L'azzurra Lucia Bosetti in visita a Volleyrò

Ha fatto una sorpresa al papà Giuseppe al PalaFord: «L'infortunio è ormai il passato, finalmente farò un po' di vacanza. Mio padre si trova bene a Roma, tratta tutte le ragazze allo stesso modo. Non potrò mai dimenticare quello che Andrea Scozzese e Armando Monini hanno fatto per me»
L'azzurra Lucia Bosetti in visita a Volleyrò
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ROMA - Questo non è un racconto di numeri e schiacciate, di classifiche e muri, di scudetti e battute. È la storia di una campionessa che, con spirito di sacrificio e forza di volontà, ha saputo diventare un esempio per tante ragazze che ogni giorno sfidano le leggi della fisica perché convinte che, anche senza un corpo da super atleta, si possa giocare a pallavolo ad altissimi livelli. In visita a Roma per fare una sorpresa a suo papà Giuseppe, Lucia Bosetti è passata per il PalaFord e ha colto l’occasione per fermarsi e assistere agli allenamenti del Volleyrò, società di cui suo padre è uno degli allenatori.“Finalmente – confessa Lucia – posso godermi due settimane di vacanza. Da quando mi sono infortunata non mi sono mai fermata ed ora posso davvero staccare la spina e prendermi un po’ di meritato riposo”.

Quel maledetto giorno in cui Lucia Bosetti si fece male al ginocchio, nel corso di una partita della Nazionale (a Sassari nel Grand Prix), è un lontano ricordo e l’incubo può dirsi ormai finito. “Ormai posso dire di essermi ripresa. Già da gennaio sono tornata a giocare, ma soltanto nell’ultimo mese stavo davvero meglio. Non ho mai avuto paura di tornare a saltare. Dopo il primo salto ho superato qualsiasi tipo di timore. Il momento più difficile è stato proprio quando sono tornata a giocare, perché non mi vedevo più come prima e perché facevo fatica a fare quelle cose che prima mi riuscivano molto più facilmente. Nell’ultimo mese sono tornata a essere quella che ero”.

L’infortunio di Lucia ha privato l’Italia di una pedina fondamentale nel periodo dei Mondiali e ha costretto l’atleta a saltare buona parte della stagione agonistica con il Fenerbahce. “È stata un’annata tutto sommato positiva – ricorda – per quanto riguarda i risultati. Dispiace per la Champions, perché siamo usciti ai quarti di finale, ma con le vittorie del Campionato e della Coppa di Turchia siamo riuscite a far dimenticare alla società e ai tifosi la delusione europea”.

Istanbul è da tutti riconosciuta come una delle città più belle al mondo, ma per un’italiana che si trasferisce a vivere lì può risultare difficile abituarsi a una cultura così diversa da quella tipica europea. “All’inizio ho avuto un po’ di difficoltà ad ambientarmi, soprattutto perché a causa dell’infortunio non riuscivo ad allenarmi. Poi, piano piano, le cose sono andate sempre meglio. Sono rimasta in Turchia da gennaio fino a maggio e ogni settimana giocavamo due partite. Il tempo libero era poco e, a parte la classica visita da turista, non ho potuto girare molto per la città”.

A fare compagnia a Lucia nella sua esperienza in Turchia ci ha pensato sua sorella Caterina, che gioca sempre a Istanbul ma veste la maglia del Galatasaray, storica rivale del Fenerbahce. “Con Caterina abitavamo vicine anche se a Istanbul, per problemi di traffico, le distanze sembrano molto più grandi. Giocavamo tutte e due nello stesso impianto, ma io avevo casa vicino al campo di allenamento del Fenerbahce, lei invece vicino al campo di gioco. Gli spostamenti a Istanbul vanno calcolati con molta attenzione, perché si rischia di fare tardi. Io, poi, vivevo vicino allo stadio di calcio del Fenerbahce quindi, ogni volta che c’era una partita, dovevo partire con molto anticipo per arrivare puntuale agli allenamenti”.

Lo sport in Turchia si vive in maniera molto diversa dall’Italia e anche nella pallavolo il derby tra Fenerbahce e Galatasaray è un avvenimento molto sentito per questioni di rivalità storiche e politiche tra tifosi. “È una rivalità che con il volley c’entra poco. Alcuni tifosi sono un po’ troppo fanatici e assomigliano quasi ai nostri ultrà del calcio. Ricordo un derby con il Galatasaray. La gara sarebbe dovuta iniziare alle 19.30 e invece abbiamo cominciato il riscaldamento alle 21.30, perché dagli spalti hanno cominciato a tirare fumogeni e seggiolini. Non è stata una cosa piacevole”.

Il 31 maggio Lucia Bosetti si aggregherà al gruppo della Nazionale in vista degli impegni estivi che vedranno l’Italia protagonista. “Ancora non ci penso. In testa ho soltanto la vacanza. Il recupero post infortunio è stato duro e non sono più abituata ad avere tutto questo tempo libero. Sono, comunque, riuscita a seguire la fase finale del campionato italiano. In Turchia leggevo solo i risultati, perché con il satellite non si vedevano le partite. Sono rimasta molto stupita dalla vittoria di Casalmaggiore, perché Novara era la favorita. Alla fine credo abbia vinto la formazione che si è dimostrata più squadra”.

Di Lucia Bosetti oggi si conosce praticamente tutto, compreso il fatto che, figlia di Giuseppe Bosetti, ex tecnico della nazionale italiana, e di Franca Bardelli, che ha collezionato 93 presenze con la maglia azzurra, fin da bambina la pallavolo è sempre stata una questione di famiglia. “I miei genitori – ricorda Lucia – non mi hanno mai condizionata nella scelta dello sport. Ho iniziato a giocare a volley perché mi piaceva e perché le mie amiche facevano lo stesso. Non ho mai pensato di fare altro. Caterina, invece, era bravissima a nuoto e doveva scegliere tra la piscina e la pallavolo. Alla fine ha optato per la pallavolo, ma per i miei genitori non sarebbe stato un problema se avesse scelto il nuoto”.

Lucia e Caterina sono due giocatrici affermate, ma c’è anche una terza sorella Bosetti che sta finendo il suo ciclo giovanile e che sembra ben avviata per ricalcare le orme delle celebri sorelle. “Con Chiara parliamo poco di pallavolo, perché quando ci vediamo pensiamo ad altro. Non le ho mai dato consigli, forse più Caterina che le è più vicina come età. Il fatto di essere predestinate non ci ha mai creato problemi né in casa né in palestra, perché mamma e papà sono sempre stati bravi a tenere separati i due ruoli di tecnici e genitori”.

Da quest’anno Giuseppe Bosetti è un tecnico del Volleyrò, con un’attenzione particolare rivolta alle giovani dell’Under 14 che ha già condotto alla vittoria dei campionati provinciale e regionale. “Papà si è trovato molto bene qui a Roma e con il Volleyrò ha scoprerto una famiglia. So però che la mamma gli manca tantissimo e soffre a non poterle stare vicino. È difficile stare lontani dalla propria famiglia. Lo è per me che ho venticinque anni, figuriamoci per lui che negli ultimi tempi è sempre stato a casa. Come padre posso dire che è molto simpatico e che non ha mai interferito con le nostre scelte professionali. Si agita tanto, questo sì, ma ci ha sempre lasciate libere di decidere con la nostra testa. Ciò che lo rende un allenatore così stimato dalle sue giocatrici è il fatto che tratta tutte alla stessa maniera, dalla più brava alla meno forte. E nel giovanile questo è fondamentale. Un bravo allenatore capisce subito se una ragazza ha grandi potenzialità, ma questo non significa che debba essere trattata in maniera diversa dalle altre”.

Il rapporto che lega Lucia al Volleyrò non si esaurisce con la presenza del papà nelle vesti di tecnico, ma ha motivi ben più importanti e profondi. “Con papà ogni tanto abbiamo parlato del progetto Volleyrò. Sono contenta che ci siano realtà come questa che puntano sui giovani. Per riportare la pallavolo ad alti livelli servono esempi come il Volleyrò, che lavorano sulla base del movimento. Speriamo che il volley possa tornare ad essere uno sport di riferimento come lo era quando ero piccola. Dal punto di vista personale sarò sempre legata al Volleyrò, perché non potrò mai dimenticare quello che Andrea Scozzese e Armando Monini hanno fatto per me. Soprattutto Armando mi è stato molto vicino subito dopo l’infortunio. Quando si gioca, non si pensa mai che ci si possa fare male e se capita è difficile prendere le decisioni giuste. Armando mi ha aiutata in questo senso e gliene sarò sempre grata”.

La nostalgia per l’Italia si fa sentire, anche se nella vita di uno sportivo di alto livello, a volte, bisogna prendere decisioni che ti portano lontano dagli affetti e dalle situazioni a te più care e familiari. “La prossima stagione rimarrò sicuramente in Turchia. Certamente un giorno mi piacerebbe tornare a giocare in Italia, perché è casa mia e perché il campionato è più bello e competitivo. Se ci sarà occasione vedremo, da un anno a un altro cambiamo mille cose e nello sport niente è sicuro”.


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