'auto. Scrisse subito sul suo taccuino: “Voglio quattro ruote sotto ad un ombrello, capaci di trasportare una coppia di contadini, cinquanta chili di patate ed un paniere di uova attraverso un campo arato. Senza rompere un uovo”. Doveva essere economica, semplice, affidabile e sicura. Quando tornò in azienda parlò con il miglior progettista, il geniale André Lefebvre, cui affidò l'incarico di tracciare le linee dell'auto che avrebbe dovuto sostituire la coppia di cavalli che ogni contadino usava per trasportare le sue cose. Nacque così, nel 1939 la TPV (trés petite voiture, auto piccolissima). Non certo un esempio di bellezza a quattro ruote ma di certo funzionale. Aveva dei curiosi finestrini anteriori, divisi a metà orizzontalmente. La metà superiore restava fissa, quella inferiore si ribaltava verso l'alto, permettendo al contadino di mettere fuori il braccio per... indicare la direzione dove voleva svoltare. Così si faceva sui carri con i cavalli e in quell'epoca le frecce erano ben poco diffuse.

BOOM DI VENDITE - Nel periodo della seconda guerra mondiale, Citroen continua a lavorare in gran segreto sul prototipo (non voleva che il progetto cadesse nelle mani naziste) e al termine del conflitto si decide a dare alla futura 2CV un aspetto più gentile, convocando lo stilista italiano Flaminio Bertoni, il quale dona alla 2CV una carica di… simpatia. La 2CV arriva sul mercato nel 1948, assemblata nella fabbrica parigina di Levallois: costa sensibilmente meno delle altre vetture. La sospensione, semplice e geniale, è eccellente e le uova possono felicemente attraversare i solchi del campo arato senza diventar frittata prima del tempo. Gli addetti del settore e la stampa stroncano l'auto come "troppo moderna" ma le vendite fanno… boom. Il successo è talmente grande da stupire per primo il costruttore, che non riesce ad accontentare tutte le richieste. Viene subito diramata una circolare ai Concessionari che devono accettare ordinativi solo da chi dimostri di non potersi permettere un'auto “normale”. I primi clienti saranno quindi i contadini di Boulanger, i curati di campagna, i veterinari, i maestri di scuola. Gente che deve spostarsi ma che non ha i mezzi per comprare una Traction Avant, neanche la più economica. Anche così, la lista si allunga in maniera spaventosa e dopo pochi giorni dalla presentazione la lista d'attesa raggiunge... due anni e mezzo.DUE MILIONI DI ESEMPLARI - Come ogni Citroën, la 2CV non ha mai smesso di evolversi. Il motore da 375cc di cui era dotata (due cavalli fiscali, ça va sans dire) è presto passato a 425cc, per poi essere sostituito alla fine dei '60 da un'edizione completamente nuova declinata in due versioni di 435 e 602cc, quest'ultimo è stato prodotto (assieme alla 2CV) fino al 27 luglio 1990. Oltre cinque milioni tra 2CV e derivate sono state prodotte dalle fabbriche Citroën tra il 1948 ed il 1990. Hanno fatto tutto e sono state dappertutto: dai deserti africani (attraversati anche con incredibili raid di massa) alle vette andine, dalle campagne dell'Auvergne ai Paesi dell'Africa centrale.

DUE CAVALLI DA… SPIAGGIA - La 2CV è sempre stata una tavolozza invitante per chi si occupa di personalizzazioni. Non poteva non interessare il fantasioso Serge Gevin, artista, design, grafico francese e titolare dell'agenzia Pink che si è occupato per anni dello studio dell'allestimento degli stand Citroën nelle manifestazioni più importanti. Proprio da una sua idea artistica nacque, quasi per gioco, la prima serie speciale della 2CV, denominata Spot, la cui carrozzeria bianca e arancio riprendeva i motivi tipici delle sedie da spiaggia. Da questa versione derivò negli anni Ottanta la 2CV Charleston, declinata nelle scale cromatiche nero/giallo, nero/rosso, doppia tonalità di grigio. Al vulcanico Serge Gevin si devono serie speciali Citroën di grande successo come, tra le altre, la Dyane Caban, la Visa Sextant, la 2 CV Dolly. È rimasta invece nel cassetto dei sogni dell'artista una 2CV davvero particolare, che lo stesso artista ci ha recentemente raccontato: “Deve essere bianca e gialla. La scocca bianca, i parafanghi gialli, così come il cofano posteriore e la capote. I paraurti devono essere bianchi, come le scocche dei fari (rotondi, mi raccomando), bianchi anche i cerchi delle ruote. Sul bagagliaio c'è il disegno di un salvagente e sulle portiere un cappello da marinaio ed una pipa. Guardandola, si deve pensare al cielo, al mare, al sole, alla gioia di vivere”. Una 2CV che Citroën Italia sta realizzando con la supervisione di Gevin in persona, partendo dalle “ceneri” di una 2CV Club del 1982.

© RIPRODUZIONE RISERVATA