Verona, una favola mai vista

Il 12 maggio ’85 la rete di Elkjaer regalò lo scudetto all’Hellas di Bagnoli, che entrò nella storia del calcio
Marco Ercole
3 min

Il calcio sa essere favola, quando meno te lo aspetti. E quella scritta dal Verona il 12 maggio 1985 resta una delle più belle che il campionato italiano abbia mai raccontato. Nessuno, a inizio stagione, avrebbe osato pensarlo. E invece, mentre il mondo guardava altrove – alla Juventus di Platini, all’Inter, alla Roma, al Napoli di Maradona – l’Hellas costruiva in silenzio la sua scalata, passo dopo pas-so, fino a riscrivere la geografia del potere calcistico.

Elkjaer decisivo

Quel giorno, a Bergamo, bastava un punto. L’1-1 contro l’Atalanta fu l’ultimo tassello di un sogno costruito con metodo, lavoro, idee e una straordinaria compattezza. Elkjaer segnò il gol decisivo, il timbro finale del suo genio imprevedibile, che pareggiò la rete di Perico per i nerazzurri. Sembrava venuto da un’altra epoca, contro la Juventus segnò addirittura senza una scarpa, correva come il vento e credeva nella magia. Al suo fianco, gente solida e ispirata: Garella, il portiere che parava con tutto, anche con la pancia. Briegel, un panzer inarrestabile. Fanna, rapidità pura. Di Gennaro, cervello fino. Galderisi, cuore e movimento.

Bagnoli direttore d'orchestra

E poi c’era lui, Osvaldo Bagnoli, l’uomo che non urlava mai. Il maestro silenzioso che trasformava operai in poeti. Era il più veronese di tutti, anche se veniva da Milano. Dicevano che era un normalizzatore, ma rendere una favola la normalità è cosa da pochi. Il suo Verona era un’orchestra perfetta, che suonava a memoria ma sapeva anche improvvisare. Quello fu il primo campionato con le designazioni arbitrali sorteggiate. Eppure, fu anche il più limpido, il più chiaro possibile. Il Verona fu campione d’Italia davanti a tutti. Niente calcoli, solo coraggio. Niente campioni da copertina, ma una squadra vera, che correva per un’idea.

Un Verona epico

Il ds Mascetti, mister Bagnoli, Elkjaer, Briegel, Tricella, Garella, Galderisi, Fanna, Volpati, Di Gennaro, Bruni, Spuri, Ferroni, Fontolan, Donà, Sacchetti, Terracciano, Turchetta, i fratelli Marangon e tutti gli altri membri del club sono diventati leggenda. Non si è mai più ripetuto un trionfo così. Nessun’altra provinciale è riuscita a vincere uno scudetto in Serie A a girone unico. Per questo, quel 12 maggio non è solo una data: è un monumento alla speranza. A chi non parte favorito. A chi sogna, nonostante tutto. E continua a correre, sperando di poter ripetere un giorno l’impresa di quel Verona.


© RIPRODUZIONE RISERVATATutte le news di 100 Anni