Alessandra Averna: «Il golf, il mio modo per stare bene»

Da Tiger Woods alla Ryder Cup del 2022 passando per i suoi trionfi in campo fino ad arrivare a essere uno dei volti di AISM
Alessandra Averna: «Il golf, il mio modo per stare bene»
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Una passione travolgente. Uno spot per il golf e per tutto il mondo dello sport. Alessandra Averna ha volto di chi ama quello che fa anche se la vita l’ha messa davanti a sfide ben più complicate di quelle vinte sul campo. Il golf e Alessandra sembrano fatti per andare insieme, ma nel 2014 arriva la diagnosi di sclerosi multipla che un anno dopo la allontana da gare ufficiali, ma il golf è rimasto inevitabilmente nella sua vita perché «è lo sport più bello del mondo».

 

Si è da poco concluso l’Augusta Masters, uno degli appuntamenti più importanti dell’anno vinto da Patrick Reed. Che torneo è stato?

«Come major è sicuramente tra i più importanti, anche perché si tratta del primo, e più affascinanti. È sempre un’emozione incredibile vederlo anche solo da casa. Sinceramente non l’ho seguito fino in fondo perché non amo molto Patrick Reed (ride, ndi). Ho fatto il tifo per Tiger Woods, ma purtroppo non è andata benissimo».

Nel 2022 Roma ospiterà la Ryder Cup. Quanto è importante per il movimento una manifestazione del genere?

«È importantissimo. Il presidente Chimenti ha avuta una grande lungimiranza e ha creduto in un sogno che sembrava quasi impossibile da realizzare. Sarà un momento incredibile, parliamo di una degli eventi legati al golf più seguiti al mondo, e speriamo che avrà un ritorno su tutto il movimento nazionale. Da golfista mi auguro che la Ryder Cup porti tanti nuovi giocatori perché purtroppo in Italia c’è ancora questa convinzione che il golf è uno sport per ricchi e per vecchi. E invece non è così. Anzi se vogliamo dirla tutta è uno sport anche per vecchi, a qualunque età puoi divertirti e toglierti le tue soddisfazioni». 

Un consiglio per chi ha intenzione di avvicinarsi a questo sport?

«Sicuramente di avere un po’ di pazienza. È uno sport che ha bisogno di un po’ di tempo prima di diventare divertente. Superata questa fase, e imparate le basi, è lo sport più bello del mondo, anche se sono di parte (ride, ndi)».

Veniamo alla sua esperienza sul campo. È stata una golfista dilettante di grande prospettiva: 10 anni di Nazionali giovanili e una carriera promettente davanti. Nel 2012 il passaggio al professionismo e subito dopo la prima vittoria. Poi è arrivata la diagnosi.

«Sono passata professionista a inizio 2012 e a marzo, al debutto, ho vinto la mia prima gara. Poi nel 2014 è arrivata la diagnosi, ma ho continuato a giocare fino alla fine del 2015. Nel 2012 e nel 2014 ho avuto due attacchi molto forti che mi hanno tenuta lontano dal campo per circa quattro mesi. Adesso col senno di poi posso dire che ho usato il golf per superare gli attacchi. Appena ero abbastanza in forma mi ributtavo in campo, ovviamente non a livello agonistico. Ho continuato a giocare perché il golf era il mio modo per stare bene».

Quest’anno AISM ha compiuto 50 anni e ha lanciato #SMuoviti. In linea con la campagna, quanto è importante per una persona con SM fare sport?

«La bellezza dello sport, qualunque esso sia, è che ti fa stare meglio. È in grado di portati in un’altra realtà. Poi molti dei sintomi dati dalla sclerosi possono essere migliorati facendo sport. Per quanto mi riguarda anche solo fare una passeggiata sul campo insieme a mio marito (Filippo Bergamaschi giocatore professionista, ndi) e “respirare aria di sport” mi fa sentire meglio».

Ricorda come ha conosciuto AISM?

«Subito dopo la diagnosi su internet ho trovato il sito di AISM e mi sono informata su cosa fosse la sclerosi. È stato veramente molto utile, mi ha chiarificato le idee e in un certo senso sapere dell’esistenza di una rete di supporto mi ha dato conforto».

Ormai dai anni sei testimonial di AIMS. Cosa l’ha colpita dell’Associazione.

«La prima cosa importante in AISM sono le persone che ci lavorano: mettono una passione e un’attenzione incredibile nelle loro attività. Tutto quello che fanno lo fanno col cuore e sempre con il sorriso. E forse questa è la cosa più bella».

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