Pagina 2 | Nel mondo di Sofia Goggia: legge Keats, cresciuta a polenta e sci

PYEONGCHANG (COREA DEL SUD) - Sputa prima di lanciarsi dal cancelletto e ama la poesia, è cresciuta a polenta e sci, e quando parla non le manda a dire. Si è sempre definita infatti uno spirito libero Sofia Goggia, talento della neve e ora campionessa olimpica: nata a Bergamo Alta nel 1992 sotto il segno dello scorpione l'azzurra arriva ai suoi primi Giochi dopo un bronzo mondiale a St.Moritz in gigante e un 2018 con due vittorie nella libera in Coppa del mondo, a Bad Kleinkirchheim e Cortina.
Ha cominciato a sciare a tre anni sulle nevi di Foppolo, come suo fratello più grande, Tommaso, dove la portavano mamma Giuliana e papà Ezio, ingegnere di professione e pittore per diletto.

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LA CARRIERA
A otto anni la prima gara, e da allora non si è più fermata. A parte quando l'hanno costretta gli infortuni e le quattro operazioni affrontate, tra cui rottura legamenti crociati e una cisti al ginocchio. Ma questo non ha impedito alla bergamasca, gambe potenti e forza innata, di ritrovare la grinta per andare avanti e vincere. Del resto i suoi familiari di lei dicono sempre che non ha mai avuto paura di niente, e che semmai le piaceva competere con i maschi. Nel 2016 a Killington arriva il primo podio con il terzo posto in gigante; i successi sono però datati Corea, sulla stessa neve di PyeongChang dove lo scorso anno domina libera superg. Un segno del destino che la riporta qui, stavolta a vincere la gara più importante della sua vita. Che fa di lei la prima donna italiana a diventare olimpionica nella discesa libera, la versione femminile di Zeno Colò il campionissimo che nel '52 a Oslo conquistò l'unico oro azzurro nella disciplina regina.

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LE PASSIONI
Nella vita di tutti i giorni ama la natura, la fotografia e il suo cane Belle (un pastore australiano). Moltissimo la lettura, in particolare la poesia: il suo poeta preferito è John Keats, di cui ha fatto sua una frase: "La vita è un'avventura da vivere, non un problema da risolvere". Testimonial di una linea di moda, non è però una patita dello shopping: compra quello che serve, scarpe basse mai i tacchi anche quando esce con gli amici per un giro di movida. Studia scienze politiche, e vorrebbe laurearsi, ascolta Fedez e J-Ax, ma la sua vita ora sono gli sci. Ironica, sempre con la battuta pronta delle sue zone esalta anche la cucina: "Se non sai fare la polenta non sei nessuno" ha ripetuto più volte. Sulla neve però Sofia dà il suo massimo, che è anche il suo meglio.


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LA CARRIERA
A otto anni la prima gara, e da allora non si è più fermata. A parte quando l'hanno costretta gli infortuni e le quattro operazioni affrontate, tra cui rottura legamenti crociati e una cisti al ginocchio. Ma questo non ha impedito alla bergamasca, gambe potenti e forza innata, di ritrovare la grinta per andare avanti e vincere. Del resto i suoi familiari di lei dicono sempre che non ha mai avuto paura di niente, e che semmai le piaceva competere con i maschi. Nel 2016 a Killington arriva il primo podio con il terzo posto in gigante; i successi sono però datati Corea, sulla stessa neve di PyeongChang dove lo scorso anno domina libera superg. Un segno del destino che la riporta qui, stavolta a vincere la gara più importante della sua vita. Che fa di lei la prima donna italiana a diventare olimpionica nella discesa libera, la versione femminile di Zeno Colò il campionissimo che nel '52 a Oslo conquistò l'unico oro azzurro nella disciplina regina.

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