Lancia Mondiale, i ricordi di Biasion

Lancia Mondiale, i ricordi di Biasion

Due trionfi storici conquistati nel 1988 e nel 1989 e ora un progetto legato alla nuova Ypsilon da rally: "L’inizio fu tremendo, poi dopo lo sviluppo abbiamo vinto due titoli e due Safari dove ho fatto un vero capolavoro"
Daniele Sgorbini

Un marchio che nel 2026 arriverà a festeggiare i 120 anni di Storia, che se si guarda all’epopea sportiva oltre che a quella puramente industriale, merita di gran diritto l’iniziale maiuscola. Un traguardo che arriva proprio nel momento della rinascita, declinata con un ritorno deciso, convinto, romantico ma anche assai pragmatico a quello che è il suo DNA rallystico. Perché Lancia, fondata nel 1906 a Torino da Vincenzo Lancia e troppo in fretta messa a languire, è ritornata con la nuova Ypsilon e lo ha fatto disegnando una vettura nata anche e soprattutto per correre nei rally. Con un design che strizza l’occhio al passato e con l’idea solidissima di costruire un presente e un futuro. Con la Lancia Ypsilon Rally 4 prima, con la nuova Lancia Ypsilon Hf Integrale Rally 2 ora, che già il prossimo anno correrà nel Campionato del Mondo Rally Wrc 2, in attesa del 2027 quando tutto il Wrc cambierà pelle e allora, chissà. Tutto senza allontanarsi dalle sue radici più pure e coinvolgendo in ogni fase di questo processo l’uomo che ha contribuito forse più di ogni altro a scriverne la leggenda: Massimo “Miki” Biasion. Due Mondiali vinti, nel 1988 e nel 1989, primo pilota Lancia capace di vincere il Rally Safari nel 1988, corsa che fino ad allora restava sempre e comunque maledettamente stregata per il marchio torinese.


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Rapporto

C’è tanto Biasion in questa nuova Lancia e non è solo un’operazione nostalgia, perché il campionissimo bassanese ha contribuito in prima persona allo sviluppo della Ypsilon Rally 4 e sta facendo lo stesso per quello della Rally 2. Una storia che inizia da lontano, da quel 1983 bello e impossibile in cui la squadra italiana, con la 037 a trazione posteriore sconfigge l’armata Audi a trazione integrale. Per Biasion subito una stagione trionfale, vittorie a raffica e due titoli, Italiano ed Europeo: «A dire il vero – attacca Miki – il mio rapporto con Lancia è iniziato molto prima, nel 1972, quando avevo 14 anni. Mi feci fare una foto, che Sandro Munari mi autografò, al rally di Monte Carlo con la Fulvia. Così io mi innamorai dei rally. Quando ho iniziato a correre, la Lancia aveva la Stratos, ma ovviamente per me era troppo, non potevo permettermela, era giusto che io cominciassi con macchine più piccole. A fine stagione del 1982 ho perso il campionato italiano da due piloti che avevano corso con la Lancia 037, Tognana e Tabaton, però ho reso loro la vita che fui convocato da Cesare Fiorio, probabilmente più con l’idea di avermi in squadra piuttosto che come avversario. Virgilio Conrero, per il quale correvo, mi disse di accettare subito e quindi feci questo contratto con la Fiat Auto Abarth e dato in gestione al Jolly Club per correre nel campionato Europeo nel 1983. Ed è andata subito molto bene. Fu una stagione incredibile perché credo di aver fatto 12 gare vincendone 9, con un secondo e un terzo posto. Non ero nel gruppo di piloti che dovevano giocarsi l’Italiano, ma a metà stagione, nonostante avessi fatto solo tre gare, ero in testa. Mi bastavano due zampate e sarei diventato anche campione italiano. Quindi il Jolly Club non si fece sfuggire l’occasione».


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Prime vittorie

Nel 1984 ancora al Jolly Club, meno gare ma già nel Mondiale, a preparare e prepararsi il terreno per quel che poi sarebbe stato. Poi nel 1985 ancora a dividersi tra Europeo e Mondiale, in attesa della Delta S4 che l’anno dopo avrebbe riscritto per sempre la storia del Gruppo B: «Il patto era che se mi fossi comportato bene, avrei iniziato a fare anche qualche gara di Mondiale e Fiorio mantenne la promessa. Anche lì è cominciata bene, a Montecarlo, nonostante la “zero” non fosse tanto competitiva, facevo i tempi dei miei compagni più blasonati. Poi quarto in Portogallo, secondo in Corsica al debutto. Ho cominciato a fare esperienza nel Mondiale arrivando spesso a podio e questo ha fatto finalmente innamorare di me Cesare Fiorio che poi dall’86 in poi mi ha portato in squadra Lancia Martini». Nel 1986 ecco la prima vittoria nel Mondiale, con la S4 in Argentina dopo un inizio di stagione decisamente non semplice: «L’inizio di stagione è stato tremendo. Al Monte, nell’ultima notte, la mia S4 non ha voluto saperne di mettersi in moto dopo un’assistenza, quando ero in piena lotta con Toivonen e Salonen. Quando sono riuscito a ripartire ero praticamente già fuori tempo massimo e tentando il tutto per tutto in trasferimento ho toccato su un ponte staccando una ruota. In Portogallo ero al comando, ma poi dopo l’incidente di Santos tutti noi piloti ufficiali abbiamo deciso di fermarci. In Corsica c’è stata la tragedia di Toivonen e Cresto. Finalmente all’Acropoli una soddisfazione, col secondo posto nonostante un ritardo di tre minuti per un problema alle gomme nella prima speciale, poi terzo in Nuova Zelanda e finalmente la prima vittoria in Argentina. Poi c’è da dire che al Sanremo ho regalato la vittoria ad Alen che era in lotta per il titolo, anche se poi è stato tutto inutile perché il punteggio venne annullata per la nota vicenda delle minigonne».


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Esplosione

Con la fine del Gruppo B e l’avvento del Gruppo A, Biasion esplode. Con la Delta 4Wd vince a Montecarlo, poi ancora in Argentina e a Sanremo, è secondo nel Mondiale. Il tempo è maturo per le due stagioni veramente trionfali, quando nel 1988 e nel 1989 vince con la Delta Integrale per due volte il Mondiale e il Safari. Non ce n’è per nessuno: «Con la 4Wd ho vinto subito, ma va anche detto che io ero quello che la conosceva meglio di tutti, perché ho fatto gran parte del lavoro di sviluppo. Lì ci fu anche la polemica con Kankkunen, ma ormai è acqua passata, quel Monte lo avevo dominato ed è stata una gran festa che un pilota italiano fosse tornato a vincerlo dopo tanti anni. Il Mondiale avrei potuto vincerlo già nel 1987 a dire il vero: in Portogallo ero primo e sono rimasto senza benzina in prova speciale, in Grecia dopo aver dominato dall’inizio alla fine, nel trasferimento per andare all’Acropoli si è rotta la turbina. All’Olympus proprio nella prova decisiva mi si è sfilata la pipa di una candela. Alla fine mi sarebbe bastato fare qualche punto al Rac per vincere, ma avevo già fatto tutte le mie gare, a differenza dei miei compagni di squadra e Fiorio decise di non mandarmi. Ma questo non ha fatto altro che buttare benzina sul fuoco della mia voglia di vincere nei due anni successivi, quando ero in un vero e proprio stato di grazia. Due Mondiali e due Safari, il primo dei quali, per me, è stata una vittoria cercata con un lavoro immenso, mesi e mesi in Kenya, con grande tattica e decisioni strategiche che Lancia non avrebbe mai preso. Invece, le scelte fatte da me e Tiziano Siviero, con la messa a punto della macchina e la strategia di gara, ci hanno permesso di vincere e poi ripeterci anche nel 1989. I Mondiali sono stati professionalmente una soddisfazione immensa, ma come pilota e collaudatore, la vittoria del Safari è stata il capolavoro della mia carriera». Adesso che Lancia è tornata, anche Biasion è tornato. Come sta nascendo la nuova Hf Integrale, cosa dobbiamo aspettarci? «Vedo grandi sorrisi, la macchina sta progredendo molto bene. Io l’ho provata in un test, il resto è giusto che ora lo facciano i piloti più giovani e più esperti con le Rally 2. Ma credo proprio che la nuova Ypsilon darà da subito delle belle soddisfazioni».

 


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Un marchio che nel 2026 arriverà a festeggiare i 120 anni di Storia, che se si guarda all’epopea sportiva oltre che a quella puramente industriale, merita di gran diritto l’iniziale maiuscola. Un traguardo che arriva proprio nel momento della rinascita, declinata con un ritorno deciso, convinto, romantico ma anche assai pragmatico a quello che è il suo DNA rallystico. Perché Lancia, fondata nel 1906 a Torino da Vincenzo Lancia e troppo in fretta messa a languire, è ritornata con la nuova Ypsilon e lo ha fatto disegnando una vettura nata anche e soprattutto per correre nei rally. Con un design che strizza l’occhio al passato e con l’idea solidissima di costruire un presente e un futuro. Con la Lancia Ypsilon Rally 4 prima, con la nuova Lancia Ypsilon Hf Integrale Rally 2 ora, che già il prossimo anno correrà nel Campionato del Mondo Rally Wrc 2, in attesa del 2027 quando tutto il Wrc cambierà pelle e allora, chissà. Tutto senza allontanarsi dalle sue radici più pure e coinvolgendo in ogni fase di questo processo l’uomo che ha contribuito forse più di ogni altro a scriverne la leggenda: Massimo “Miki” Biasion. Due Mondiali vinti, nel 1988 e nel 1989, primo pilota Lancia capace di vincere il Rally Safari nel 1988, corsa che fino ad allora restava sempre e comunque maledettamente stregata per il marchio torinese.


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