Assist for Peace: Gerusalemme e lo sport libero

Da Gallinari a Nibali dalla Pellegrini a Valentino Rossi. Le stelle in campo per un playground mondiale
Francesca Fanelli
3 min

ROMA - Un luogo di sport libero a cento metri dal Muro del Pianto. Siamo a Gerusalemme. La prima sensazione è che sia un’utopia. Niente di più sbagliato. Andando avanti ci si rende conto di quanto sia bella e grande. Un’idea dal valore infinito. Ieri, oggi e soprattutto in vista di domani. Che non sia banalmente migliore. Che sia vero e dia a ciascun individuo la possibilità di essere e di fare. Situazioni sempre più spesso negate in vari angoli del pianeta. Qui la politica non ha quartieri. Il progetto, nato per caso tra amici - e spesso sono quelli che fanno più strada insieme e non si lasciano mai - si chiama “Assist For Peace”.

Ne avrete sentito parlare o visto il logo o incrociato i volti e le parole sui social, su Facebook e Twitter per esempio. Dietro a tutto c’è Luca Scolari, avvocato con la passione per lo sport (il Giubileo del 2000) e le imprese: «Non siamo matti, no no - si affretta a dire - creare un luogo così all’interno delle mura credo dia una sensazione unica, no? Il solo fatto che abbiano aderito subito in tanti, le stelle dello sport che ci hanno messo la faccia, persone semplici, famiglie che non vogliono comparire, vuol dire che è un’idea forte. Riuscire a unire tante etnie, tante religioni, ha un potere difficile da descrivere con le parole. Finora sono stati raccolti 250.000 euro, siamo al 65-70 %, ma vogliamo partire e cominciare». un oratorio. Un luogo per fare sport libero nel 2015 a Gerusalemme. Non in un posto qualunque del mondo.

Ma nella Terra, culla del mondo. L’idea, il concetto, la sua realizzazione hanno un peso maestoso non solo nell’immaginario collettivo di chi crede ma anche di chi ha posizioni differenti. Entro fine mese, al massimo a novembre, dovrebbero partire i lavori per la costruzione di “un playground” nella Città Vecchia. Un campo sportivo in una scuola armena che verrebbe gestito da un frate ortodosso, una specie di oratorio in cui portare palloni, magliette, canestri e far giocare i bambini e i ragazzi. Liberi. Ma la cronaca drammatica di questi giorni ha rallentato l’iter: tutto è pronto, ma sembra non i tempi. E l’appello di oggi è proprio questo: coinvolgere Papa Bergoglio, che con i suoi gesti e le sue parole, rende ogni giorno speciale un Pontificato che tutti stiamo vivendo come diverso, a portata della gente e vicino a chi ha bisogno. Siamo a meno di due mesi dall’apertura dell’Anno Santo, Papa Francesco ne conosce più di tutti il valore: poter inserire su questa strada tracciata dal Pontefice un incontro interreligioso per parlare di sport e pace, potrebbe trasformarsi in un “Assist for Peace”. Ancora Scolari: «Al Papa ne abbiamo già parlato, forse questo è davvero il momento giusto per realizzare questo progetto.

I campioni, le stelle di tutti gli sport, di tutti i Paesi e di tutte le fedi religiose hanno registrato un messaggio in cui sostengono “il playground per Gerusalemme”. Mi ha commosso la poesia scritta da Mohammad Ali e il pensiero di poter essere là a Gerusalemme con lui e veder realizzato il nostro sogno mi fa venire i bridivi. A voi no?». Da Federica Pellegrini a Valentino Rossi, da Danilo Gallinari a Vincenzo Nibali, da Sebastian Vettel a Carlo Ancelotti: è una catena infinita, non delle parole buttate a caso, ma un pensiero - sempre lo stesso, quasi a rendere l’unicità del contenuto - perché un angolo di Gerusalemme possa davvero diventare il luogo dove lo sport vuol dire libertà.


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