Sochi, Fantastica Kostner: contestato l'oro russo

Festa di paese, le Olimpiadi. Lasciano sempre per terra qualche coccio e a volte uno sgradevole odore
Sochi, Fantastica Kostner: contestato l'oro russo© Getty Images
Marco Evangelisti
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SOCHI - Festa di paese, le Olimpiadi. Lasciano sempre per terra qualche coccio e a volte uno sgradevole odore. Quel che succede nelle sagre è prevedibile. Prevedibilissimo che ieri una russa avrebbe vinto il primo oro del Paese nella storia dell'individuale femminile di pattinaggio. C’era da scegliere tra le due adolescenti, la quindicenne Yulia Lipnitskaya con la sua danza nelle tenebre dell’Olocausto, la diciassettenne Adelina Sotnikova con il suo Rondò Capriccioso. Ha scelto da sola Yulia, liberandosi il più in fretta possibile di una responsabilità insopportabile per una bambina, travolta dalle ondate della storia come quella dal vestito rosso che interpreta sul ghiaccio. Il bronzo di Carolina Kostner e gran parte della musica che rotolava sul tappeto bianco dell’Iceberg Arena hanno reso onore all’Italia. La reazione dei coreani alla sconfitta di Yuna Kim ha reso onore al senso orientale del decoro. Nel loro metro, hanno dato fuori da matti. Arretrando la testa in sdegnoso messaggio di disapprovazione. Qualsiasi cosa abbiano detta, l’urlo di trionfo di Adelina e il fracasso del pubblico l'hanno sepolta per sempre. Per alcuni la Sotnikova avrebbe dovuto lasciare il passo anche alla Kostner e questo francamente è esagerato. Yuna Kim è stata la migliore. Adelina era a casa sua, si muoveva con l'agilità di una gatta e con l’eleganza di un’indossatrice. Yuna come una pantera tra gli alberi o un'attrice in un lungo corridoio. In questo gioco ci sono i giudici che danno i numeri, talora in tutti i sensi. Non hanno corso rischi: hanno assegnato alla russa oltre cinque punti di margine. Il distacco non ha basi, la vittoria della Sotnikova ne ha poche. La coreana ora si ritira. Voleva difendere il titolo olimpico come Katarina Witt nel 1988 e non gliel'hanno permesso. Le resta la vittoria morale, che con il passare degli anni diventa livore e rimpianto.



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