L'Inno di Mameli non è un karaoke

Decorati e giornalisti, insieme con il Comitato Olimpico Nazionale Italiano, faranno il punto su alcuni aspetti protocollari legati ai simboli e al loro uso nelle cerimonie
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Roma. Il rispetto del protocollo e del sentimento, forma e sostanza istituzionale: quando le forme pubbliche, che non sono formalismi ma rappresentazione di questioni di sostanza, possono profilare situazioni imbarazzanti o benefici di immagine e relazionali. Ordine delle precedenze delle cariche pubbliche nelle cerimonie e manifestazioni istituzionali e sportive nazionali e internazionali.

Inno di Mameli intonato a canzonetta anche nel corso di competizioni sportive internazionali, posizione da assumere durante l’esecuzione dell’inno nazionale, bandiere posizionate male o esposte in condizioni indecorose anche su edifici pubblici, fascia tricolore indossata da alcuni rappresentanti dei Comuni su abiti non consoni alla dignità e al decoro che le spettano. Sono questi i temi principali che saranno affrontati nel corso del convegno su “L’architettura del cerimoniale della Repubblica – Simboli, consuetudini e regole”, organizzato dall’Associazione Nazionale insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (ANCRI) e dall’Unione della Stampa Sportiva Italiana (USSI), che si svolgerà domani 26 ottobre 2022 (ore 9.30), a Roma, nel Salone d’Onore del Coni. I lavori saranno aperti dal Presidente del CONI Giovanni Malagò; dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi; dal Prefetto Lamberto Giannini, Capo della Polizia e Direttore Generale della Pubblica Sicurezza; da Tommaso Bove, Presidente nazionale dell’ANCRI; Gianfranco Coppola, Presidente nazionale dell’USSI; Guido D’Ubaldo, Presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio.

Gli scopi dell'iniziativa

"Credo che nessuno si sia preso la briga di fare una verifica esatta, ma il settore dello sport si gioca con il mondo militare il primato della presenza dei simboli: inni, bandiere, medaglie e divise, regolate da un rigido cerimoniale, fanno da scenario ai grandi appuntamenti nazionali e internazionali. E fino agli anni ’80 del secolo scorso – fatevi un giro su Youtube – dirigenti e atleti sfilavano nella cerimonia di apertura delle Olimpiadi con passo marziale, avvolti in elegantissimi spezzati o tailleur con tanto di cravatta e foulard", ha scritto il Prefetto Francesco Tagliente.

"Oggi lo scenario sportivo è meno ingessato, ma non è cambiata la forza suggestiva dei simboli: la lenta salita della bandiera sul pennone più alto, accompagnata dalle note dell’inno nazionale, resterà scolpito per sempre nella mente e nel cuore di un atleta.

I simboli regalano emozioni, ma richiedono a loro volta rispetto e conoscenza. È questo il senso dell’incontro del 26 ottobre al Foro Italico, un incontro voluto dall’ANCRI, l’associazione che raccoglie gli insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica, e dall’Unione della Stampa Sportiva Italiana. Decorati e giornalisti, insieme con il CONI e il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, faranno il punto su alcuni aspetti protocollari legati ai simboli e al loro uso nelle cerimonie.

C’è bisogno di un ripasso delle regole? Io penso di sì, perché registriamo ancora degli scollamenti tra forma e sostanza, tra uso e abuso, fra consapevolezza e approssimazione. L’inno di Mameli diventa un karaoke, l’esposizione delle bandiere è spesso approssimativa, scelte di dubbio gusto trasformano la solennità in parodia.

Dal Presidente del CONI al Capo della Polizia, dai massimi esperti del cerimoniale ai vertici della stampa sportiva, tutti porteranno il loro contributo per verificare lo stato dell’arte e proporre indicazioni. Alla Banda della Polizia di Stato, che già aveva incontrato gli Azzurri del calcio a Coverciano, sarà affidato il compito di “raccontare” l’inno nazionale nella sua forma corretta, restituendo al canto simbolo del nostro Risorgimento la sua bellezza originaria.

La valorizzazione dei simboli e la difesa del loro decoro non è passatismo, non è battaglia di retroguardia. È guardare avanti nella storia con uno sguardo alle future generazioni, ma con un occhio rivolto allo specchietto retrovisore che ci mostra sempre da dove veniamo"


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