Il Parma torna tra i professionisti, grande f<span style="line-height: 20.8px;">esta crociata</span>

Gli emiliani salutano la Serie D con tre turni d’anticipo. Una cavalcata record che non ha conosciuto sconfitte
Il Parma torna tra i professionisti, grande festa crociata© Getty Images
Alessandra Giardini
3 min

PARMA - Era questo che avevano promesso Scala, Minotti e Apolloni, stando bene attenti a non promettere mai niente. Era questo che avevano in mente i sette imprenditori di successo che hanno salvato il Parma dallo schifo dell’anno scorso, senza mai vantarsi di averlo fatto. Ieri erano in tribuna, defilati, addirittura Guido Barilla è arrivato nel secondo tempo perché suo figlio giocava a Bologna e lui doveva andarlo a vedere, e poi sono spariti così com’erano arrivati: hanno lasciato a Scala, ad Apolloni, a Minotti e ai giocatori la passerella in piazza Garibaldi in mezzo ai tifosi. Il Parma è tornato fra i professionisti, dopo una stagione fra i dilettanti, dilettanti per modo di dire. Il Parma ha conquistato la promozione con tre giornate d’anticipo, senza perdere mai una partita, vincendone venticinque e pareggiandone dieci, segnando settantatrè gol e subendone appena quindici, con quella che Luca Cacioli pensa che sia «la difesa migliore del mondo», e forse non sarà quella di Buffon-Thuram-Cannavaro ma va bene lo stesso.

IL PARMA BATTE IL DELTA ROVIGO 

PASSIONE - I tifosi non hanno accusato il colpo della discesa agli inferi. Ad Arzignano, per la prima trasferta, erano in milleduecento. A Brescello, per il derby con il Lentigione, sono andati in tremila, molti in bicicletta. A Valdagno in mille, a Forlì in millecinquecento. Ma in questo copione perfetto era giusto che la certezza della promozione l’avessero in casa, al Tardini, dove le squadre scendono in campo al suono della marcia trionfale dell’Aida. Ieri i calciatori del Delta Rovigo si guardavano attorno come se li avessero portati a giocare a teatro. E in fondo un po’ è così.

Qui si vincevano le coppe, qui il derby era quello con la Juve, qui arrivavano gli stranieri più bravi, i palloni d’oro. Qui però non era tutto oro quello che luccicava. Nè la prima volta, quella del crac Tanzi. Nè la seconda, l’ultima. Ma questa stagione spazza via tutto. Scala lo ha chiamato calcio biologico e ha avuto ragione. Certo, a Parma hanno avuto un budget superiore a quello della Serie D. Però ci sono stati dentro. E l’ultimo anno, in Serie A, gli abbonati erano 8.500. Quest’anno, per vedere il Mezzolara e l’Altovicentino, si sono abbonati in 10.500. E’ stato lì che il Parma ha vinto. Prima di cominciare a giocare. Poi ha rivinto sul campo, con giocatori di un’altra categoria, e giovani che Galassi e Minotti hanno saputo scovare chissà dove. Alla fine la festa è stata quella che si vede dappertutto, con i giocatori sotto la curva, i tifosi che li svestono per portare a casa un ricordo da dimenticare nell’armadio, e i loro bambini piccoli a giocare fino a tardi sul campo del Tardini, con le loro maglie crociate troppo grandi, a rincorrere i loro papà in mutande, e chissà perché piangono tutti, i grandi sono strani. Uno degli ultimi presidenti del Parma, quello che veniva dai dilettanti, dal Carpenedolo, diceva che il calcio è tutto uguale. Chissà se adesso ha capito quanto si sbagliava. 

SCALA: «TORNEREMO A OTTIMI LIVELLI»


© RIPRODUZIONE RISERVATA