In-dimenticabili, Fiat 127: la piccola berlina per tutti

Disegnata e pensata da Pio Manzù, la Fiat 127 è stata una delle auto di maggior successo e più imitate della casa torinese
In-dimenticabili, Fiat 127: la piccola berlina per tutti

Gli anni '70

Verso la fine degli anni ’60, le vendite della FIAT 850, che avevano raggiunto i 2 milioni e 200 mila esemplari, iniziavano a segnare il passo, anche a fronte di una agguerritissima concorrenza straniera. L’auto che aveva accompagnato l’Italia nel boom economico aveva ormai una linea poco moderna e anche l’abilità interna e lo spazio nel bagagliaio avevano bisogno di essere rivisti in funzione delle nuove abitudini ed esigenze degli italiani.

Italiani che intanto vivono gli inizi degli anni di piombo, degli attentati e delle stragi, del mancato golpe Borghese, dei moti di Reggio. Nel bacino del Mediterraneo il Muammar Gheddafi, proclamato premier della Libia, espropria gli stranieri dei propri beni e ventimila italiani residenti in Libia scapperanno tornando in Italia, con quello che riescono a portare via. Più lontano, in Cile, Salvador Allende viene nominato Presidente della Repubblica Cilena. Il Compañero Presidente Morirà “suicida” nel 1973 durante il golpe che porterà al potere il suo “amico” generale Augusto Pinochet, precipitando il Cile nel periodo più nero della sua storia. Mentre l’Apollo 13 comunica alla base “Houston: abbiamo un problema”, il mondo guarda il cielo solcato dai continui lanci dei satelliti russi, giapponesi e americani. Inizia la sua carriera commerciale l’aereo supersonico Concorde.

Anni bui per gli amanti della musica: tra il 70 e il 71 si sciolgono i Beatles e vengono trovati senza vita i corpi di Janis Joplin e poi di Jim Morrison, entrambi ventisettenni. Ma nel 1971 viene registrato il live di Pompei dei Pink Floyd, rigorosamente senza pubblico. Nei cinema italiani, tra nuvole di fumo degli amanti del tabacco, si proiettano tra gli altri: “Roma” di Fellini, il caso di coscienza de “In nome del popolo Italiano” con Gassman e Tognazzi, l’irriverente “Il dittatore dello stato libero di Bananas” di Woody Allen, “Continuavano a chiamarlo Trinità” di Enzo Barboni (record di incassi), Morte a Venezia” di Visconti e il “Decameron” di Pasolini, vessato e censurato in Italia e vincitore dell’Orso d’oro a Berlino. 


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La Fiat 850 va in pensione

E le auto? La Fiat alla fine degli anni ‘60, oltre alla già citata 850, aveva a listino la 128, una tre volumi disegnata da Dante Giacosa, uno dei migliori e prolifici designer di casa Fiat (e non solo), che con le declinazioni Familiare, Rally e Coupè supererà i 3.000.000 milioni di esemplari venduti e poi la A112, marca Autobianchi ma sempre di famiglia, che dopo la Primula aveva definitivamente sdoganato la trazione anteriore in casa Fiat, dopo il bando del Senatore Agnelli.  Nasce così il progetto x 1/4, con l’esigenza di sostituire la Fiat 850, una tutto indietro (motore a sbalzo, trasmissione e trazione posteriori), 4 posti che aveva ormai fatto il suo tempo, con un modello più grande, abitabile e moderno, in particolar modo più adatto a una famiglia che non poteva permettersi il lusso di due automobili, una per i viaggi e una per la città.


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Pio Minzù e il progetto X 1/4

Il progetto viene affidato a Pio Manzoni, in arte Manzù e figlio dello scultore Giacomo Manzù, astro nascente del design Italiano, che all’epoca deve ancora compiere 30 anni. Manzù, formatosi dopo il liceo alla scuola di progettazione grafica e disegno di Ulm e formato il collettivo progettuale Autonova, sebbene giovanissimo, si è distinto nel campo del design delle automobili con alcuni concept particolarmente innovativi, come la Autonova Farm, una monovolume ante litteram dai caratteristici spigoli accentuati e la Autonova GT, la cui forma molto particolare, con l’abitacolo spostato tutto indietro e la parte anteriore dell’auto con il cofano motore prevalente, si ritrova ancor oggi in molte auto sportive europee e americane. Un precursore capace, al di fuori del mondo delle auto, di disegnare la lampada Parentesi e l’orologio da scrivania Cronotime, ancora oggi esposti nei più grandi musei di design e arte moderna del mondo.

Pio Manzù è stato probabilmente il primo designer a incardinare il suo lavoro sulle esigenze dell’uomo, portando nei suoi concept criteri come la ergonomicità e l’ottimizzazione degli spazi e introducendo, prima del tempo, il concetto di rispetto dell’ambiente. Un precursore che, con la supervisione di Dante Giacosa, plasma un’auto nuova, moderna e italiana nello stile, una due volumi che prima non si era mai vista con una grande abitabilità, il bagagliaio capiente e il gruppo motore e la trasmissione montati anteriormente e in posizione trasversale e il cambio a sinistra del motore. Schema che prendeva il nome di "disposizione Giacosa".

Nei primi mesi del 1969 la maquette della 127 è pronta e il 26 maggio del 1969 deve essere presentata alla dirigenza di casa Fiat. Manzù, la rockstar dei designer italiani, è alla guida della 500 della moglie, direzione Torino, quando perde il controllo dell’auto e pochi chilometri da casa FIAT esce di strada. Inutile la corsa in ospedale per salvargli la vita. Morirà in ambulanza a seguito delle ferite riportate, proprio come una rockstar: giovanissimo.


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1971 - Nasce la 127

Il progetto 127 procede, dalla maquette vengono ricavati i primi prototipi, sui quali viene montato il collaudatissimo motore serie 100 (4 tempi benzina, a 4 cilindri verticali, distribuzione a catena – senza manutenzione – albero a camme aste e bilancieri montato sul basamento, 8 valvole e testata in lega di alluminio. Sarà prodotto dal 1955 al 2000, sostituito dal Fire, prodotto dal 1985) 903 cc di cilindrata della 850 sport coupé, portato a 47 CV, con un cambio a 4 rapporti. L’auto viene presentata al pubblico ed entra in produzione nel 1971, ottenendo un immediato successo di pubblico, vendite e apprezzamenti da parte della stampa specializzata, tanto da vincere nel 1972 il prestigioso titolo di “Auto dell’anno”, umiliando nelle votazioni le altre candidate (Renault 15 e Mercedes-Benz 350 SL, non proprio due ferrivecchi).  La prima serie della 127 era inizialmente a due porte, successivamente affiancata da una 3 porte e poi nel 1975 dalla 4 porte prodotta però dalla spagnola SEAT. Alla versione base fu subito affiancata una versione Special, ricca di cromature, con la possibilità di aggiungere i poggiatesta sui sedili anteriori che erano bicolori e con la mascherina frontale quadrata e la luce di retromarcia.


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L'evoluzione

La seconda serie della 127 esce nel 1977 e presenta notevoli differenze dalla prima che riguardano tanto la parte frontale che posteriore, la mascherina e i fari anteriori e posteriori. Disponibile inizialmente solo nelle versioni a 3 e 4 porte cui sarà poi aggiunta la versione a 5 porte, l’auto si presenta con tre allestimenti (L, C e CL) e al classico motore 903 cc viene aggiunto un più potente e nuovissimo 1050 cc.

La versione L, o base, non ha la luce di retromarcia, i sedili non sono reclinabili e mancano le tasche porta oggetti sulle portiere. La versione C si riconosce per i paraurti in plastica, la moquette interna e compaiono sulle portiere dei poggiabraccia che incorporano le maniglie di apertura porta. Di serie anche accendisigari e motore della pompa dei tergi-lava vetri (prima con la pompetta manuale). Nella CL i sedili sono reclinabili, i vetri posteriori si possono aprire a compasso, fa la sua comparsa il contagiri, i poggiatesta e le cinture di sicurezza, il lunotto termico e la vernice metallizzata, mentre i vetri diventano atermici.

Nel 1978 vengono messe a listino le versioni Sport, 3 porte caratterizzata da aspetto aggressivo, motore 1050 da 70 cv, carrozzeria nera e arancio con contagiri e lunotto e la versione TOP disponibile in bronzo o in blu, con tetto apribile. Sempre nel 1978 la Fiat mette a listino la Ritmo che grazie alle linee e agli interni più moderni costituirà un agguerrito concorrente della più datata 127.

Nel 1981 arrivano nei concessionari le versioni diesel (1300 CC da 45 cavalli ma penalizzata, come tutti i diesel, dalla tassa di superbollo) e la 127 Panorama, di derivazione brasiliana, basate sulla carrozzeria della 147, anch’essa a listino, con il nome di 127 Rustica, spartana e adatta alle strade sterrate, che non ebbe in Italia alcun successo.

Sempre del 1981 il secondo restyling dell’auto, che poco cambia nelle lamiere della carrozzeria, ma su cui vengono aggiunte molte modanature in plastica. Sulla versione Sport e sulla CL, ora chiamata Super, viene montato finalmente il cambio a 5 marcie e l’auto prende il nome (riportato anche sul portellone posteriore) di “Super 5 Speed”.

Nel 1983 la Fiat decide di proporre un modello Unificato” tanto per il mercato europeo che per il Sud America con una versione a benzina e una versione diesel, una sorta di ripiego per chi non poteva permettersi di acquistare la neonata Uno, più moderna, sicuramente, ma anche più costosa. Le vendite dell’auto in Italia cesseranno nel 1987, mentre in argentina arriveranno fino al 1996.


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Le imitazioni

La 127 è stata una delle auto di maggior successo di casa FIAT, si stima che negli anni ne siano state vendute più di 5 milioni di unità, in Europa e sud America, con numerosissimi modelli derivati come la Seat Fura, la Spiaggina della carrozzeria Fissore, la Midmaxi della Moretti o la Yugo 45 della Zastava. Anche il Fiat Fiorino era derivato dalla 127.

Un successo di design e tecnica, una berlina che stava a metà tra una utilitaria e un’auto di grandi dimensioni e che per abitabilità e spaziosità ne assolveva entrambe le funzioni. Un progetto che di fatto è stato abbandonato dopo gli anni ’70, per favorire le vendite delle nuove “Uno” e “Ritmo”, ma che probabilmente meritava di essere continuato, come testimoniano i numerosi restyling proposti anche ai nostri giorni da numerosi designer internazionali. Un successo che ha reso omaggio alla memoria di Pio Manzù e che ha ispirato il design di molte concorrenti, tra cui la Ford Fiesta del 1976 e della Volkswagen Golf del 1974. Auto di grande successo e ancor oggi in produzione, ma arrivate buone seconde.

Per chi vuole acquistare oggi una Fiat 127 il prezzo può andare dai 3500 Euro di un’auto del 1972 (attenzione alla ruggine, vero tallone d’Achille della pur amatissima prima serie)  agli oltre 15.000 Euro di una versione Sport originale e ben tenuta.

 

 


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Gli anni '70

Verso la fine degli anni ’60, le vendite della FIAT 850, che avevano raggiunto i 2 milioni e 200 mila esemplari, iniziavano a segnare il passo, anche a fronte di una agguerritissima concorrenza straniera. L’auto che aveva accompagnato l’Italia nel boom economico aveva ormai una linea poco moderna e anche l’abilità interna e lo spazio nel bagagliaio avevano bisogno di essere rivisti in funzione delle nuove abitudini ed esigenze degli italiani.

Italiani che intanto vivono gli inizi degli anni di piombo, degli attentati e delle stragi, del mancato golpe Borghese, dei moti di Reggio. Nel bacino del Mediterraneo il Muammar Gheddafi, proclamato premier della Libia, espropria gli stranieri dei propri beni e ventimila italiani residenti in Libia scapperanno tornando in Italia, con quello che riescono a portare via. Più lontano, in Cile, Salvador Allende viene nominato Presidente della Repubblica Cilena. Il Compañero Presidente Morirà “suicida” nel 1973 durante il golpe che porterà al potere il suo “amico” generale Augusto Pinochet, precipitando il Cile nel periodo più nero della sua storia. Mentre l’Apollo 13 comunica alla base “Houston: abbiamo un problema”, il mondo guarda il cielo solcato dai continui lanci dei satelliti russi, giapponesi e americani. Inizia la sua carriera commerciale l’aereo supersonico Concorde.

Anni bui per gli amanti della musica: tra il 70 e il 71 si sciolgono i Beatles e vengono trovati senza vita i corpi di Janis Joplin e poi di Jim Morrison, entrambi ventisettenni. Ma nel 1971 viene registrato il live di Pompei dei Pink Floyd, rigorosamente senza pubblico. Nei cinema italiani, tra nuvole di fumo degli amanti del tabacco, si proiettano tra gli altri: “Roma” di Fellini, il caso di coscienza de “In nome del popolo Italiano” con Gassman e Tognazzi, l’irriverente “Il dittatore dello stato libero di Bananas” di Woody Allen, “Continuavano a chiamarlo Trinità” di Enzo Barboni (record di incassi), Morte a Venezia” di Visconti e il “Decameron” di Pasolini, vessato e censurato in Italia e vincitore dell’Orso d’oro a Berlino. 


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