Volley - Intervista con Armando Monini, patron di Volleyrò

Il racconto dell'annata più difficile, dalla scomparsa di Scozzese ai due scudetti. Spiegando perchè la società non può disputare la Serie A2
Volley - Intervista con Armando Monini, patron di Volleyrò© LEADES
di Leandro De Sanctis
11 min
Volleyrò CDP promossa in A2 vincendo il campionato di B oltre ai due scudetti under 16 e under 18. Che significato ha questa stagione trionfale per la società, per il terzo anno di fila dominatrice della scena giovanile?
Le vittorie sono la conseguenza di un lavoro meticoloso, curato nei minimi dettagli sia sotto l’aspetto tecnico sia, e soprattutto, sotto quello umano nei confronti delle ragazze. Un lavoro portato avanti da persone validissime, con grandi capacità professionali. Quest’anno poi si è verificato un momento di esaltazione sportiva delle ragazze del ’98, che mai avevamo visto in precedenza nella pallavolo di alto livello da parte di atlete così giovani. Alcune di queste giocatrici non hanno neppure diciotto anni.
La tragedia che ha colpito Volleyrò avrebbe potuto avere ripercussioni sia sulle squadre che sulla società. Invece il club ha retto e sono arrivate altre vittorie. Come ha fatto a superare quello scoglio tremendo, sia a livello emotivo che pratico?
Ricordo ancora le ore successive alla notizia della scomparsa di Andrea. Io, Laura Bruschini, Luca Cristofani, Luigi Caruso e Lionello Teofile abbiamo cementato un patto di reciproco sostegno strettissimo, una sorta di forte vicinanza emotiva attorno al Volleyrò. Ma devo dire che da parte di tutti c’è stato un senso di appartenenza nei confronti della famiglia del Volleyrò unico: dal primo all’ultimo, tutti hanno triplicato il loro impegno, affinché si riuscisse insieme a fare fronte alle difficoltà. Abbiamo vissuto i giorni più brutti della nostra vita in palestra, commemorando Andrea. Questo ci ha dato la forza di andare avanti e di trasmettere alle ragazze un’energia tale che le ha aiutate a raggiungere i successi di questa stagione.
La Nazionale attinge e attingerà a piene mani dal Club Italia, che ha giocatrici svezzate da Volleyrò, una filiera di successo che conferma quanto fosse appropriato il sogno di far nascere una società che avesse nella valorizzazione delle giovani il suo obiettivo primario.
Avere delle nostre giocatrici in Nazionale era l’obiettivo principale che con Andrea ci eravamo prefissati: portare una o più delle nostre ragazze nel giro della pallavolo che conta. Questo si è verificato poco tempo dopo l’incidente di Andrea, con la nostra Anna Danesi convocata nella Nazionale maggiore. Ad Anna si è poi aggiunta anche Carlotta Cambi. Un grande segno di riconoscenza da parte della Federazione per quello che il Volleyrò ha fatto negli anni è stata la grande attenzione con cui sono state seguite le nostre ragazze Under 18, alcune delle quali saranno inserite nel roster del Club Italia. Ciò significa disputare un campionato di Serie A1 con Paola Egonu e Alessia Orro, atlete che giocano stabilmente nella Nazionale maggiore.
La Serie A2 conquistata rischia di scompaginare un po’ i piani, ma conti alla mano già lo scorso anno l’impegno economico risultava troppo gravoso da sostenere, rischiando di compromettere il futuro stesso di Volleyrò. La società è ancora di quell’idea? Anche se immagino che le pressioni non mancheranno.
La piazza romana, con il suo movimento, meriterebbe senza dubbio una squadra in Serie A. Ma non possiamo essere noi, soprattutto quest’anno, a intraprendere una strada diversa da quella che avevamo prefigurato negli ultimi anni. Con Andrea avevamo le idee chiare, di procedere con una gestione della società molto attenta al budget, seguendo delle strade percorribili e sostenibili, senza mai farci prendere dalla fretta o dalla frenesia. La mia missione oggi, senza Andrea, è quella di fare in modo che questa associazione sportiva possa continuare a sfornare talenti negli anni, a vincere scudetti, a lavorare nelle scuole e allargare la base del movimento, curando ancora di più i settori più giovani. E poi continuare con le affiliazioni in tutta Italia, collaborando con società importanti come Orago. Posso già anticipare che la nostra Accademia del Volley sarà intitolata ad Andrea Scozzese.
Meglio una lunga vita di attività, senza rinnegare l’identità della società che uno o due anni in A2 e poi dover affrontare una crisi che rischierebbe di essere fatale. E’ ancora questo il pensiero di Volleyrò?
Il pensiero è ancora questo e rimarrà questo fino a quando non avremo una concreta collaborazione da tutte le parti in causa, con un progetto almeno triennale, supportato non soltanto dai nostri amici sponsor ma anche da nuove realtà.
Quali sono state le difficoltà maggiori affrontate in questa stagione? Se e come sono cambiate le mansioni dopo la scomparsa di Andrea Scozzese?
Devo riconoscere che i primi mesi al Volleyrò senza Andrea hanno comportato una totale immersione nella gestione di tutti i rapporti che aveva intrapreso con le varie società a noi vicine e non e con le istituzioni sportive. Non ho impiegato troppo tempo a calarmi in questa nuova realtà, vista anche la mia precedente esperienza con la Roma Calcio. Ho avuto al mio fianco amici importanti che mi hanno spinto ad andare avanti, esortandomi a non mollare perché ne avevo le capacità. Quando c’era Andrea rispettavo quelli che erano i suoi ruoli, occupandomi di altri aspetti come quello medico-sanitario grazie alla collaborazione con Villa Stuart. Laura Bruschini si è dovuta fare carico di tutto il lavoro, occupandosi di mansioni a cui in precedenza non era stata delegata. È la “donna ovunque” di questa società, perché è praticamente attiva ventiquattro ore al giorno per il bene del Volleyrò. Lei che è il direttore sportivo della società ha dovuto portare avanti tanti altri ruoli.
Dopo questi scudetti giovanili a ripetizione, dopo che la Nazionale vince con vostre ex atlete, pensa sia cambiata la percezione dell’ambiente del volley femminile nei riguardi della vostra società?
Ritengo di sì e anzi colgo l’occasione per ringraziare i vertici delle Federazione Pallavolo, in particolare Carlo Magri e Luciano Cecchi, che in questi mesi ci sono stati particolarmente vicini. Un ringraziamento particolare va rivolto anche agli organi locali della pallavolo, con il presidente del Comitato Provinciale Claudio Martinelli sempre presente con grande entusiasmo a tutte le manifestazione a cui abbiamo partecipato. Vorrei ricordare anche un episodio che mi ha toccato nel profondo. Erano passati pochi giorni dalla tragica notizia di Andrea e Marco Bonitta e Luciano Cecchi ci sono venuti a trovare al PalaFord, manifestando una grandissima stima verso il nostro progetto. Le parole del commissario tecnico della Nazionale sono state d’ispirazione per tutti noi e soprattutto per le ragazze. Anche le parole del presidente del CONI Malagò ci hanno dato grande forza. Dalla massima autorità sportiva del Paese abbiamo avuto un grandissimo attestato di stima.
Le vittorie degli scudetti giovanili aiutano a consolidare il futuro? Ad avvicinare alla vostra realtà nuove possibili risorse?
Mi auguro che queste vittorie possano avvicinare tantissime ragazze alla pallavolo e al Volleyrò in particolare. Ci fa un immenso piacere quando giocatrici di tutta Italia e di ogni età ci chiedono di poter venire a giocare da noi. Vuol dire che oltre ai successi sul campo, ci stiamo facendo conoscere per i valori che trasmettiamo all’esterno. Da quando sono finiti i campionati stiamo facendo una bella selezione per arricchire il vivaio in vista della nuova stagione. Abbiamo due foresterie molto organizzate in grado di ospitare ragazze provenienti anche da fuori Roma.
Vuole spiegare in dettaglio le tre vittorie di questo 2016, parlando di giocatrici e tecnici protagonisti?
Parto dall’ultimo risultato ottenuto in ordine cronologico, ovvero la vittoria del campionato di Serie B1. Non ho visto gli annali, ma credo sia qualcosa di mai accaduto da parte di una formazione Under 18. La crescita di queste ragazze è stato sorprendente, non solo dal punto di vista tecnico ma anche umano. Vorrei ricordarle tutte, perché molte di loro hanno chiuso il loro ciclo giovanile al Volleyrò e quindi dovranno intraprendere nuove strade: Bartolini, Cecconello, Dalla Rosa, Ferrara, Mancini, Melli, Napodano, Nwakalor, Pamio, Provaroni, Spinello e Turlà.
Spesso rinunciare ad una promozione significa fare il bene di una società, restando con i piedi ben ancorati a terra. Pensa che questa vostra scelta sarà compresa? Del resto fare attività non di vertice assoluto è sempre stato nel dna di Volleyrò. Quanto sarebbe stato pericoloso fare il passo più lungo della gamba?
È una scelta che non abbiamo preso in questi giorni, perché avevamo la consapevolezza già da tempo che il gruppo Under 18, viste la potenzialità della squadra, potesse conquistare la promozione in A2. Non mi curo troppo dei giudizi o di come verrà presa questa decisione, perché fare una Serie A2 o una Serie A1 non avrebbe senso, dato che per noi la Serie A è la Savino Del Bene Scandicci, con cui abbiamo una collaborazione per permettere alle nostre giovani di avere uno sbocco privilegiato verso il massimo campionato pallavolistico. In questi mesi abbiamo sentito molto vicina tutta la dirigenza di Scandicci, in particolare Massimo Toccafondi che ha seguito le nostre finali nazionali. Per noi fare il giovanile come lo abbiamo inteso in questi anni significa già fare una Serie A di alto livello, a livello di risorse, mezzi e persone che coinvolgiamo. Abbiamo portato due squadre Under 14 alle Finali Nazionali, una squadra Under 16 e due Under 18. Avevamo in tutto cinque formazioni impegnate. È stato uno spiegamento di forze senza precedenti.

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