A Venezia arriva 'Everest'. Le 10 cose da sapere sulla montagna più alta del mondo

Il film sulla tragedia che coinvolse 5 scalatori nel 1996 ripropone il tema della scalata alla vetta della montagna più famosa: ecco le curiosità che la riguardano
A Venezia arriva 'Everest'. Le 10 cose da sapere sulla montagna più alta del mondo
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ROMA - Verrà proiettato oggi per la prima volta al Festival di Venezia l'atteso film di Baltasar Kormakur 'Everest' che racconta la tragedia avvenuta il 10 maggio 1996 che uccise cinque alpinisti bloccati in vetta. Da allora le polemiche sulla scalata alla cima più alta del mondo si fecero più feroci nonostante il business dell'Everest rapprerenta il 4% del pil del Nepal e fonte di lavoro per circa cinquecentomila persone.

L’Everest si può salire da due lati. Il versante Sud, quello nepalese fino ad oggi preferito da molti scalatori, e quello Nord, tibetano, considerato più tecnico e meno agevole dal punto di vista burocratico (è più difficile ottenere i visti necessari per accedervi). Nonostante i racconti di morte e i problemi fisici subiti da tantissimi alpinisti esperti (e non), la scalata della montagna più alta del mondo resta sempre una delle sfide più affascinanti. 

Ecco dieci cose che forse non conoscete dell'Everest: 

1) QUANTO E' ALTO L'EVEREST?
Le autorità del Nepal non hanno mai misurato l’altitudine dell’Everest. La misura riconosciuta è quella di 8.848 metri, ma diverse altre misurazioni compiute nel corso degli anni sembrano indicare una altitudine diversa.

2) QUANTO COSTA SCALARLO? 
Una spedizione può costare tra i 35mila e i 60mila dollari a persona (di cui 11mila come «tassa di permesso»). Uno sherpa (la guida che accompagna e aiuta gli scalatori nell'impresa) può guadagnare 3mila dollari a stagione in un paese in cui il salario medio è di 700 dollari l’anno. Gli sherpa hanno ormai quasi il monopolio delle spedizioni (ne organizzano il 70%). Il loro è un mestiere rischioso: nonostante il loro organismo si sia ormai ambientato alle altitudini della montagna, molti si trovano in difficoltà nel gestire l'enorme mole di persone desiderose di compiere l'impresa. Gli sherpa trasportano i bidoni pieni di liquame delle latrine, allestiscono chilometri di corde fisse e dozzine di scale di metallo sui crepacci, montano tende e cucine da campo, gestiscono e muovono quintali di materiali tecnici, garantiscono la sicurezza dei propri clienti.

3) CHI FU IL PRIMO ALPINISTA A RAGGIUNGERE LA VETTA?
Nel 1920 cominciarono i tentativi di scalata da parte di spedizioni straniere, ma solo il 29 maggio 1953 una spedizione inglese guidata da J. Hunt consentì a E. Hillary e al nepalese Tenzing, saliti dal versante meridionale, di conquistare la vetta. 
Eccezionali le imprese dell'italiano R. Messner che, senza usare il respiratore, scalò l'Everest prima con l'austriaco P. Habeler nel 1978 («Arrivai in vetta esausto, stisciando letteralmente al suolo», disse Messner), poi in solitaria (1980). Takao Arayama, giapponese di 70 anni, è lo scalatore più vecchio ad aver raggiunto il tetto del mondo.

4) QUANTE PERSONE SONO MORTE NEL TENTATIVO DI SCALATA?
5832 persone hanno tentato la scalata finora e circa 900 persone sono morte nel tentativo: i corpi di almeno 260 di loro sono ancora dispersi, ricoperti dal ghiaccio e dalla neve. 

5) QUALI SONO I PROBLEMI DELL'ALTA QUOTA?
Sopra i 7800 comincia quella che gli scalatori chiamano 'zona della morte'. Superata questa linea l'ossigeno diventa rarefatto e la vita umana non è a lungo sostenibile. A tali altitudini (più o meno quelle di crociera di un Boeing 747, per intenderci) la respirazione polmonare non fornisce ossigeno sufficiente a sostenere le funzioni vitali dell'organismo e le cellule cominciano a morire. Il periodo di soggiorno nella zona della morte deve essere dunque ridotto il più possibile per evitare l'incorrere di danni irreversibili ad alcune delle funzioni vitali, soprattutto quelle cerebrali.

6) PERCHE' IL VERO INCUBO DELL'EVEREST E' L'EDEMA?
Il mal di montagna si preannuncia sempre con un leggero mal di testa e può rapidamente evolvere in mal di montagna acuto sotto forma di edema polmonare e/o celebrale. Il mal di montagna acuto è sempre la conseguenza di un cattivo acclimatamento dovuto ad una salita compiuta troppo rapidamente, a fattori di sensibilità individuali alla quota, a cattive condizioni esterne (freddo, vento etc.) e non ultimo, a fattori psicologici (tensione, paura). E quando il mal di montagna si evolve in edema le cosa si fanno estremamente serie. Il solo rimedio è la discesa più rapida possibile a quote inferiori, unita alla somministrazione di ossigeno e diuretici. Fondamentale avere una camera iperbarica gonfiabile a portata di mano.

7) QUALI SONO GLI OSTACOLI PRIMA DI ARRIVARE IN VETTA?
Io credo che la difficoltà dell’Hillary Step costituisca una specie di selezione naturale per chi voglia salire l’Everest". Situato a 8760 metri è un salto di roccia alto una decina di metri, ultimo ostacolo degli scalatori prima di arrivare in vetta. Il vero problema, oltre all'altitudine, è il traffico di scalatori presenti in questo punto. Questo gradino, infatti, molto lento da scalare, provoca imbottigliamenti e ritardi nei giorni in cui la montagna è molto frequentata ed è già successo che qualche alpinista abbia dovuto abbandonare il suo tentativo di vetta per l'eccessivo traffico in loco.

8) COME SI FANNO I BISOGNI SULL'EVEREST? 
Da anni si parla del problema dei rifiuti abbandonati dagli scalatori sulla più alta montagna al mondo. Il campo base, che si trova a 5.300 metri di altezza, non è dotato di fogne: ma ci sono delle tende dove gli scalatori possono fare i loro bisogni, gettandoli in fusti che una volta riempiti vengono riportati a bassa quota e smaltiti. Una simile soluzione non è però presente negli altri quattro campi che si trovano a varie altezze tra la base e la cima della montagna. La soluzione degli scalatori è scavare una buca nel ghiaccio e poi ricoprire le feci, ma quando aumenta la temperatura la neve e il ghiaccio si sciolgono, le feci riaffiorano all’aperto, provocando un odore sgradevole e mettendo a rischio la salute delle persone che ricavano l’acqua potabile dai fiumi che scorrono dai ghiacciai dell’Everest.

9) QUANTO TEMPO OCCORRE PER SCALARE L'EVEREST? 
Ci vogliono circa due mesi. L'assalto alla vetta dal Campo 4 comincia poco dopo mezzanotte (sempre che le previsioni meteo lo permettano). Si sale al buio. Novecento metri in verticale da fare entro 12 ore. In cima si resta solo qualche minuto perchè la discesa deve cominciare entro mezzogiorno altrimenti il rischio incidenti è elevatissimo visto che alle 18 il buio è totale. 

10) AFFRONTARE UNA MONTAGNA COME L'EVEREST E' UNA COSA DA PAZZI? 
Si dice che scalare l’Everest è innanzitutto una questione di resistenza al dolore. Al campo base (5300mt) si arriva già stremati, tormentati dal mal di testa, allucinazioni e dalla tosse. Si dorme poco e male, si mangia poco e si vomita spesso. Ogni movimento costa enorme sforzo.  E non si è ancora incominciato, perchè la vetta è lassù, 3500 metri sopra la tua tenda. E' necessario una buona dose di determinazione e bisogna arrivare all'evento preparati mentalmente e fisicamente.

 


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