
Giacomo Agostini e Valentino Rossi hanno segnato la storia del motociclismo, riscrivendo anche il libro dei record. Due autentici cannibali, mai sazi e di conseguenza sempre alla ricerca di nuove sfide che permettessero loro di incrementare il palmarès. Da pilota Giacomo Agostini ha vinto 313 gare, anche se per oltre 40 anni ha creduto di averne conquistate due in meno. Finché, alla soglia degli ottant’anni, festeggiati il 16 giugno 2022, Ago si è accorto dell’errore, imbeccato da una segnalazione d’Oltremanica. Così ha spulciato tra i taccuini dove annotava ogni weekend di gara e ha rinvenuto le due vittorie mancanti, frutto di una mancata sottolineatura con la penna rossa, come invece era solito fare in occasione delle vittorie. Acceso è invece il dibattito sul numero dei Gran Premi da lui vinti: c’è chi ne considera 122 e chi invece si spinge a 123 includendo pure la vittoria nel round di Hockenheim del 25 settembre 1977 nel Mondiale della Formula 750. Per dirimere la questione nel marzo 2009 l’allora presidente della Federazione Motociclistica Italiana, Paolo Sesti, consegnò ad Agostini una targa con la quale gli erano ufficialmente riconosciute le 123 vittorie. Eppure il sito della Dorna ne indica 122, così come ha fatto per anni l’almanacco ufficiale della FIM, redatto da Werner Haeflinger: ultimamente però anch’esso ha aggiornato il dato a 123.
I record di Agostini
Indiscutibili sono invece i 15 titoli Mondiali vinti da Agostini, i primi 13 con l’MV Agusta, dal 1966 al 1973, e i due successivi con la Yamaha. Il pilota bergamasco, anche se nato a Brescia, è stato il primo, nel 1975 a regalare a un Costruttore giapponese il titolo della classe regina, l’allora 500. Con la Casa dei tre diapason aveva debuttato nel 1974, alla 200 Miglia Daytona, trionfando malgrado la disidratazione che nel finale gli stava facendo perdere le forze. Quell’anno Agostini conquistò il suo settimo iride nella 350, l’ennesimo suo primato: basti pensare che il suo bottino equivale alla somma dei Mondiali della 350 conquistati da Jim Redman e John Surtees, il secondo e il terzo più vincente nella categoria, con rispettivamente quattro e tre allori. Sono invece otto i suoi Mondiali in classe regina, uno in più di Valentino con Marc Marquez terzo a quota sei. Agostini vinse il primo titolo in 500 nel 1966 e conservò lo scettro fino al 1972 perché l’anno dopo finì terzo, preceduto da Phil Read e Kim Newcombe. Inarrivabili sono anche i 18 titoli italiani di Agostini, i primi con la Morini Settebello nel 1963, anno in cui si impose sia in circuito che in Salita. L’anno dopo si prese il tricolore della 250 Senior sempre con la Morini, mentre dal 1965 al 1977 conquistò tutti i titoli nazionali della 500 con l’eccezione del 1967.
Agostini e Valentino
Tornando ai GP suoi sono pure i record di vittorie in 500, ben 68 con Doohan secondo a 54, e in 350, “appena” 54 ma con un vantaggio enorme sul secondo, Jim Redman, 21 successi in questa classe. Se però conteggiamo insieme MotoGP e 500 il record appartiene a Rossi, arrivato a 89 vittorie. Decisamente imbattibile appare il primato del Dottore per l’intervallo di tempo tra il primo e l’ultimo successo in classe regina: 16 anni e 351 giorni, a fronte dei circa 12 anni di Marc Marquez. Il numero quarantasei inoltre detiene pure tutti i record dei podi, con vantaggi siderali sui primi inseguitori: 235 in tutte le classi (secondo Agostini con 159) e 199 in 500/MotoGP (secondo Jorge Lorenzo con 114). Suo è anche il record di podi consecutivi nella classe regina, 23 dal GP Portogallo 2002 al GP Sudafrica 2004: in quell’arco di tempo Rossi ottenne 13 vittorie, otto secondi posti e due terzi e si tolse pure il lusso di cambiare moto, passando dalla Honda alla Yamaha, con cui vinse al debutto a Welkom. Proprio il cambio di casacca gli ha permesso di eguagliare Eddie Lawson, il solo campione del mondo della classe regina due anni di fila con due Case differenti: Valentino fu infatti iridato 2003 con la Honda e nel 2004 con la Yamaha. Meno felice fu la scelta di passare nel 2011 alla Ducati: in quel biennio con la Casa di Borgo Panigale non vinse nemmeno un GP e conquistò solamente tre podi. Tornato alla Yamaha fu vicecampione del mondo nel 2014, 2015 e 2016, per poi ottenere la sua ultima vittoria nel 2017 ad Assen, a distanza di 20 anni e 311 giorni dal suo primo successo nel Mondiale, nel GP Repubblica Ceca 1996. Valentino è inoltre l’unico ad aver conquistato il titolo con cinque cilindrate differenti: in 125 e 250 con l’Aprilia, in 500 con la Honda, con i motori 800 Yamaha in uso nella seconda metà degli anni Duemila e con i 990 cm3 dei due colossi giapponesi. D’altra parte Valentino è stato capace di salire sul podio nel Mondiale a distanza di 23 anni e 355 giorni: il primo podio lo ottenne in Austria nel 1996 con l’Aprilia in 125, l’ultimo con la Yamaha nel 2020 nel GP Andalusia corso a Jerez. Una longevità impressionante, ribadita dalle 26 stagioni consecutive disputate nel Mondiale, dal 1996 al 2021, con 432 GP (di cui 372 in classe regina) in cui ha preso il via che gli hanno fruttato 6.357 punti, di cui 5.415 tra 500 e MotoGP. Non c’è bisogno di specificare che si tratta di valori record, così come lo sono i distacchi: oltre duemila punti sul primo inseguitore sia in classe regina che in tutte le categorie. Un altro aspetto che accomuna i due campionissimi è la capacità di scansare infortuni gravi: dal suo debutto nel Mondiale, a soli 17 anni, Valentino riuscì a disputare 230 gare consecutive, marcando visita per la prima volta al GP Italia 2010 per la frattura scomposta di tibia e perone patita in prova. Ai tempi di Agostini invece, al Mondiale si arrivava in età più matura: aveva infatti già 21 anni quando si schierò al via del Nazioni, a Monza, nel 1963. Rappresentò l’inizio di una carriera inimitabile, con numeri superiori a quelli di un altro bergamasco che troppo spesso viene dimenticato, nonostante abbia vinto 9 Mondiali come Rossi: parliamo di Carlo Ubbiali, peraltro ritiratosi poco prima di compiere 31 anni nel 1960.

