Cagliari, il giorno più bello

Con lo scudetto vinto dai rossoblù il 12 aprile 1970 la squadra di Riva e Scopigno entra nella leggenda
Marco Ercole
3 min

Era una domenica. Una di quelle che, in Sardegna, profumano già d’estate. Ma quella del 12 aprile 1970 è una data scolpita nella pietra, sospesa tra memoria e mito, tra lacrime e gloria. È il giorno in cui il Cagliari di Gigi Riva vinse lo scudetto. Il primo – e finora unico – della sua storia. Un’impresa che superò i confi ni dello sport e si fece leggenda. Che trasformò una squadra in un popolo intero.

Cagliari, la favola

Quel pomeriggio all’Amsicora i rossoblù piegarono il Bari con un secco 2-0: segnarono Gigi Riva (e chi sennò) e Sergio Gori. Due simboli, due cuori pulsanti di una formazione irripetibile. In classifi ca, la Juventus perse contro la Lazio e la matematica certificò il miracolo: alle 17.12 il Cagliari era Campione d’Italia con due giornate d’anticipo. Un trionfo che non era stato previsto da nessuno. E che, forse proprio per questo, fu ancora più poetico. La favola di una squadra del Sud, in un calcio ancora dominato da Milano e Torino. In un’Italia che guardava alla Sardegna con distrazione e che da quel giorno fu costretta a cambiare prospettiva. Tutto questo grazie al Cagliari di Manlio Scopigno, il “filosofo”. Plasmò una creatura meravigliosa. Stramba, a tratti surreale, ma perfetta. Con i baffi di Albertosi tra i pali, l’eleganza di Comunardo Niccolai, la visione di gioco di Nenè, il carisma di Domenghini e la furia gentile di Gori. Ma soprattutto, c’era lui: Gigi Riva, il mito. L’uomo che disse “no” alla Juventus e scelse di restare sull’isola, di viverla e difenderla come un sardo vero, sebbene fosse originario di Leggiuno, in provincia di Varese.

Cagliari, l'eternità

Lo scudetto del Cagliari fu un sogno che si realizzava in maglia rossoblù. E fu anche un riscatto, un grido di orgoglio per un’intera regione che si era sempre sentita periferia. Quel trionfo divenne molto più di una coppa da sollevare. Divenne identità. Quel Cagliari ha vinto lo scudetto per la Sardegna, per tutta la sua gente. Da quel momento niente sarebbe stato più come prima. Sì, perché oggi, 55 anni dopo, nessuno ha dimenticato. E non dimenticherà mai. Perché quella squadra era molto più di undici uomini in campo. Era un’idea, un sogno, una rivincita. E ogni anno, ogni 12 aprile, quella bandiera torna a sventolare più forte che mai. Perché certe imprese non invecchiano. Si fanno eterne.


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