Maurizia Cacciatori esclusiva: «Il racconto della mia vita è un thriller»

La ex campionessa azzurra di pallavolo si racconta al Corriere dello Sport.it: «In casa non tengo trofei, i miei figli non credono che io sia stata una giocatrice professionista. L'esclusione dal mondiale del 2002 è una ferita ancora aperta»
Maurizia Cacciatori esclusiva: «Il racconto della mia vita è un thriller»
Simone Zizzari
3 min

ROMA - E' prima mattina e lo sguardo non è ancora brillante. Maurizia Cacciatori entra nella sede del Corriere dello Sport e la prima cosa che chiede è un caffè. La nuova vita della ex regina della pallavolo italiana è con un trolley sempre a portata di mano. Viaggia molto e si divide fra i propri impegni professionali e la crescita dei due figli Ines e CarlosAvuti a 12 mesi di distanza. Evidentemente abbiamo festeggiato troppo la nascita del primo»). Oggi fa la commentatrice sportiva, tiene molti convegni in Italia e all'estero e, soprattutto, scrive. "Senza rete" (edito da Roi edizioni e prima uscita della collana Assist, a cura di Demetrio Albertini) è la storia della sua vita e sembra un thriller. Di follie è costellata la storia della Cacciatori ma una cosa ci tiene subito a puntualizzarla: «Mi sono sempre presa la responsabilità di tutte le mie azioni». 

In carriera ha vinto 17 trofei, in Nazionale ha collezionato 228 presenze, molte delle quali con la fascia da capitano al braccio. Di tutte le coppe alzate in carriera non ne tiene più una in casa, «tanto che i miei figli non credono che io sia stata una giocatrice di volley». L'eredità pesante non sembra però disturbare più di tanto i figli, «uno gioca a calcio, l'altra fa danza». Non c'è nemmeno l'influenza paterna (il compagno è stato l'ex campione di basket Francesco Orsini) ma c'è l'affetto per lo Zar Zaytsev Ines e Carlos lo adorano, per fortuna»). C'è la Juve, «che in famiglia tifano tanto anche se io sono simpatizzante del Napoli». Ma c'è soprattutto il volley, il suo amore più grande. Di rimpianti non ne ha («Ho smesso giovane ma non me ne sono mai pentita anche se a volte mi manca lo spirito dello spogliatoio») ma resta ancora aperta la ferita della mancata convocazione al vittorioso Mondiale del 2002 Una parentesi che non ricordo con piacere visto che ero sul divano mentre vedevo vincere le altre»).

Chiosa sui social, esplosi dopo il ritiro della Cacciatori: «Se fossi stata attualmente in attività non sarei stata una postatrice compulsiva. Mi piace esserci ma nella misura giusta, preservando la mia privacy. Le persone preferisco conoscerle dal vivo».  


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