Pennetta si racconta: Che paura a New York! E quella telefonata di Nadal...

L'intervista alla brindisina per "I Signori del Tennis", l'appuntamento di Sky Sport 1
Pennetta si racconta: Che paura a New York! E quella telefonata di Nadal...© EPA
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MILANO - È la prima lunga intervista dopo la vittoria agli US Open e il suo ritiro dalla carriera agonistica. Ospite de "I Signori del Tennis", Flavia Pennetta racconta del trionfo a New York, della telefonata di Nadal e del suo futuro. L'intervista completa andrà in onda sabato 28 novembre, alle ore 00:15 su Sky Sport 1 HD e Sky Calcio 1 HD.

LA VITTORIA AGLI US OPEN E LA SCELTA DI RITIRARSI - «Nonostante la vittoria, la mia scelta non è cambiata, nel senso che è stato meraviglioso, perché ho avuto l’opportunità di fare qualcosa che ho sempre sognato di fare. Perché io ricordo e non mi scorderò mai Sampras dare l’addio e fare il giro del campo con suo figlio in braccio, mi ricordo che disse: “It’s the time to say goodbye”. Ho avuto la stessa opportunità e non me la sono fatta scappare».

LA FINALE CONTRO ROBERTA VINCI - «Ero spaventata perché se giochi contro Serena (Williams, ndr), sia che vinci o che perdi puoi dire che è stato comunque un bellissimo torneo, però avendo la possibilità di giocare la finale contro Roberta (Vinci, ndr) mi è venuta un po’ di tensione, nonostante fossi contenta per lei, ma ero un pochino spaventata dalla situazione, perché in questo caso, sulla carta, devi vincere. Stava per diventare la settimana più bella della mia vita, o poteva essere la settimana più brutta, perché perdere questa chance sarebbe stato tosto da assimilare. Magari col tempo lo avrei assimilato di più, però l’impatto sarebbe stato molto duro».

IL TRIONFO A NEW YORK - «Non pensi molto, non sei lucida per pensare. Sei contenta, incredula più che contenta, però mentalmente non sei così fresca da pensare “oh madonna, guarda il percorso che ho fatto, guarda fin dove sei arrivata”. E’ qualcosa che fai dopo. L’ho fatto molto dopo. Nel momento in cui finisce la partita, o mentre sei in campo, o l’istante dopo, non vedi il tuo percorso, lo vedi molto dopo. Lo vivi con più calma quando hai un pochino di tempo, quando realizzi quello che hai fatto, perché lì per lì non ci credi, hai questa coppa in mano, la guardi e dici: “E’ mia?”. Per un tennista penso sia la cosa più bella che si possa mai desiderare, ottenere, sperare e alla fine penso di aver realizzato tutto quanto soltanto ora, dopo un po’ di tempo, dopo qualche mese più che la settimana dopo o nei giorni successivi. Ero immersa in una macchina in cui dovevo continuare a muovermi, ma mi muovevo per inerzia, senza capire effettivamente cosa stava succedendo, anche perché è stato tutto molto frenetico. Sono tornata negli spogliatoi e sul mio armadietto avevano inciso “Campionessa 2015” e quindi quell’armadietto sarà sempre il mio armadietto. E’ bellissima questa cosa».

DOPO LA FINALE, LA CHIAMATA DI NADAL - «Mi squilla il telefono ed era Rafa (Nadal, ndr) che mi aveva chiamato. “Flavi?” “Hola Rafa todo bien?” “Estàs contenta eh?” E io: “No secondo te sono triste?”. “Sono troppo contento per te, sono felicissimo, te lo meriti”. Il pensiero che ha avuto Rafa, di chiamarmi in quel momento, dimostra l’uomo che è, la persona che è, l’amico, perché comunque è un grande amico. In questi anni ci siamo un po’ cresciuti a vicenda».

IL RITORNO IN ITALIA - «Quando siamo tornati, ci siamo resi conto di quanto forte, di quanto seguita, di quanto impatto ha avuto tutto questo in Europa. Questi momenti l’Italia li vive molto, negli anni di Tomba si fermavano tutti per vederlo ed è stata la stessa cosa anche per me e Roberta, perché questa situazione era unica. Roberta ed io l’abbiamo gestita bene, l’abbiamo gestita molto bene entrambe. E quindi rimarrà per sempre una parte di storia del nostro Paese, una pagina del nostro sport molto importante».

L’AMORE PER IL TENNIS - «Il tennis è il mio primo amore, il secondo è Fabio, ma il tennis rimarrà sempre il mio primo amore. Penso che è qualcosa che ho dentro, che avrò sempre e che non si spegne. Non ho giocato tutti questi anni solo perché giocavo bene, perché guadagnavo o perché era il mio lavoro. E’ sempre stato molto di più. È un’appartenenza, la mia, nei confronti di questo sport. Non mi vedo senza tennis, neanche tra un anno, due anni. È qualcosa che non concepisco. Ultimamente, la cosa che facevo un po’ fatica a fare e che mi ha aiutato poi a prendere questa decisione, quella di smettere, era la costante cattiveria che devi avere in campo per fare determinate cose. Quando inizi a non averla, quando inizi a non essere così costante nel desiderio di lotta in campo, tendi a rendere meno. La cattiveria che bisogna avere quando si è sul campo, la determinazione, il viaggiare tanto, il togliere tempo alle persone che ami e quindi perdere molti momenti di vita delle persone che ami, come Fabio o la mia famiglia».

IL FUTURO - «Penso che non verrò ricordata come la più forte, ma come una persona che ha dato tanto per questo sport, si è rialzata molte volte, è caduta, si è rialzata, è di nuovo ricaduta e si è rialzata con una forza particolare. E sicuramente la cosa che mi è piaciuta molto, dopo aver vinto gli Us Open, è stato l’affetto che ho ricevuto da tutto il circuito femminile. Vista così sembra una cosa semplice, ma dobbiamo pensare che le donne sono un po’ cattive, normalmente. E’ difficile che una donna ti dica “brava” o “bella”. Ho ricevuto una marea di messaggi da giocatrici, una marea di tweet bellissimi e questo mi ha reso molto contenta perché il lato umano conta molto e questo vuol dire che con le persone mi sono comportata bene in tutta la mia carriera».


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