La partita per la vita di Ferdinando Valletti

Angelo Melaranci con la mostra “I volti della Memoria” racconta la paura e il coraggio del mediano milanista, nella sua storia di sopravvivenza attraverso il calcio
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Nel gioco del calcio il mediano è quel giocatore che con fatica e infinita generosità, sa mettersi al servizio dei compagni di squadra. Raddoppiando, correndo per loro, coprendoli anche a gioco fermo.
Con la mostra appena conclusa “I volti della Memoria”, lo scultore di origine romana Angelo Melaranci, Capo Reparto dei Vigili del Fuoco presso il Comando provinciale di Ancona, racconta di Ferdinando Valletti, classe 1921, mediano del Milan dal ’41 al ’44, che attribuisce alle caratteristiche di questo ruolo un significato immensamente più ampio.

La storia

Come l'artista apprende dai racconti di Manuela Valletti, figlia di Ferdinando, l'uomo venne catturato dai nazisti a soli 23 anni, nel 1944, dopo aver preso parte ad uno sciopero organizzato dai partigiani dell'Alfa Romeo, fabbrica in cui lavorava. Insieme ad altri compagni venne deportato nel campo di concentramento di Mathausen e successivamente imprigionato a Gunsen. 
In questa terribile esperienza fu proprio il calcio che salvò la sua vita.
Quando le SS scoprirono che l'uomo militava tra le fila rossonere, lo portarono su un campo di calcio a piedi nudi e in condizioni fisiche precarie per dimostrare le sue qualità. «Sostituirai la guardia che manca, ma se non sei bravo come dici, pagherai con la vita».
Da lì a breve prese parte a numerose partite che le SS organizzavano per divertirsi e le sue grandi abilità suscitarono stupore e riconoscenza. 
Durante quelle partite "Nando" era come se si spogliasse dalla sua divisa da prigioniero e indossasse quella da campione. La sua mente tornava al suo Milan e abbandonava per qualche attimo il dolore e la paura.
Da li a poco gli venne concesso di lavorare nella cucina del campo e riuscì così a sfamare e prendersi cura dei compagni sopravvissuti.
Nei luoghi in cui la morte era l'unico triste esordio che non dava scampo alle sue vittime, Valletti riuscì a salvare la vita di alcuni compagni di prigionia grazie alla sua grande passione calcistica che superò il filo spinato dei campi di concentramento. 
La sua storia é testimonianza di quanta forza e tenacia uno sport come il calcio possa donare a chi lo porta nel cuore.

La mostra

Nelle opere in ceramica di Angelo Melaranci si cela il ricordo delle vittime dell'Olocausto che appaiono come figure disperate dai volti allungati e logorati. 
Volti attraverso i quali è possibile rivivere il dolore di quei terribili momenti e che meritano di essere ricordati.
Ferdinando Valletti è rappresentato con accanto un pallone avvolto da un filo spinato che è simbolo di chi non ce l'ha fatta ma anche cimelio che ha concesso a lui e ai suoi compagni di riabbracciare le proprie famiglie.
L'iniziativa dell'artista rappresenta un importante contributo di umanità e storia che resta nella memoria di coloro che hanno avuto l'occasione di ammirarla da vicino.


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