Mennea, i 200 metri più veloci del mondo

Pietro conquistò il record sulla distanza alle Universiadi (1979) di Città del Messico con un 19’’72 che è ancora primato europeo dopo ben 46 anni
Mennea, i 200 metri più veloci del mondo
Franco Fava
6 min

Pietro Mennea, l’ultimo sprinter bianco da record. Il suo record mondiale dei 200 metri di 19”72, fissato alle Universiadi di Città del Messico il 12 settembre del 1979, spalancò le porte a una nuova era della velocità mondiale. Tanto che quel primato tra le nuvole messicane fu migliorato solo 17 anni dopo, grazie allo statunitense Michael Johnson, primo uomo a doppiare l’oro olimpico 200-400 ai Giochi di Atlanta 1996. Il texano lo migliorò proprio nel 1996, dapprima scendendo a 19”66 per portarlo a 19”32 nella famosa finale olimpica nella capitale della Georgia. Ma ancor prima delle date storiche che hanno scandito le imprese del velocista barlettano per quasi un ventennio ce n’è una che lega il mito della Freccia del Sud al nostro giornale e dalla quale tutto ebbe inizio: il 16 ottobre del 1968. Quel giorno a Termoli si disputavano le Leve nazionali del Corriere dello Sport. A vincere i 300 metri fu un ragazzo mingherlino di 16 anni con la maglia dell’Avis Barletta. Chi vi scrive salì sul podio con lui per aver vinto i 2.000 metri, entrambi premiati per i migliori risultati tecnici. Quattro anni dopo Pietro fu protagonista alla prima delle cinque Olimpiadi, a Monaco 1972, dove colse la prima medaglia con il bronzo nei 200. I primi entusiasmanti duelli su 100 e 200 con il sovietico Valery Borzov che esaltarono l’Olimpico di Roma agli Europei del 1974 (argento nei 100 ma dominatore nei 200).

La doppietta alle Universiadi sempre a Roma l’anno seguente cui seguì la delusione del quarto posto a Montreal 1976. Il connubio che stagione dopo stagione saliva di intensità con Carlo Vittori, la vita monacale scandita dall’ossessione di allenamenti al limite delle sue capacità fisiche nell’eremo di Formia, allora frequentata da Sara Simeoni e le strade tra i due che tornano a incrociarsi sotto il cielo di Mosca ai Giochi del 1980. Lei oro nel salto in alto due anni dopo essersi presa il record del mondo saltando 2,01. Anche lui, da primatista mondiale, che centra l’oro nei 200 in 20”19 dopo aver bruciato lo scozzese Allan Wells dopo una gara tutta in rimonta in 8ª corsia. Mennea aveva esordito ai Giochi di Mosca, disertati dagli Usa e parte dei Paesi occidentali per protesta all’invasione sovietica dell’Afghanistan (l’Italia lasciò a casa gli atleti militari), con una performance irriconoscibile sui 100 in cui fu eliminato ai quarti di finale. Si trasformò in pochi giorni: non solo conquistò il titolo olimpico, ma trascinò sul podio anche la 4x400 sulla scia di Urss e Ddr. Il 1980 fu una stagione d’oro per Mennea (non l’unica) in cui collezionò sei risultati tra 19”96 e 20”07 senza mai una sconfitta. Tutto questo accadeva un anno dopo il “Giorno dei giorni”: il 12 settembre 1979, alle Universiadi di Città del Messico, Mennea sorprese il mondo sfrecciando in 19”72 nei 200 metri. Il vecchio limite non apparteneva a uno qualunque, ma al leggendario Tommie Smith, che sul podio olimpico di Città del Messico 1968 segnò uno dei momenti più drammatici, assieme a John Carlos, col pugno chiuso in cielo avvolto da un guanto nero. Fu in quell’occasione che Smith portò il limite a 19”83, dopo averlo detenuto la prima volta due anni prima con 20” netti (crono manuale). Certo, fu favorito anche dall’aria rarefatta dei 2.240 metri s/l/m di Città del Messico e da un vento generoso sul rettilineo di 1,8 m/s. Ma quel record, oltre a restare inviolato per oltre tre lustri, è ancora oggi record europeo dopo ben 46 anni. La spedizione in Messico fu impreziosita anche dal primato continentale dei 100 con 10”01 stabilito pochi giorni prima.

Mennea, record e ricordi

«Fu una gara perfetta. Ai primi due turni feci 19”96 e 20”04. Poi arrivò la pioggia e qualcuno disse che era stato il dio della pioggia messicano a benedirmi. Sul referto c’è scritto che il vento soffiava a favore, ma l’anemometro era posizionato male. E’ stato un record battuto da solo. Se l’avessi fatto l’anno dopo a Mosca sarebbe stata tutt’altra cosa», commentò Mennea al nostro giornale quattro anni prima della sua prematura morte avvenuta il 21 marzo 2013. La seconda parte della carriera di Mennea fu costellata da ritiri e di ritorni esplosivi: ai primi Mondiali di Helsinki 1983 salì sul podio dei 200 (bronzo in 20”51) e fu argento con la 4x100 sulla scia di Carl Lewis &co. Tornò ancora ai Giochi a Los Angeles 1984 con il settimo posto nei 200 (20”55) diventando il primo sprinter finalista nella stessa gara in quattro Olimpiadi consecutive. Ancora una pausa ed eccolo di nuovo a Seul 1988 da portabandiera azzurro con la rinuncia a correre i quarti dopo la qualificazione in batteria con 21”10. Nessuno come lui nella storia ha partecipato a più turni di gare all’Olimpiade: 32 in cinque edizioni, tre più di Carl Lewis.


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