La Grande Inter è leggenda

27 maggio 1965: i nerazzurri di Helenio Herrera a San Siro vincono di nuovo la Coppa Campioni
Marco Ercole
3 min

Ci sono notti che l’acqua non lava via. Milano, 27 maggio 1965. Il cielo rovescia pioggia su San Siro, ma non riesce a spegnere l’incandescenza di una finale destinata a diventare leggenda. L’Inter di Helenio Herrera, campione d’Europa in carica, affronta il Benfica di Eusebio, gigante del calcio portoghese, nella notte che vale la storia. Ottantamila tifosi sfidano il nubifragio, le pozzanghere, il fango. Ma sanno che stanno per assistere a qualcosa che va oltre il calcio.

Cavalcata

È l’ultima partita di una cavalcata cominciata mesi prima negli ottavi con la Dinamo Bucarest, passata per i quarti con i Rangers di Glasgow e culminata nella leggendaria rimonta sul Liverpool in semifinale: il 3-0 a Milano dopo il 3-1 subìto ad Anfield. Ora l’ultimo ostacolo è il Benfica, squadra esperta, quattro finali nelle ultime cinque edizioni, con un gioco ispirato da Guttmann e illuminato da Eusebio. Herrera lo sa: «Noi siamo veloci, loro no. Ma se il campo è pesante, perdiamo il vantaggio». E il campo è più che pesante. È una trappola d’acqua, una distesa di fango. Si gioca comunque. Al 42’ del primo tempo, il momento che accende l’eternità: lancio lungo di Facchetti, tocco morbido di Corso, scambio con Mazzola, palla per Jair che s’infila sulla destra e calcia di destro. Non è un tiro irresistibile, ma la palla schizza, Costa Pereira prova la presa, e invece gli passa tra le gambe. È gol. L’urlo di San Siro squarcia la notte, l’Inter è avanti.

Apoteosi

Il secondo tempo è un’agonia epica. Pereira si fa male, non può essere sostituito: in porta ci va Germano, difensore. Il Benfica, in dieci, si riversa in avanti, ma trova un muro: Guarneri, Picchi, Burgnich, Sarti. Il portiere nerazzurro è monumentale su Eusebio, che danza sul fango ma non sfonda. L’Inter resiste. Triplice fischio. Ancora campione d’Europa. Due anni di fila. Dal Real Madrid ai lusitani: i giganti cadono davanti alla Grande Inter. È la notte dell’apoteosi. La squadra di Herrera è ormai leggenda. Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso: undici nomi scritti per sempre nella storia del calcio europeo. San Siro canta, la città esplode, piazza Duomo si riempie fi no all’alba. La pioggia, preziosa alleata sul campo, a quel punto è solo una dolce compagna della grande festa.


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