
Settembre 1970, nello Stadio Colombes di Parigi, già sede dell’Olimpiade del 1924, una mezza dozzina di azzurrini è impegnata nella prima edizione dei campionati Europei junior. Chi vi scrive era tra questi. In alcuni fotogrammi in 8 mm si scorgono sorridenti due giovanissimi futuri primatisti mondiali e campioni olimpici: Pietro Mennea e Sara Simeoni di Rivoli Veronese, classe 1952 il primo, 1953 la seconda. Pietro sconvolse il mondo 9 anni dopo fissando il record mondiale dei 200 a Città del Messico a 19”72 per andare a vincere un anno dopo l’oro olimpico dei 200 a Mosca 1980. Sara, che da bambina sognava di esibirsi un giorno come ballerina alla Scala (scartata perché troppo alta, 176 centimetri, per danzare), scosse improvvisamente l’Italia e il mondo intero in un torrido quanto anonimo pomeriggio del 4 agosto 1978 al campo scuola Morosini di Brescia volando, prima donna della storia, oltre l’asticella posta a 2,01. Erano le 8 di sera, solo qualche centinaio di spettatori sugli spalti, Sara aveva la pressione bassa (solo qualche anno dopo avrebbe confessato che stava per rinunciare a saltare perché aveva il ciclo mestruale). Nel corso dell’incontro Italia-Polonia le bastò invece un solo tentativo per volare dove nessuna donna era mai arrivata: un centimetro più in alto del limite che l’ex tedesca dell’Est, Rosemarie Ackermann, aveva stabilito l’anno prima a Berlino Ovest. Mentre Sara volava al Foro Italico Franco Carraro veniva eletto presidente del Coni. Una coincidenza che avrebbe portato bene allo sport azzurro due anni dopo ai Giochi di Mosca. Simeoni e Ackermann furono protagoniste solo tre settimane dopo l’exploit di Brescia, il 31 agosto 1978, in un indimenticabile duello per il titolo europeo a Praga in una fredda e umida interminabile serata. L’azzurra nuova interprete dello stile Fosbury, la saltatrice sassone, già detentrice della corona europea e Olimpica due anni prima a Montreal 1976, ultima superstite dell’ormai polveroso scavalcamento ventrale. Con l’asticella salita a 2,01, la campionessa veneta salì di nuovo sul tetto del mondo al secondo tentativo, mentre la rivale collezionò tre nulli. Da quella frenetica serata praghese nacque per Sara l’appellativo di “Regina dei cieli”. Bagliori accecanti in un anno, il 1978, rimasto segnato dal sequestro e l’uccisione di Aldo Moro e dalla successione di ben due Papi. Due anni prima, ai Giochi di Montreal 1976 conquistò l’argento (impresa che avrebbe ripetuto anche a Los Angeles 1984 nel pieno della seconda giovinezza pur segnata da molteplici acciacchi). L’apoteosi a Mosca 1980 con l’oro 44 anni dopo quello della prima azzurra dell’atletica conquistato a Berlino 1936 da Ondina Valla sugli ostacoli. Tre ori per l’atletica, con Mennea, Simeoni e Maurizio Damilano nella 20 km di marcia nell’Olimpiade passata poi alla storia per il boicottaggio di gran parte del mondo occidentale, ma che l’allora presidente del Coni, Carraro, riuscì a salvare sacrificando, tricolore, inno e gli azzurri con le stellette.
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