Olimpiadi Sochi, Putin apre Giochi in Russia. La Germania lo sfida sui gay

A Sochi è la notte degli atleti e a sfidare il grande capo che ha bandito la parola omosessuale, vietato la propaganda gay e per questo si è tirato dietro l'ira di mezzo mondo, ci sono i tedeschi: nessun cartello, nessun gesto, ma la divisa rainbow omaggio all'arcobaleno simbolo dell'orgoglio omosessuale. Unico intoppo i cerchi comparsi come un'epifania dal cielo: stelle di ghiaccio, ma solo quattro si schiudono e l'immagine simbolo dell'olimpismo resta monca. Gaffe o scelta voluta, chissà. Non toglie nulla alla grandeur di questa cerimonia
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SOCHI (RUSSIA) - Tredici scene tra illusione e storia, tra realtà e fiaba, molto orgoglio a tinte russe per dire al mondo che la potenza di un tempo è tornata. Fuori le polemiche, dentro Lubov, alias l'amore nelle vesti bianche di una bimba, la guerra e la pace di tolstoiana memoria, e il piccolo mondo della neve e del ghiaccio che si è dato appuntamento a Sochi, città di mare con i monti alle spalle, per ripetere come ogni quattro anni il rito olimpico. Quello dell'inverno, nell'ovale tecnologico dello stadio Fisht, davanti agli occhi umidi di pianto, per le note dell'inno di casa, del demiurgo di questa kermesse, quel Vladimir Putin che si è ripreso i Giochi dopo quelli estivi e dimezzati dal boicottaggio di Mosca '80.
È la notte degli atleti e a sfidare il grande capo che ha bandito la parola omosessuale, vietato la propaganda gay e per questo si è tirato dietro l'ira di mezzo mondo, ci sono i tedeschi: nessun cartello, nessun gesto, ma la divisa rainbow omaggio all'arcobaleno simbolo dell'orgoglio omosessuale. Un'affermazione silenziosa dalla numerosa delegazione tedesca che in tribuna non aveva la cancelliera Angela Merkel, assente come altri colleghi europei e non solo in polemica proprio con la politica reazionaria in materia di diritti civili di Putin: i campioni con le tute a strisce verdi, gialle, azzurre e i pantaloni arancio hanno composto sfilando un'enorme bandiera. Poi però la Russia di Putin prende in contropiede tutti proprio sul contestato terreno gay e accompagna la sfilata della squadra, tanto rosso azzurro e bianco (i colori della bandiera) con una provocatoria canzone del popolare duo femminile Tatù, (Lena Katina e Julija Volkova) finite sotto i riflettori per un bacio saffico a un vecchio Festivalbar: le due cantanti hanno sempre smentito la relazione omosessuale, ma il gossip si è autoalimentato con video e canzoni a tema. Il pezzo si chiama "Nas ne dogoniat", "Non ci raggiungeranno" che lo squadrone russo ha voluto dire come sfida agli avversari di neve e ghiaccio.Una sfilata in cui c'è spazio per l'ovazione ai tre atleti del Venezuela dell'amico Chavez scomparso, per i bermuda poco invernali della mini squadra delle Bermuda, per l'arancio dell'Olanda, per l'emozione di Armin Zoeggeler, 40 anni, sesta Olimpiade e l'Italia che sfila dietro la sua bandiera. In tribuna, vestito con la giacca degli azzurri, Enrico Letta, sbarcato a Sochi tra le polemiche per una presenza che in molti in Italia hanno contestato, a salutare la squadra tricolore. Poi è tutto show, fin troppo grande e costoso per un'olimpiade invernale. Una sintesi tra immagine e musica della storia di Russia: l'amore-bambina cammina sul mondo, lo guarda da fuori nel suo scorrere tra passato e futuro per quell'espediente narrativo usato da Konstantin Ernst, ideatore di questa kermesse: ci sono lo zar Pietro il Grande e le Anime morte di Gogol, ma anche i grattacieli staliniani e falce e martello che si incontrano in un suggestivo quadro a sfondo rosso. Tanta epica con il gran ballo di Natasha per portare nell'ovale anche un'altra grande tradizione russa. E lo spazio, tutto come in un sogno, quello della grande Russia che Putin ha voluto far vedere al mondo.
Unico intoppo i cerchi comparsi come un'epifania dal cielo: stelle di ghiaccio, ma solo quattro si schiudono e l'immagine simbolo dell'olimpismo resta monca. Gaffe o scelta voluta, chissà. Non toglie a alla grandeur di questa cerimonia che svela solo alla fine il Prometeo, che si fa in due: dopo una staffetta quasi tutta rosa e russa, con Maria Sharapova eIelena Isimbaieva, regina del tennis e dell'asta, ma anche Alina Kabaieva, presunta premier lady d'ombra ed ex ginnasta, che accompagnano la fiaccola nelle mani di Vladislav Tretiak portiere di hockey e Irina Rodnina, campionessa di pattinaggio sul ghiaccio. Il presidente del Cio, Thomas Bach, chiede la tregua dopo tante polemiche: "Olimpiadi siano esempio di armonia e tolle ranza". Putin ha già preso la parola, è lui che dichiara aperti i Giochi. Quelli suoi, raccontati in tredici scene, con l'orgoglio di una Russia compatta nel reclamare potere.


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