Signori e Marchegiani accendono la luce

Dal gol "fumoso" a un promettente esordiente. Quando la Roma rischiava la retrocessione e la Lazio concludeva quarta in classifica
Signori e Marchegiani accendono la luce
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La serata della paura per la Roma. La squadra giallorossa, allenata da Mazzone, perde un derby durissimo e si ritrova a un punto dalla zona retrocessione quando mancano otto giornate alla fine del campionato. Trionfa la Lazio di Zoff, che passa dopo 6 minuti grazie a Signori (un gol che in pochi vedono, sia allo stadio sia in tv, a causa del fumo denso delle torce utilizzate dai tifosi per le loro scenografie). Dopo lo svantaggio, la Roma le prova tutte, Mazzone getta nella mischia il giovanissimo Totti, diciassettenne, che si procura un calcio di rigore sotto la Curva Sud dopo un fallo di Negro. Sul dischetto va Giannini, che però si fa parare la conclusione da Marchegiani. A fine stagione, la Lazio sarà quarta; la Roma invece riuscirà ad allontanare lo spettro della seconda retrocessione della propria storia grazie a un pareggio prezioso a Foggia (firmato proprio da Giannini) a cui faranno seguito quattro vittorie di fila, un pari e un altro successo che porteranno i giallorossi a sfiorare addirittura la qualificazione alle coppe europee.

IL COMMENTO DI Marcobal

Il Lazio-Roma del marzo 1994 è uno dei derby più contrastanti della mia carriera da tifoso dove la gioia della vittoria è mitigata dall’assenza forzata allo stadio. Forzata dal fato, che quella domenica ha deciso di relegarmi lontano dall’Olimpico e dagli amici tutti schierati in Curva Nord. La prima tegola arriva a metà pomeriggio quando la mia Golf mi lascia a piedi dopo sei anni di onorato servizio. Giusto il tempo di architettare un piano secondario per raggiungere l’Olimpico che ecco sopraggiungere la brusca impennata della pressione di mia suocera. La resa è inevitabile, la cena a casa dei suoceri pure così come la fede romanista di mio suocero e di mio cognato. Ero solo nella tana dei lupi. Quell’anno però eravamo noi a comandare, la Lazio era nettamente più forte e loro, invece, andavano così male che la retrocessione era un incubo manco troppo velato. La tensione in campo e sugli spalti raggiunge picchi elevatissimi. I primi minuti dei derby sono avvolti, al solito, dalla coltre di nebbia figlia dei fumogeni e si fatica a entrare visivamente nel match, ma il sesto minuto è ricordo nitido, stampato in ultra-HD nella mia memoria. Signori, diventato capitano per l’uscita dopo appena 5 minuti di Bergodi, gira al volo di destro sotto l’incrocio. Una meraviglia da catalogare tra i più bei gol della storia del derby. Nel resto del match si vede poco calcio e molti calci: sei ammoniti e noi siamo decimati dagli infortuni di Bergodi e Gascoigne. Nonostante la superiorità tecnica, il morale e il gol di vantaggio, ero strasicuro che qualcosa sarebbe accaduto se non avessimo raddoppiato. Ecco, puntuale come le tasse, che a 10’ dalla fine questo maledetto ragazzino biondo con la 16 sulle spalle sguscia in area da destra e cade. Per l’arbitro è rigore tra il boato della Sud e del salotto dei suoceri. Quel ragazzino biondo si chiama Francesco Totti, ma sul dischetto va – vivaddio – l’allora capitano romanista: Giannini incrocia il destro, Marchegiani lo para! Parare un rigore nei minuti finali di un derby poi vinto dovrebbe valere l’immortalità, almeno a Roma. La gioia è troppo grande per essere sedata dallo status di ospite ed esplode incontenibile. Per un attimo il pensiero va a ciò che sarebbe accaduto con i miei amici in curva Nord, poi però ritorna a Signori e Marchegiani ed è bellissimo ugualmente.


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